FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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I 5 migliori momenti della Milan Fashion Week Women’s SS26 Lo shift generazionale dell’industria inizia a Milano

In una stagione dove i veri show eccellenti sono stati quelli dei designer indipendenti (Galib Gassanoff, Marco Rambaldi e Francesco Murano sono stati di certo i più freschi) a fare notizia sono stati i molti debutti e colpi di scena che hanno costellato la settimana. Addii, voci di prossime partenze, attesi inizi di nuovi direttori creativi hanno dominato la mente collettiva dell’industria in un momento in cui non si potrebbe forse immaginare una crisi più nera. Si può in effetti dire che l’intera settimana si sia svolta nel segno del Gucci di Demna che ha portato in città non solo una rimessa in discussione di ordini ormai stantii ma anche uno stile visuale più teatrale e compiaciuto – a tutti gli effetti una completa rottura dal quiet luxury nel quale l’industria si era adagiata nel corso delle ultime stagioni.

Ecco dunque i 5 migliori momenti della Milano Fashion Week Women’s SS26.

1. Il nuovo Versace

È piaciuto o non è piaciuto? Comunque lo show vi sia sembrato, il suo scopo era duplice: resettare i codici di Versace in primis e suscitare una reazione. Il debutto di Dario Vitale sembra essere stato molto apprezzato dai critici che hanno saputo decodificarlo e anche dai più Internet-savvy tra i membri del pubblico che hanno riconosciuto tra il cast Agustìn della Corte, della serie Olympo su Netflix, e tra il pubblico Wesley Glouchkov, tra i più famosi fitness influencer di Internet, in una maglietta priva di schiena che avrà senza dubbio successo per il suo pubblico di riferimento. Il resto di Internet è forse rimasto spiazzato dall’assenza di glam della collezione, forse dai forti contrasti di colore, forse dai pantaloni che esaltavano così tanto le “aree sensibili” dei modelli. Ma in ogni caso lo scopo è stato raggiunto: Versace è stato resettato e il pubblico ne sta decisamente discutendo animatamente.

2. Louis Trotter rilegge Bottega Veneta

Sull’estremo opposto dei debutti, c’è stato il nuovo Bottega Veneta di Louise Trotter. Con profonda saggezza, Trotter ha deciso di non tagliare bruscamente i ponti con il passato ma di gestire la transizione con grande garbo. La differenza tra il suo occhio e quello di Mathieu Blazy si è vista, ma optare per un passaggio di consegne morbido e privo di shock è stata una scelta vincente. Gli abiti in crine di poliestere erano affascinanti così come lo erano gli ensemble di camoscio con borsa in pendant. Il suo è stato comunque un approccio cumulativo rispetto al lavoro dei suoi predecessori: ha costruito su di esso senza negarlo. Gli assetati di novità potranno attendere le prossime stagioni dove Trotter, senza dubbio, dirigerà il brand verso territori ancora più personali.

3. Sunnei all’asta

Loris Messina e Simone Rizzo lasciano Sunnei e lo annunciano con uno show organizzato come un’asta dove loro sono quelli a essere messi in vendita. La trovata è brillante e l’addio dei due a Sunnei dispiace molto dato che per praticamente un decennio ha definito un certo tipo di “milanesità” oltre che un’epoca in cui il loro brand ha rappresentato una popolare novità per i Millennial fuorisede di Milano. Questo show e la collezione che l’ha accompagnato sono stati, in sostanza, il miglior canto del cigno che ci potessimo attendere. Impossibile però non notare che per alcuni amanti della moda milanese, insieme alla loro direzione creativa, tramonta un’era.

4. Miranda Priestly da Dolce&Gabbana

In una stagione dove i legami tra moda e cinema si sono fatti sempre più stretti, con sfilate trasformate in prime cinematografiche, presentazioni che diventano cortometraggi e trailer che annunciano i prossimi debutti dei direttori creativi, Dolce&Gabbana ha fatto incontrare la realtà e la finzione. In un colpo di scena già ovviamente virale, allo show dei due designer sono arrivati Meryl Streep e Stanley Tucci nei panni di Miranda Priestly e di Nigel de Il Diavolo Veste Prada che hanno assistito alla sfilata come parte delle riprese del film. Un cortocircuito tra realtà e finzione che ha portato l'hype per la prossima uscita del film alle stelle.

5. L’addio a Giorgio Armani

@sjc.styled The dress that closed the Giorgio Armani’s fashion runway #armanibeauty #giorgioarmani #milanofashionweek #fashiontiktok Einaudi: Experience - Ludovico Einaudi & Daniel Hope & I Virtuosi Italiani

I funerali di Giorgio Armani si saranno forse svolti in forma privata, ma lo show che ha chiuso ieri la fashion week ha avuto la potenza e la solennità della più sublime messa da requiem. Tutte le muse e i grandi nomi del passato e del presente che avevano legato il proprio nome ad Armani erano presenti: da Richard Gere e Lauren Hutton fino a Cate Blanchett; persino Dries Van Noten si è presentato inaspettatamente, insieme a praticamente l’intero gotha dell’industria di Milano. L’ultima collezione (postuma) di Armani ci ha fatto duramente rimpiangere un genio che a Milano era riverito ma forse dato per scontato: eravamo tutti convinti che sarebbe rimasto sempre con noi, che non se ne sarebbe mai andato. E ora che se n’è andato davvero si sente un vuoto che è impossibile da evitare. L’addio che la moda gli ha tributato, però, celebrando così il suo ultimo show, è stato degno di un gigante come lui.