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Bottega Veneta sta svendendo le vecchie collezioni di Daniel Lee

Pulizie di fine anno?

Bottega Veneta sta svendendo le vecchie collezioni di Daniel Lee Pulizie di fine anno?

Anno nuovo, vita nuova. Un cliché che per Bottega Veneta è molto adatto a questo dicembre: con l’improvviso licenziamento e caduta in disgrazia del designer-star Daniel Lee, il brand aspetta il nuovo anno per presentare al mondo il suo nuovo creative director, Matthieu Blazy che porterà una svolta creativa attesa con un misto di timore ed entusiasmo dai fashion insiders. In attesa dello show di gennaio, però, il brand ha deciso di sbarazzarsi di tutto l’invenduto delle collezioni di Daniel Lee che riempiva i suoi magazzini svendendo una valanga di prodotti a prezzi stracciati: circa 167 diversi prodotti, tra RTW, scarpe e accessori, sono apparsi su TK Maxx, uno dei principali outlet di moda inglesi, con sconti che vanno fino al 79%. Qualcosa di simile era successo all’uscita di Raf Simons da Calvin Klein anche se, considerato quanto i brand di altissima moda come Bottega Veneta siano refrattari all’idea di svendere la propria merce, rischiando di annacquare la propria brand equity e preferendo a volte di distruggere semplicemente lo stock, questo sgombero così sbrigativo dei vecchi pezzi di Daniel Lee ha un che di personale, quasi stessimo assistendo a un divorzio.

Al di là della volontà del brand di liberarsi delle vecchie collezioni il prima possibile, questo episodio evidenzia un problema che era stato ricorrente durante l’intera tenure di Lee: non è infatti un segreto che Bottega Veneta avesse qualche problema con le vendite negli ultimi tempi – se scarpe e accessori godevano di un forte successo, l’intera area del ready-to-wear rimaneva spesso invenduta. Tra l’altro, scorrendo sul sito dell’outlet emerge un’enorme discrepanza tra il prezzo di retail ufficiale e quello di outlet: una giacca di pelle svenduta a 999 sterline aveva un prezzo originale di quasi 5000 sterline; un portachiavi di pelle intrecciata che ora costa 129 sterline ne costava 385; un trench da 700 sterline ne costava 1580. La lista potrebbe andare avanti. Un problema di overpricing che era emerso durante una delle polemiche sorte durante l’era di Lee con la controversia che circondava i gioielli del brand, costosissimi anche se composti di materiali come resina e argento sterling, relativamente economici e che il lockdown e la severissima no discount policy hanno esacerbato portando a un effettivo rallentamento delle vendite.

È anche vero che il roll-out delle collezioni renderà leggermente più confuso il passaggio dall’era di Lee a quella di Blazy: quando la nuova identità del brand sarà presentata a gennaio, durante la Milan Fashion Week, nei negozi rimarranno per mesi le collezioni del vecchio designer creando una momentanea sovrapposizione che sarebbe meglio far durare il meno possibile. La decisione di liberarsi di tanto inventario, dunque, rappresenta forse un tentativo di velocizzare questo processo – si può però almeno lodare il brand per non aver distrutto di nascosto lo stock ma di non avere avuto timore di svendere le sue giacenze. Certo, la decisione di svendere non è stata pubblica ed è comunque legata a un designer che, evidentemente, il brand sta cercando di dimenticare e far dimenticare il prima possibile, ma almeno è stata una scelta saggia.