
Fondazione Prada ha lanciato un fondo di €1,5 milioni per il cinema indipendente «La vera sfida del cinema è cercare profondità e risonanza durature», intervista all'Head di Fondazione Prada Film Fund Paolo Moretti
Moda e cinema hanno sempre collaborato, dal coinvolgimento di designer del calibro di Yves Saint Laurent per film cult come Belle du Jour(1967) al documentario Marc by Sofia(2025) proiettato pochi giorni fa a Venezia. Ma Fondazione Prada, istituzione culturale fondata nel 1993 da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, esplora questo binomio spostando decisamente l’ago della bilancia verso l’arte settima. Nonostante porti il nome di uno dei più grandi brand italiani, infatti, Fondazione Prada si occupa di tutt’altro, dal cinema all’architettura e dall’arte alla fotografia. Non contenta del suo coinvolgimento nel settore cinematografico (all’interno della sua sede milanese ospita il Cinema Godard con una programmazione in continuo sviluppo), questo settembre ha lanciato il Fondazione Prada Film Fund, un’iniziativa per la promozione dei talenti cinematografici indipendenti.
Il bando è stato aperto il primo settembre in occasione della 82esima edizione del Cinema di Venezia, con una posta in palio di ben 1,5 milioni di euro da destinare a opere di alto valore artistico. Come ci racconta Paolo Moretti, Head of Fondazione Prada Film Fund, il fondo «nasce dal desiderio di trasformare la lunga e articolata relazione della Fondazione con il cinema in un impegno strutturato e continuativo». Con oltre vent’anni di attività alle spalle, la Fondazione si è sentita pronta a fare di più per «intervenire più direttamente nel processo produttivo del cinema d'autore contemporaneo», spiega Moretti. «A breve termine l’obiettivo è sostenere concretamente una selezione di film indipendenti. A lungo termine speriamo che, come per le altre attività della Fondazione Prada, il Fondo supporti opere che contribuiscano ad alimentare la ricerca artistica e culturale contemporanea».
La scelta di presentare il fondo a Venezia non è casuale. È stato inaugurato in concomitanza con il festival di cinema più antico al mondo - «capace di unire prestigio, ricerca formale e industria» - e si aggiunge a una lunga lista di progetti sostenuti da Fondazione Prada a Venezia, che proprio qui ha una sede a Ca’ Corner della Regina. «Presentare qui il Film Fund significa collocarlo subito in un contesto internazionale di alto profilo, dialogando con i professionisti più attenti e sensibili alle nuove direzioni del cinema contemporaneo», aggiunge Moretti, precisando che il sostegno economico del fondo è solo una parte del progetto. «Il Fondo sarà accompagnato da un lavoro curatoriale rigoroso: un comitato internazionale di professionisti identificherà e contribuirà a selezionare i progetti più interessanti, come accade in un festival. Oltre al contributo finanziario, speriamo che i progetti possano beneficiare di questa attenzione e che la selezione stessa possa contribuire ad attivare ulteriori dinamiche di finanziamento».
Fin dalla sua ideazione, Fondazione Prada si dedica al cinema in maniera scientifica e appassionata. Miuccia Prada, Presidente e Direttrice di Fondazione Prada, ha affermato più volte che il cinema è un «laboratorio di idee» per l’istituzione, nonché «un importante strumento di formazione culturale». In questo senso, in un’epoca in cui la comunicazione mediatica ha così un ruolo centrale nell’istruzione e nell'informazione pubblica, scegliere di valorizzare il cinema indipendente non ha solo valore artistico, ma anche sociale. In un anno così segnato da tensioni politiche, il progetto di Fondazione Prada risuona con particolare forza, ma Moretti precisa: «Non inseguiremo l’attualità né favoriremo tematiche particolari. Il nostro intento non è quello di orientare i progetti verso determinati contenuti, ma di riconoscere e sostenere quei lavori che riescono, attraverso il cinema, a trasfigurare e a dare forma sia a questioni importanti del nostro tempo che a quelle universali che parlano a ogni generazione».
Ma, se come dicevamo la comunicazione è ormai diventata così ingombrante, di cosa ha bisogno il cinema oggi? Quali caratteristiche fanno sì che un un film attragga l'attenzione di pubblico e critica? «Lo spettatore del 2025 è immerso in un flusso inarrestabile di immagini, per questo penso che la vera sfida del cinema non sia puntare sull’effetto immediato ma cercare profondità e risonanza durature. Anche il ritmo e la temporalità di un film diventano decisivi: non necessariamente seguono il ritmo imposto dal consumo, ma piuttosto provocano una discontinuità e cercano di restituire allo spettatore il tempo dell’esperienza e della riflessione», spiega Moretti. «Forse non è il cinema ad avere bisogno di storie, ma siamo noi. Il cinema è un’arte, e come ogni forma d’arte ci offre l’occasione di esplorare l’umano, di guardare più a fondo in noi stessi e di comprendere meglio gli altri. In questo senso non vedo una grande differenza tra ieri e oggi: i film di cui abbiamo bisogno sono quelli che aprono prospettive nuove, che non semplificano ma rendono visibile la complessità».



















































































