Vedi tutti

Abbiamo davvero bisogno di "The Ferragnez"?

Tra umanizzazione e appiattimento delle icone pop

Abbiamo davvero bisogno di The Ferragnez? Tra umanizzazione e appiattimento delle icone pop

Intervistato da Alessandro Shy Masala nel suo podcast Breaking Italy, Fedez - alla domanda su se ed eventualmente quanto The Ferragnez assomigliasse a Keeping Up with the Kardashians - ha risposto: «per niente, quello era un vero e proprio reality, qui viene ripreso un piccolo frammento della nostra vita, e al suo interno dei singoli momenti che di certo non riprendono una intera giornata». Nulla di più vero: The Ferragnez, la serie di Prime Video sulla famiglia più famosa d’Italia, non è un reality sui Ferragni-Lucia, non garantisce un accesso esclusivo alle loro vite. Per quello, d’altronde, c’è già Instagram

Il possibile malinteso su cosa The Ferragnez potesse essere e invece non è, viene peraltro subito chiarito all’inizio della serie: Fedez e Chiara sono da un analista, per iniziare un percorso di terapia di coppia che durerà per tutta la serie. Ogni seduta affronta un argomento, ogni argomento dà il titolo all’episodio. Una sorta di espediente narrativo alla Sopranos, che trasforma il tutto in una lunga intervista/autoanalisi e condensa al suo interno tutti i momenti più interessanti della serie, se non gli unici istanti in cui abbiamo l’opportunità di conoscere davvero meglio la coppia, in un cui ci viene raccontato qualcosa che non conoscevamo di loro (soprattutto di Fedez). Ci chiariscono - in maniera fin troppo didascalica e ripetitiva - che Chiara e la sua famiglia sono degli entusiasti della vita, che amano passare il loro tempo insieme e scambiarsi affetto, anche fisico, mentre Fedez e i suoi non si baciano, non si dicono ti voglio bene, eppure «i suoi si farebbero uccidere per lui», dice a un certo punto Chiara. Il loro modo di intendere la vita ci viene raccontato in modo così semplice e binario che è facilissimo rappresentarlo con un meme, cosa che è prontamente avvenuta. Ci sono due case indipendenti fronte mare, Fedez è una casa nera, Chiara quella tutta rosa.

Al di fuori dei momenti di “psicoanalisi” - un messaggio tutto sommato positivo che Fedez sta cercando di portare avanti da tanto tempo  - quello che resta di The Ferragnez è un po’ poco, soprattutto per chi rientra tra i quasi 40 milioni di follower combinati nella coppia. Cambia l’angolatura della ripresa, ma l’innaturale abitudine che hanno Fedez e Chiara Ferragni di stare davanti a una camera (che sia di un iPhone o di una macchina da presa) annacqua qualsiasi cosa, qualsiasi momento di potenziale imbarazzo dovuto al dover litigare con tua moglie o tuo marito in una camera di una baita con una telecamera puntata in faccia. The Ferragnez è allo stesso tempo un prodotto finto eppure incredibilmente realistico, è l’esatta rappresentazione di una vita impossibile che pure esiste.

La serie ha il limite di essere stato pensata come un prodotto culturale che non esiste, per un pubblico che non esiste. Quantomeno non esiste in Italia, dove l’inesistenza di una cultura pop ha portato alla formazione di una audience che non concepisce il concetto stesso di cultura pop, e non riuscirebbe a distinguere un prodotto neanche se ce l’avesse davanti. Sono Chiara Ferragni e Fedez l’unica cultura pop che l’Italia è stata capace di produrre e consumare, ma siamo sicuri che The Ferragnez la rappresenti? Si è scelto di dilatare una lunga e interessante intervista di coppia per costruire un prodotto che mostra scene che già conosciamo, i meme di Leone, il travestimento di Fedez da Babbo Natale, i suoi pianti per la potenziale squalifica di Sanremo e il suo talento da imprenditore: sapevamo già tutto e avevamo avuto modo di apprezzarlo. L’uso quantomeno peculiare che Fedez e Chiara hanno fatto dei social durante la pandemia funzionava molto meglio di una serie tv e aveva infondo lo stesso fine: umanizzare due persone di successo e tremendamente influenti. In questo The Ferragnez commette un po’ lo stesso errore del documentario di Chiara Ferragni, non aggiunge nulla di nuovo, ma anzi prova a romanzare una storia che non ha bisogno di essere romanzata per il semplice motivo che Instagram e i social media hanno distrutto i romanzi. Quello che invece un prodotto culturale televisivo dovrebbe fare - e quello per cui tutte le serie tv di successo vengono apprezzate - è costruire una traiettoria, far evolvere i personaggi al proprio interno. 

L’unica evoluzione di The Ferragnez è invece di Fedez che si mangia completamente l’esposizione mediatica della moglie. Sono i suoi traumi a tenerci incollati, i suoi pianti, il suo rapporto con il figlio e con la paternità, la sua amicizia con Luis, i suoi genitori che vivono ancora a Rozzano e la nonna delle case popolari del Giambellino. Quando i Ferragnez ricevono l'Ambrogino D’oro vediamo la commozione negli occhi della nonna di Fedez mentre pensiamo che per Chiara sia tutto dovuto. La pandemia e tutto quello che ne è venuto dopo, The Ferragnez compresi, sembrano un enorme monumento al modo in cui Fedez ha costruito la sua identità social, rendendo quelle due parole dell’-ez più socialmente rilevanti del Ferragn-, in Italia, si intende. Se i trend topics di Twitter costituissero una sentiment analysis attendibile, guardandoli si noterebbe immediatamente come il 90% degli utenti parli solo ed esclusivamente di Fedez, di quello che lui fa e di come lui è. 


Se la serie voleva garantire a Fedez l’ennesimo boost simpatia che gli consentirà - querele permettendo - sempre di più di manipolare l’opinione pubblica, l’operazione può dirsi sicuramente riuscita. Se voleva umanizzare - per quanto sia possibile farlo - una coppia ricchissima mostrandoci come anche le vite dei ricchi riescono ad essere profondamente noiose, anche. Di The Ferragnez probabilmente non ci resterà molto, se non qualche meme, mentre i post di Chiara e Fedez continueranno a definire quello che sono. O meglio, quello che vogliono dirci di essere diventati: una famiglia perfettamente imperfetta, due opposti che si attraggono. Una ragazza dell’alta borghesia di provincia che si innamora del rapper della periferia milanese coi tatuaggi che nel frattempo è diventato un imprenditore e un padre, Beyoncé e Jay Z, ma a Crema e Rozzano invece che a Houston e Brooklyn. Una storia dopotutto molto italiana.