
La nuova era di Gucci è una questione di famiglia Demna ha svelato a sorpresa la sua nuova visione per Gucci
Tutti l’aspettavano, e alla fine è arrivata. La prima collezione di Demna per Gucci non è stata presentata con il classico show (per quello, servirà attendere febbraio) ma con un film che sarà mostrato oggi alla stampa e un lookbook intitolato “La Famiglia”. Con il solito piglio ironico di Demna, il lookbook è presentato come una serie di ritratti incorniciati, ciascuno dedicato a un archetipo italiano che è stereotipato quanto basta per essere, in effetti, autentico: chiunque lavori nei mondi rarefatti della moda, dell’arte, del design o chiunque sia semplicemente ricco abbastanza ha già visto questi personaggi vagare per Montenapoleone, attraverso i dancefloor del La Boum o al ristorante di Casa Cipriani. Sulla carta si parla di sprezzatura e inarrivabile finezza, ma le foto e soprattutto i loro titoli mettono in mostra invece la compiaciuta ironia di un reale amplificato dalla lente dell’umorismo. Gucci è tornato a essere reale.
Se singolarmente gli abiti sono molto classici, presentati con i volumi e l’attitudine di Demna, lo styling è insieme elegante, deliziosamente camp e sbruffone con una malizia molto Tom Ford-iana attenuata però da una cornice narrativa che non è seria ma da commedia brillante. Non è forse un caso, allora, che la nuova collezione sia presentata letteralmente dentro una serie di cornici – ovvero elementi che enfatizzano il nuovo contesto entro cui questi look vengono collocati. La cornice fa il quadro: un’operazione particolarmente conforme alla mentalità di Demna, che nei suoi dieci anni da Balenciaga ha saputo indovinare bene cosa fa ticchettare il cervello di una generazione, come la nostra, che è cronicamente online.
Non sorprende dunque nemmeno che la collezione sia arrivata al pubblico via Instagram in mattinata, immediatamente visibile e disponibile (oltre che condivisibile). Certo, come prima collezione gli stilemi di Demna sono molti ma si ha la sensazione di uno passo in avanti – non ci sono tute e sneaker, nessuna allusione del “kitsch delle periferie”, nessun maranza, nessuna babuskha che va al supermercato. Al netto dei capi che da Gucci sono sempre stati ben fatti, a prescindere dall’era e dal direttore creativo, il cambiamento realmente importante qui è la nota scanzonata su cui si muove la collezione, i cui look non si possono scorrere senza almeno un minimo sorriso. Una collezione che fa subito notare, come prima cosa, quanto fosse necessaria un po’ di salubre vivacità, di brio per far respirare un po’ il leggendario brand fiorentino.
Il che ci porta, crucialmente, a chiederci: è lo humor ciò che manca alla moda di oggi? La capacità di far sorridere, in fondo, non è altro che la capacità di intrattenere. E Demna capisce che oggi un conto è la moda che i pochissimi possono permettersi nei negozi e ben altra cosa è la moda che possiamo consumare con gli occhi, condividere nelle stories di Instagram commentando «100% io» e che crea poi la narrazione generale, in termini popolari detta il fenomeno, che infine persuade i clienti finali. Più che la nuova era di Gucci, che con Demna pare essere in mani sicure e fidate, questa collezione sembra indicare alla moda che non darsi troppe arie è la via giusta per avanzare.



















































































