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La pelle vegana è davvero più sostenibile della pelle vera?

Questo e altri quesiti dopo il video virale della Telfar bag distrutta

La pelle vegana è davvero più sostenibile della pelle vera? Questo e altri quesiti dopo il video virale della Telfar bag distrutta

La Shopping Bag di Telfar rappresenta forse uno degli accessori più significativi degli ultimi dieci anni. Con il suo prezzo accessibile, il suo design genderless e la sua costruzione in pelle vegana, la borsa che ha proiettato Telfar Clemens nell’olimpo della moda ha rappresentato un nuovo modo di fare e vendere moda – oltre che una risposta iper-democratica al predominio quasi esclusivo che i grandi brand di moda europei detenevano sul mercato. Nel corso degli anni sono moltissime le celebrity che hanno dato il proprio endorsement alla borsa, da Selena Gomez a Oprah Winfrey, da Bella Hadid a Rihanna. L’ultima è stata Beyoncè che ha inserito questo verso nella canzone di chiusura del suo ultimo album, Renaissance: «This Telfar bag imported. Birkins? Them shit's in storage», portando le ricerche per la borsa su TheRealReal a salire dell’85% in un singolo giorno. Ma quando il ballerino e coreografo Austyn Rich (@allllcaps), ha postato un video su Twitter, mostrando come l'ecopelle della sua amata borsa si fosse consumata in soli quattro anni di utilizzo e totalizzando 1,6 milioni di visualizzazioni, l’accessorio è diventato il centro di un acceso dibattito sulla longevità e sul valore dei materiali alternativi al classico cuoio: sono abbastanza durevoli da resistere al confronto con il materiale di origine animale? Ma soprattutto è davvero più sostenibile della vera pelle?

Per alcuni il video è la prova che le alternative alla pelle finora sperimentate non garantiscono la qualità sperata, altri hanno colto l'occasione per spiegare a chi non lo sapesse che la pelle vegana è (semplificando) plastica, altri ancora hanno evidenziato il rapporto qualità/prezzo, ricordando che, in effetti, la borsa costo troppo poco per durare tutta una vita considerato anche che il cosiddetto "cuoio vegano" abbia una vita media di quattro o cinque anni. Come alcuni hanno sottolineato, in effetti, la "Bushwick Birkin" di Telfar ha un'importanza che trascende i suoi materiali, che racconta e rappresenta una community che fino a pochi anni fa la moda aveva ignorato - e il prezzo democratico della borsa rappresenta questa accessibilità che per Telfar è un valore da conquistare. Questo però sposta il problema senza modificarlo: il cuoio vegano può essere più sostenibile del vero cuoio? Tra le altre cose le alternative al pellame sono ad ora in gran parte ricavate da combustibili fossili, materiali sintetici che molto spesso contengono poliuretani o PVC. Un florido mercato da $25 milioni, quello della moda vegana, che si sta spingendo a raggiungere $45 milioni entro il 2025 e che, solo tra il 2021 e il 2022, ha generato il 75% di clic in più secondo Lyst. Un’alternativa cruelty-free, ma pur sempre inquinante, che esclude il 18% delle emissioni di carbonio globali dell’industria della carne (la principale fonte di pellame dei brand) e che secondo un rapporto del 2018 da Kering, ha un impatto ambientale in fatto di produzione fino a un terzo inferiore rispetto alla vera pelle. Ma resta il fatto che, un volta realizzati, gli indumenti realizzati con la plastica o i suoi derivati, impiegano anni per degradarsi rilasciando sostanze chimiche tossiche nell’ambiente. 

E anche se il mondo del lusso ha iniziato a sperimentare con materiali bio-based, ricavati dal micelio o dalle piante, vedendo anche importanti investimenti da parte di colossi del mercato come Hermès o Gucci, rimane anche vero che, per giustificare il proprio prezzo al di là del semplice branding, si deve ancora vedere come questi stessi materiali sapranno resistere al test del tempo. Considerato poi come lo stato delle ricerche nel merito sia avanzato ma non pronto ad affrontare una produzione su scala industriale, c’è da attendersi che nei prossimi anni la pelletteria “alternativa” e bio-based rimarrà confinata alla sfera del lusso, senza dunque sanare il problema ben più grande costituito dal fast fashion e mantenendo alti i propri costi. Se il cuoio deriva infatti dallo sfruttamento degli animali, è anche vero che la sua estrema longevità aumenta il valore degli item che sono costruiti con esso. I progressi della scienza fanno ben sperare che presto saremo tutti in grado di acquistare pelle biodegradabili ma di qualità ad un prezzo accessibile, ma nel mentre non resta che chiederci: è giusto che una borsa così culturalmente rilevante come quella di Telfar sia paragonabile per qualità ad una sua qualsiasi alternativa fast fashion in poliestere?