
A.A.A. affittasi chiringuito a Milano Con il nuovo bando del comune viene da chiedersi se è davvero ora di mollare tutto e aprire un chiringuito
Tra i luoghi comuni, meme e barzellette che definiscono la vita milanese, il chiringuito occupa probabilmente il primo posto, al braccetto con le leggende metropolitane dei filobus 90/91. È diventato così centrale nella vita dell’”imbruttito” che nel 2021 ci hanno persino fatto un film, intitolato proprio Mollo tutto e apro un chiringuito. Negli ultimi anni, infatti, la popolarità dei chioschi nel capoluogo lombardo ha raggiunto e forse superato quella dei bar tradizionali, senza peraltro soffrire la concorrenza dei locali di nuova generazione, come ad esempio i listening bar. Non è un caso che con l’arrivo dell’estate gran parte dei milanesi under 40 festeggi la riapertura del Chiosco Ravizza, del Chiosco Mentana, o che persino durante l’inverno ci si raduni fuori dal Politico, nel cuore di Parco Sempione, nonostante il freddo. I chiringuiti, più che semplici punti di ristorazione, sono infatti dei luoghi di aggregazione, autentici terzi luoghi dove il consumo di cibo e bevande rappresenta un pretesto secondario rispetto alla dimensione sociale e di dialogo che questi spazi offrono. Per questo motivo, ha suscitato particolare interesse il nuovo bando lanciato dal Comune di Milano che, come riportato da MilanoToday, riguarda quattro chioschi distribuiti strategicamente in alcune delle zone più vitali della città, tra Parco Sempione, Parco Forlanini, Chinatown e il Giardino Baden Powell. Tutti i futuri gestori avranno la possibilità di vendere cibo e bevande all’interno delle strutture, mentre l’eventuale posizionamento di tavolini, sedie o strutture esterne richiederà una specifica autorizzazione da ottenere tramite una procedura separata. È arrivata la nuova generazione dei chiringuiti milanesi?
@sandrinoalpepe CHIOSCO MARADONA
original sound - sandrino
Come dichiarato dall’assessore al Demanio Emmanuel Conte, l’obiettivo di questa iniziativa è restituire ai cittadini alcuni luoghi strategici della città attraverso gare trasparenti. Il bando punta infatti a rigenerare e valorizzare il patrimonio pubblico, privilegiando nettamente la qualità e l’integrazione urbana dei progetti proposti rispetto alla semplice offerta economica. Nella valutazione dei partecipanti, il 60% del punteggio sarà assegnato proprio in base alla capacità dei futuri gestori di inserire armoniosamente il chiosco nel contesto urbano, aumentandone l’accessibilità e arricchendolo con attività culturali o sociali. La componente economica peserà soltanto per il restante 40%. Il bando si inserisce in una strategia più ampia di collaborazione tra pubblico e privato, pensata per promuovere il commercio di prossimità e offrire nuove modalità di fruizione degli spazi urbani milanesi. E, allo stesso tempo, cerca di rispondere a una delle crisi più sentite dalla Gen Z, il rigetto al divertimento tanto amato dalle generazioni passate. Dopo anni di aperture virali e internazionali che hanno diffuso la FOODMO a macchia d’olio in tutta la città, forse è arrivato il momento di tornare a una forma più “tradizionalmente” italiana di convivialità. Magari svecchiando anche il concetto stesso di chiringuito, dandogli un rinascimento necessario, un po’ come è successo negli ultimi anni con le edicole. E se la nuova moda fosse semplicemente ritrovarsi in mezzo a un parco, seduti sulle classiche sedie bianche di plastica, a sorseggiare una birra da 3 euro, raccontarsi la giornata o giocare a briscola? Siamo pronti per l’italianità 2.0?













































