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A Big Bold Beautiful Journey è un film (troppo) romantico La pellicola con Margot Robbie e Colin Farrell è in sala dal 2 ottobre

Per chi conosce un po’ il cinema di Kogonada sa che l’ultimo A Big Bold Beautiful Journey - Un viaggio straordinario stona parecchio all’interno della sua filmografia. L’opera sentimentale con Margot Robbie e Colin Farrell, quest’ultimo che torna a recitare per il regista dopo aver collaborato insieme ad After Yang, è la versione hollywoodiana e industrializzata di una poetica sul tempo, i luoghi e le relazioni che il cineasta ha esplorato fin dal suo debutto con Columbus nel 2017. Il che rende la pellicola un ibrido strano, influenzato dal tocco metafisico dell’autore, stavolta però particolarmente al servizio di un lavoro che cerca di essere molto più accessibile pur nella sua fantasia, soprattutto per il largo pubblico.

A Big Bold Beautiful Journey è, di fatto, un film romantico che nel romanticismo si crogiola e si perde. È l’incontro surreale dei suoi protagonisti, come lo è altrettanto il viaggio che li aspetta a bordo di due macchine il cui GPS li conduce su strade che non avrebbero altrimenti mai percorso, che prima di tutto li fa incrociare e che fa intraprendere loro un’insolita avventura. Dopo essersi incontrati a un matrimonio, David (Farrell) e Sarah (Robbie) si ritrovano sulla via di casa e decidono di lasciarsi guidare su un itinerario fatto di tappe in cui si dovranno fermare e in cui si confronteranno con eventi del proprio passato.

Delle vere e proprie porte che i personaggi trovano immerse in contesti del tutto inattesi e che, se attraversate, hanno il potere di farli viaggiare come una macchina del tempo. Una sorta di Monster &. Co. per adulti in cui la porta, di per sé isolata e decontestualizzata, è la chiave d’accesso ad un mondo personale. In questo caso quello intimo e complicato di due persone spaventate dal riuscire a concedersi del tutto ad un’altra persona, con un cammino intrapreso che non vuole solo permettere una conoscenza approfondita dell’esistenza l’uno dell’altra, bensì li metterà di fronte ai propri limiti e mancanze, gli stessi per cui viene chiesto loro se sono disposti a cambiare.

L’opera, dove l’intangibile di Kogonada si incontra e si scontra con la necessità di una narrazione chiara e di più immediata lettura, è di fatto il primo lavoro cinematografico non sceneggiato dal regista stesso. Il racconto è affidato a Seth Reiss e l’autore fa di tutto per integrare il proprio tocco ad una storia che, in potenza, poteva amalgamarsi per rendere omogeneo il suo lavoro sul grande schermo, ma che finisce per creare un mix bizzarro che talvolta funziona al punto persino da commuovere, altre stride con l’eccessivo cospargimento di miele che la necessità di realizzare una pellicola romantica con due superstar richiede.

Ciò avviene su ogni livello. Sia introspettivo e umano, con un’analisi dei rapporti che si percepisce voler entrare più in profondità ma che, per obbligo di limpidezza e fruizione facilitata, rimane in superficie, in particolare sugli irrisolti dei personaggi in quanto figli e il bisogno di risanare alcuni strappi con le figure genitoriali. Sia estetico, con un gusto particolarmente fine che contraddistingue la grazia dei film di Kogonada, che va dalle architetture (fondamentali nel suo cinema) agli abiti dei suoi personaggi, estro che A Big Bold Beautiful Journey abbraccia pur non vedendolo espresso al suo massimo.

 

Ma, di fronte all’evidente direzione scelta dal film e gli intenti così lapalissiani per qualsiasi spettatore, è inutile fare ulteriormente le pulci ad un’opera il cui intento è ovvio e in parte anche riuscito. Con un Kogonada che si abbandona a questa reinterpretazione della propria dottrina e che, magari, può contribuire a farlo conoscere a chi ancora non aveva familiarità col suo nome, andando a ritroso per scoprire i mondi sospesi e profondamente umani dei suoi due film precedenti.

Nel frattempo, per lui quanto per Robbie e Farrell, A Big Bold Beautiful Journey resta un’operazione incredibilmente semplice, eccessivamente romantica, ma che è consapevole di questo e perciò porta a compimento il proprio tragitto così come le è stato richiesto. Una pellicola che è l’apoteosi del languore insieme lirico e mainstream. Un film dove è stato deciso che i protagonisti dovranno innamorarsi, che il pubblico dovrà innamorarsi, e in cui ciò avviene