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The OA’s Anatomy

Cosa c'è nell'aldilà?

The OA’s Anatomy Cosa c'è nell'aldilà?

The OA è una serie decisamente strana. Creata da Zal Batmanglij e Brit Marling, gli autori dei film The Sound of My Voice e The East, rispettivamente regista e interprete principale, è un intricato flusso di generi, un labirinto tra gli stili narrativi , tra il dramma familiare, fantascienza, fiaba, fantasy, teen movie e thriller metafisico. In molti hanno sottolineato paralleli con le opere più disparate da Sense al cinema, a Wayward Pines a Stranger Things, a The Leftovers a Westworld, a Alfred Hi-tchcock al film Room.


Netflix, piattaforma sulla quale è possibile vedere lo show dal 16 dicembre, lo ha descritto come "un'esperienza unica, che reinventa il formato narrativo di lunga durata". Ma di cosa parla The OA? Racconta la storia di Prairie (Brit Mar-ling), una ragazza cieca, che ritorna a casa dopo aver misteriosamente riacquistato la vista e dopo essere sparita per sette anni. Dove è stata tutto questo tempo? Una puntata dopo l'altra, in tutto otto della durata variabile che oscilla tra i 30 e i 70 minuti, la donna che ora vuole essere chiamata "The OA" (nella versione italiana, "il PA") svela la sua verità ad un gruppo di adolescenti e alla loro insegnante. E qui la faccenda si complica.

Nata in Russia, figlia di un oligarca, sopravvive ad un'esperienza di premorte e finisce poi negli Stati Uniti adottata da una coppia senza figli. Un giorno mentre suona il violino nella metropolitana viene notata e più tardi rapita da uomo, un dottore (Jason Isa-acs aka Lucius Malfoy in  Harry Potter) , che la rinchiude in una gabbia di vetro insieme ad altre persone che hanno avuto esperienze metafisiche, ossessionato dalla idea di scoprire cosa ci sia nell'aldilà. Con un ritmo lento, si sovrappongono mistero ed onirico, in un piano che oscilla costantemente tra realtà e finzione, tra verità e menzogna, dividendo gli spettatori tra coloro che gridano al capolavoro e quelli che ritengono la serie una promessa non mantenuta o, addirittura, un'assurdità.

Feel like: Brooke Shaden


Superare il velo che separa la realtà dall'immaginario. E' questo che fa Brooke Shaden con i suoi lavori. L'artista nata nel 1987 a Lancaster, negli Stati Uniti, con la sua macchina da presa scrive una poesia, disegna una dimensione tra vita ed altrove. Brooke Shaden, come la Prairie di The OA, delinea un mondo spesso capovolto, in cui le immagini sono allegorie, simboli, ritratti fiabeschi, metafisici sospeso tra reale, irreale, sogno e realtà.

Dress like: adidas, Off-White, Chloè


In The OA la moda non conta. Conta solo la storia raccontata dalla misteriosa ragazza bionda ritornata dopo essere sparita nel nulla per anni. Prairie per la maggior parte del tempo indossa lo stesso abito a fiori, cardigan panna e giubbotto in jeans che porta quando viene rapita. Una volta a casa sceglie un look neutro, composto da felpe col cappuccio e maglioni di lana stile norvegese. È come se la fisicità della protagonista si annullasse, perchè lei è altro ed altrove, oltre la vita, in un piano astrale in cui il corpo è solo un mezzo trascurabile, un impedimento che bisogna uccidere per raggiungere la verità.

Think like: The Oligarchs: Wealth And Power In The New Russia by David E. Hoffman, The Book of Angels, Homer's The Iliad and Encyclopedia of Near Death Experiences 


The OA è, come evidenziato da molti critici, "una metanarrazione che incrocia diversi generi utilizzando le tecniche narrative della fiaba e della fantascienza, aggiungendoci un pizzico di modernità alla Fringe e alla Westworld". E, come tale, al suo interno nasconde un intricato dedalo di ispirazioni, citazioni, metafore e simbolismi. Difficile identificarle tutte. C’è chi lo paragona a fiabe classiche come Little snow girl o figure del folklore come Rumplestiltskin, ma anche al romanzo Orlando di Virginia Woolf per la sua costruzione sperimentale, i tempi dilatati e la componente onirica. Certe invece sono le influenze di quattro libri: The Oligarchs: Wealth And Power In The New Russia di David E. Hoffman, The Book of Angels, L'Iliade di Omero e Encyclopedia of Near Death Experiences. Insieme queste opere, ritrovate da French sotto il letto di Prairie, sembrano essere la fonte della storia raccontata dalla ragazza, forse un indizio che rapimento, esperienze metafisiche e tutto il resto siano vere solo nella sua mente. Per saperlo bisognerà aspettare la seconda serie di The OA.

Sound like: "Wood" by Rostam Batmanglij


Brit Marling ha rivelato che una delle sue grandi ispirazioni per The OA è stata la canzone "Wood" di Rostam Batmanglij ed ha raccontato: “Questa storia tocca un sacco di luoghi bui, ma alla fine raggiunge qualcosa di molto luminoso e ampio. A volte mentre stavo lavorando sul personaggio nella mia immaginazione, avrei voluto ascoltare la canzone di Rostam, e mi avrebbe ricordato quel bagliore”. L'ex membro dei Vampire Weekend e fratello di Zal Batmanglij, che con l'attrice ha ideato la serie, ha composto la colonna sonora dello show insieme a Danny Bensi e Saunder Jurriaans. Le musiche del nuovo progetto Netflix include musiche di Kyle Dixon e Michael Stein, Autolaser, Swedish House Mafia, New Radicals, Majical Cloudz e l'evocativa "The Rocket Builder (Io Pan!)" di Johann Johannsson che sottolinea nel quinto episodio la scoperta dei movimenti mistici (coreografati da Ryan Heffington, l'uomo che ha inventato la danza di Maddie Ziegler nel video "Chandelier" di Sia). Una curiosità: l'interprete di Rachel, una delle persone rapite dal dr. Hunter, è la cantautrice indie Sharon Van Etten.

Taste like: borsch

Love like: Brit Marling aka Nina aka Prairie aka The OA


Amare The OA non è facile. Troppo assurde e campate in aria certe idee, avvincenti e vincenti altre. E che dire dei movimenti metafisici che sembra la danza di un gruppo di invasati che praticano aerobica sotto acidi? Però c’è Brit Marling aka Nina aka Prairie aka The OA. Lei conquista e la storia che racconta tiene incollati allo schermo.