Vedi tutti

Cosa è diventato Yeezy Mafia?

La Mafia delle sneakers che ha inventato il resell oggi è una delle realtà più ambigue dello sneakergame

Cosa è diventato Yeezy Mafia? La Mafia delle sneakers che ha inventato il resell oggi è una delle realtà più ambigue dello sneakergame

Sareste disposti a pagare 100mila dollari per entrare a far parte di un collettivo di sneakers? Qualcuno lo farebbe, o meglio l’ha fatto, pagando la cifra simbolica che i membri di Yeezy Mafia avevano fissato come feed per entrare a far parte del loro gruppo. Nato da una chat Skype e diventato in pochi mesi un’autorità nello sneakers game, è anche grazie a Yeezy Mafia che termini come bot, proxy o cook group sono diventati parte del vocabolario di qualsiasi appassionato di sneakers, rendendoli di uso comune anche per chi, fino a qualche anno prima, non li conosceva affatto.

“Siamo reseller di sneaker, con conoscenze e capacità informatiche che ci permettono di comprare sneaker molto ricercate online mentre altri ricevono un frustrante messaggio di sold-out”, dichiaravano un paio di anni fa in un’intervista a Highsnobiety. 

Yeezy Mafia è riuscito di fatto a interpretare il trend del reselling ben prima che esplodesse. In effetti nei suoi primi mesi di vita Yeezy Mafia dava ai suoi clienti la possibilità di acquistare sneakers e abbigliamento limitato, arrivando ben presto a richiedere il pagamento di una membership per accedere ai loro servizi. Tuttavia definire Yeezy Mafia un raffinato club per reseller sarebbe alquanto riduttivo del peso che ha sul mercato attuale delle sneaker: si tratta allo stesso tempo di un outlet di news, un influencer e quasi un brand ombra.

Dal 2016 il nome di Yeezy Mafia è un sinonimo del brand di Kanye West, la più attendibile fonte diindiscrezioni e leak sui prossimi drop. Un collettivo che vanta oltre due milioni di follower su Instagram e 566mila su Twitter, incluso quello del signor West in persona, e che possiede la capacità di anticipare di diversi mesi le prossime uscite Yeezy. “Potrei dirvi adesso tutte le uscite del prossimo anno”, diceva a fine 2017 uno dei membri del collettivo, mostrando tutta la confidenza di chi ha a sua disposizione un gruppo di sneakerheads, retailer e insider sparsi per tutto il mondo. 

Un’autorità insomma, in grado di creare, a partire da una piattaforma di resell, un brand indossato anche da Offset dei Migos, e di generare delle vere e proprie faide nel mondo delle sneakers. Una delle più celebri rimane quella contro Stormzy, rapper inglese ma soprattutto endorser adidas, accusato di aver indossato un paio di Yeezy 350 false. La lite con il rapper inglese, che aveva coinvolto anche un’altra autorità del settore come YeezyBusta, è solo uno dei tanti episodi che hanno contrassegnato la storia di Yeezy Mafia, da sempre al centro delle antipatie di più di un protagonista del mondo della moda. Se il loro rapporto con Jon Wexler, da poco direttore generale della business unit Yeezy, può essere definito come complicato, quello con Kim Kardashian è stato al centro di un piccolo caso mediatico quando ad aprile dello scorso anno una lite tra il collettivo e la signora West aveva portato alla momentanea sospensione dell’account Twitter di Yeezy Mafia.

È quello che succede quando passi nel giro di pochi anni dal vendere “carts” a indirizzare una fetta del mercato delle sneakers, finendo per agire sul limite della legalità e della tolleranza. Nonostante adidas non abbia mai condannato pubblicamente Yeezy Mafia, negli Stati Uniti l’uso di “carts” e “bots” è vietato dal Better Online Ticket Sales Act del 2016, lasciando l’operato del gruppo in una strana zona grigia a metà tra l’illegalità e la promozione. “Non violano nessun copyright adidas” aveva spiegato a GQ Christopher Sprigman, avvocato della New York University specializzato in proprietà intellettuali, certificandone di fatto la legittimità.

Un tacito accordo che ha contribuito alla crescita e alla ripresa del brand Yeezy, arrivato quest’anno a valere 1.5 miliardi di dollari con una continua prospettiva di crescita. Il tutto mentre adidas e Kanye decidevano di cambiare radicalmente la loro policy di vendita, aumentando lo stock di Yeezy e mettendo all’angolo un mercato del resell in continua evoluzione. Nonostante questo Yeezy Mafia sembra non aver risentito del passare del tempo. Grazie alla sua posizione ormai unica, è diventato un influencer spesso più potente del brand stesso, che mira a sovrapporsi alla sua comunicazione ufficiale. È la forza dei leak, di entità come Supreme Leak News e PY_RATES (gestito sempre dal gruppo YM) che contribuiscono alla nascita e alla crescita dell’hype intorno a una release spesso lontana mesi. Fa parte del gioco e lo sanno anche i brand, volutamente distratti davanti alla fuga di notizie su una sneaker che pochi mesi dopo andrà sold-out, ma soprattutto che ingrosserà ancora di più le loro entrate. Anche per questo, a quasi quattro anni dalla sua nascita, con un sito rinnovato e un nuovo brand già sold-out (date un’occhiata a @thankyouwrld), Yeezy Mafia è ancora un punto di riferimento per la community Yeezy, alla continua ricerca del leak decisivo sulla prossima release.