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Come, con Pharrell, Louis Vuitton ha scelto di non scegliere

Il tempo, speriamo, sarà galantuomo

Come, con Pharrell, Louis Vuitton ha scelto di non scegliere Il tempo, speriamo, sarà galantuomo

Sono passati circa 15 mesi da quando Louis Vuitton si è trovata priva del suo direttore creativo menswear dopo la prematura scomparsa di Virgil Abloh, ma soprattutto è tanto il tempo impiegato da LVMH per trovare un suo degno successore. In maniera del tutto inaspettata (mentireste dicendo il contrario) Arnault e Beccari hanno individuato in Pharrel Williams l’uomo giusto per prendere le redini di un brand da troppo tempo orfano di un direttore creativo alla cui memoria ancora continuava ad appigliarsi. Williams non ha certo bisogno di presentazioni, come si dice in questi casi la sua fama lo precede - a tal punto che già pochi minuti dopo l’ufficialità della sua nomina, arrivata dopo ore di rumor partiti dal WSJ, la schiera dei contrari alla scelta fatta dal brand era ben nutrita. Oggi un direttore creativo non deve saper cucire o avere una formazione propriamente accademica, soprattutto perché gli esempi celebri che lo confermano sono tanti e di successo, ma quello che un direttore creativo deve avere senza ombra di dubbio è una visione personale, una direzione artistica verso cui portare il brand di cui ha preso le redini. Pharrell, produttore di fama mondiale oltre che rinomato esperto di skincare, rappresenta senza ombra di dubbio una di quelle figure che hanno plasmato una generazione, uno di quei nomi, insieme allo stesso Abloh, il cui impatto è stato forte e innegabile. 

Non è un caso se già anni fa, nel 2004 e nel 2008, Louis Vuitton l'aveva scelto per due collaborazioni, così come Chanel, che nel 2019 era stata co-protagonista della prima vera capsule creata da Williams. Pharrell è un tastemaker appunto, ma potrà essere un direttore creativo? «La sua visione creativa della moda porterà senza dubbio Louis Vuitton verso un nuovo ed eccitante capitolo» ha dichiarato il CEO e Presidente del brand Pietro Beccari commentando la nomina e lasciando intendere come il suo arrivo darà inizio a un nuovo percorso artistico per il brand. Dal canto suo Louis Vuitton non ha mai avuto un passato profondamente legato alla moda, tanto che, come ha fatto notare anche Andrea Batilla su Instagram, la sua ascesa nell’olimpo della moda di lusso è da rintracciare soprattutto nel lavoro di Marc Jacobs, con cui tra l’altro Pharrell aveva collaborato per una collezione di occhiali poi ripresa dallo stesso Abloh in una delle sue prime collezioni per Vuitton. È proprio questa idea di continuità, quella tra il founder di Off-White™ e quello di Billionaire Boys Club, che sembra aver mosso le menti di Beccari e Arnault nella scelta di Williams. Una scelta che oggi, mentre più di qualcuno ancora rimpiange le mancate nomine di Martine Rose e Wales Bonner, appare come quella più scontata e facile, ma anche quella più giusta nell’ottica di continuare a trasformare Louis Vuitton in un brand multidisciplinare, un conglomerato di idee e suggestioni che vadano al di là della moda stessa, in continuità con il percorso iniziato da Virgil Abloh dopo la sua nomina.

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«Quello che mi impressionerebbe di più è se il prossimo head designer di una grande casa avesse un background multidisciplinare, provenga da una scuola di moda diversa e pensi in una dimensione diversa, e che possa avere una chance» dichiarava Abloh nel 2021 in un’intervista proprio con lo stesso Pharrell, aprendo le porte, inconsapevolmente, al passaggio di testimone andato in scena ieri. Non è da dimenticare, tra l’altro, come solamente pochi mesi dopo la scomparsa di Virgil Abloh l’ex CEO di Louis Vuitton avesse già di fatto anticipato quanto visto ieri, così come riportato anche a WWD in un articolo datato gennaio 2022: «Il brand è aperto a nominare qualcuno che non si identifichi come designer, soprattutto perché Vuitton è sempre più attiva in settori diversi come il gioco, lo sport e l’intrattenimento». Per quanto la scelta di Pharrell possa sembrare una nota stonata, soprattutto se paragonata a quella di Sabato De Sarno fatta dalla concorrenza, va inserita nel quadro di un brand di moda che forse non vuole esserlo a tutti i costi, ma che ha preferito mettere al comando della nave qualcuno la cui visione possa essere speculare a quella che ha guidato Louis Vuitton in uno dei suoi periodi di maggior successo