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Perché Louis Vuitton ha organizzato una mostra a Wuhan?

«È ora di dare visibilità anche alle altre città strategiche della Cina»

Perché Louis Vuitton ha organizzato una mostra a Wuhan? «È ora di dare visibilità anche alle altre città strategiche della Cina»

Ripartire da Wuhan: è stato questo l’obiettivo di Louis Vuitton nel presentare la nuova mostra See LV nel popolare centro commerciale Wuhan International Plaza e presentare l’attore Zhu Yilong come nuovo ambassador del brand. L’evento è stato un successo, con un’enorme affluenza di persone che si sono assiepate in fila sotto la pioggia per visitare la mostra, che durerà un mese, sarà del tutto gratuita ed esplorerà 160 anni di produzione di Vuitton dalle valigie di lusso create dal founder fino ai lavori di Marc Jacobs, Kim Jones, Nicolas Ghesquière e Virgil Abloh. 

L’importanza dell’evento è dovuta al fatto che, per la prima volta, una mostra sul lusso di alto profilo si tiene a Wuhan, città definita new first-tier dai media locali, ossia uno dei centri urbani in ascesa sull’orizzonte nazionale oltre alle metropoli di Beijing e Shanghai. Come appunto ha dichiarato per l’occasione Emmanuelle Boutet, vice-presidente delle Comunicazioni per Louis Vuitton Cina: «È ora di dare visibilità anche alle altre città strategiche della Cina». E Wuhan è proprio questo: dopo essere finita sotto i riflettori mondiali come epicentro della pandemia, la metropoli da 11 milioni di abitanti è stata la più visitata del paese durante le recenti festività nazionali che si sono tenute in ottobre. 

Città come Wuhan, Chengdu, Chongqing e Hangzhou potrebbero forse sembrare secondarie nel gigantesco contesto cinese, ma sono vivacissimi centri commerciali che attirano milioni di persone ogni giorno. Louis Vuitton è forse il brand di lusso occidentale più radicato in Cina e questa mostra è solo il primo passo di una strategia di espansione che si sta dimostrando di grande successo. Sempre Emmanuelle Boutet ha spiegato: 

«Negli ultimi 15 anni i nostri eventi si sono svolti principalmente a Shanghai e Beijing. […] La seconda fase del nostro piano di sviluppo in Cina si baserà sulla regionalizzazione e sull’attenzione alle specifiche culture regionali».