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Jacquemus potrebbe andare da Givenchy?

Molte ipotesi, poche realtà

Jacquemus potrebbe andare da Givenchy? Molte ipotesi, poche realtà

Una delle più grandi passioni degli insider della moda è provare a indovinare quale designer andrà a lavorare per quale brand nel prossimo futuro. Tutte ipotesi che poi finiscono in nulla: anche indovinando, senza un annuncio ufficiale, sono tutte teorie e speculazioni vuote. E in questo momento, il più illustre dei seggi vacanti è quello di Givenchy, che da gennaio saluterà ufficialmente Matthew Williams e si ritroverà in una fase di interregno in cui a disegnare sarà il team del brand – le fasi di interregno, manco a dirlo, sono disastrose per i profitti dato che è il nome del designer a creare quel valore percepito degli abiti che sospinge le vendite. E dunque chi dovrebbe riempire quel posto? I nomi fatti sono la solita wish list: Alessandro Michele e Martine Rose (designer i cui fan vorrebbero vedere lavorare praticamente ovunque), Haider Ackermann, Sarah Burton, Willy Chevarria, Olivier Theyskens e anche Stefano Pilati. Alcuni hanno anche favoleggiato di un Riccardo Tisci redux – ma il ritorno di un direttore creativo, Jil Sander a parte e comunque per un brevissimo periodo, sarebbe un po’ un unicum nella moda. La voce più insistente, invece, parrebbe un’altra: Jacquemus. Ma sarà vero?

Alcune fonti interne che abbiamo interpellato, in realtà, smentiscono la notizia. E diciamo che per un designer dotato del successo planetario di Jacquemus, mettersi alle dipendenze del consiglio d’amministrazione di LVMH potrebbe risultare gravoso, se non in termini di creatività, almeno in termini di tempo. Non di meno, il fatto che il designer francese abbia postato sul proprio Instagram, undici giorni fa, una foto dell’interno della casa di Hubert de Givenchy è parso a molti come un annuncio - anche se probabilmente si trattava solo di una delle molte foto-mood che celebrano le bellezze culturali francesi di cui Jacquemus è così fortemente innamorato. Di solito, infatti, la foto tipica di chi entra da Givenchy è nella scala d'ingresso della bellissima sede storica che il brand ha a Parigi, o della sua balconata e non la casa privata del founder che è stata al centro di una vendita di Christie's la scorsa estate. Volendo prendere per buona la voce, per il gusto della conversazione, il modus operandi di LVMH è sempre stato quello dello star designer: Hedi Slimane, Virgil Abloh, Nigo, Pharrell, lo stesso Matthew Williams – tutti esempi di nomi di altissimo profilo capaci di elevare quello dei brand per cui lavoravano, operando anche intensi rebranding nel giro di una o due stagioni. Va anche notato che, con le opportune eccezioni, il linguaggio di design da LVMH sta tornando verso un certo vitalismo e leggerezza: sono tempi troppo cupi per vestirsi come un Nazgûl e persino il super-rock Celine ha ingentilito i suoi modelli fasciati di pelle con grandi fiocchi rosa e rider jacket dalle spalle scoperte.

In questo senso, un eventuale ingresso di Jacquemus da Givenchy creerebbe una curiosità molto maggiore di quella generata dalla cosidetta “assunzione interna” che è invece una mossa tipica di Kering. Il silenzio di LMVH sulla performance di vendita del brand (nell’ultimo report trimestrale dell’abbigliamento del brand non c’è menzione, solo del successo di un profumo), comunque, non è un buonissimo segno e potrebbe far supporre che il reparto gestionale provi una certa urgenza nell’elettrizzare le vendite. Un designer più naturalmente allegro come Jacquemus, meno cupo e tenebroso di Williams, ma anche più capace di interpretare quello spirito francese che tanto seduce i ricchi turisti internazionali potrebbe essere la soluzione – anche se probabilmente sono tutte semplici voci.