Timothée Chalamet sta rivoluzionando i press tour cinematografici La prova? L’arrivo del suo Marty Supreme
Durante il discorso di accettazione del premio per il migliore attore assegnato ai SAG Awards, Timothée Chalamet, classe ’95, ha dichiarato sul palco di voler diventare il più grande di tutti. Daniel Day-Lewis, Marlon Brando, Viola Davis, Michael Jordan, Michael Phelps. Sono i nomi che l’attore ha citato durante il suo discorso, campioni da cui ha detto di prendere ispirazione sperando, un giorno, di essere tra loro. L’impegno che Chalamet mette non è infatti indifferente. Una dedizione che pochi altri interpreti sembrano intraprendere dentro e fuori lo schermo, tutto in virtù dell’esaltazione e la valorizzazione del proprio lavoro, facendo la qualsiasi pur di far parlare non tanto di sé, quanto dei film a cui prende parte.
Ciò avviene nuovamente con Marty Supreme, suo prossimo attesissimo titolo per cui l’interprete è già in lizza per una nuova nomination agli Oscar dopo averla conquistata nel 2025 con A Complete Unknown. E, proprio come avvenuto con il press tour per il biopic dedicato a Bob Dylan, per l’opera da solista di Josh Safdie Chalamet ha adottato un look infuso dall’aria da giocatore di ping pong, sport in cui è immerso il suo prossimo protagonista. Anzi, non solo look, una vera e propria attitudine, con l’attore che abbina tutta la sua persona al titolo che deve promuovere, come dimostra uno degli ultimi post condivisi sul suo profilo: un enigmatico video promozionale di circa cinque minuti legato proprio a Marty Supreme, a cui è stata dedicata una première segreta al New York Film Festival dopo che Safdie, come da lui stesso rivelato, aveva finito di montarlo alle due del mattino del giorno precedente.
Il press tour di Marty Supreme
— Timothée Chalamet (@RealChalamet) October 7, 2025
Con l’occasione dell’inizio del press tour del film, Chalamet ha avuto modo anche di mostrarsi al mondo col suo inedito buzz cut, fatto in previsione dell’inizio delle riprese del terzo film della saga di Dune, Messiah, ma che non impedirà all’attore di intraprendere anche per Marty Supreme un percorso camaleontico tra presentazioni e interviste, che lo rende quasi un unicum nel panorama cinematografico attuale.
La sensazione è poi che Chalamet si diverta o, almeno, che non gli pesi assolutamente immedesimarsi anima e corpo (e outfit, e presenza, e teatralità) nel ruolo non solo dell’attore, ma dell’intrattenitore. Una continua performance che va in scena ogni volta che l’attore arriva su un red carpet, realizza un video o, come avvenuto a Times Square, fa irruzione con una squadra di scagnozzi con la testa a forma di pallina da ping pong per fare una sorpresa ad alcuni spettatori che avrebbero assistito ai primi trenta minuti di Marty Supreme.
La nuova generazione di star che rivoluziona il cinema
Timothée Chalamet non è comunque l’unico. Zendaya è una macchina da guerra quando si tratta di tappeti rossi e risonanza, facendo in modo che la sua luce possa far risaltare le opere di cui fa parte. Indimenticabile la versione robot della diva nell’abito di Thierry Mugler, pezzo vintage direttamente dal passato della collezione 1995. Una tuta per cui l’attrice ha anche ammesso che stava per svenire. «Mi girò la testa dopo appena dieci minuti che la portavo. Il metallo conduce e trattiene il calore molto rapidamente e lo intrappola», ha spiegato l’interprete di Chani. Ma che ricordo meraviglioso il cyber dress alla prima londinese di Dune 2 di Denis Villenueve. Un anno prima, a dimostrare come si fa, ci aveva pensato Margot Robbie insieme al suo stylist Andrew Mukamal, i cui look per la promozione di Barbie di Greta Gerwig erano riproduzioni degli abiti della famosa bambola della Mattel.
Ma a nessuno, per quanto si impegni, sembra venire facile come a Timothée Chalamet. Sarà la via che lo porterà sul serio, stavolta, alla statuetta agli Oscar? Dai tavoli da ping pong sparsi per il mondo nel corso degli ultimi sette anni per prepararsi - tutto in segreto, dal set di Londra di Wonka, a quello di Budapest per Dune 2, fino anche ai festival come Cannes quando presentava The French Dispatch - la dedizione è ammirevole. E il ritorno ad un’idea di star system che si diverte facendo divertire è francamente irresistibile.