A Guide to All Creative Directors

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Elio ci insegna che la pace è l’atto più rivoluzionario che esista

Il nuovo film della Pixar è un’opera d’animazione incredibilmente attuale tra alieni e famiglia

Elio ci insegna che la pace è l’atto più rivoluzionario che esista Il nuovo film della Pixar è un’opera d’animazione incredibilmente attuale tra alieni e famiglia

«Alieni! Rapitemi!». Poi parte Once In A Lifetime dei Talking Heads. Elio, nuovo e ventinovesimo film della Disney Pixar, è un’opera creata sulla scia del post-pandemia, ha avuto cinque anni di produzione e un cambio significativo di regia - Adrien Molina, inizialmente coinvolto, è stato spostato sul sequel di Coco. A prenderne il comando sono state Domee Shi, al secondo film dopo l’esordio Red nel 2022, affiancata dalla debuttante nel lungo Madeline Sharafian, per un’opera che utilizza lo spazio come metafora di isolamento e connessioni, all’arrembaggio con la domanda che tutti quanti perlomeno una volta si sono fatti: siamo veramente soli in questo mondo? Un quesito che Elio espande andando dall’universo tornando fin sulla terra, dove il protagonista è rimasto orfano ed è convinto che la zia Olga (doppiata in originale da Zoe Saldaña e in italiano da Alessandra Mastronardi) non lo voglia, deciso a farsi ospitare da uno dei mille mila multiversi che ci sono la fuori, in cui spera che almeno in uno desiderino accoglierlo. Quando perciò si presenterà l’occasione di spacciarsi per il leader mondiale della terra, Elio non perderà la sua occasione ma, finalmente in contatto con gli alieni, scoprirà che sentirsi inadeguato non è soltanto prerogativa degli esseri umani. 

@gscinemas If any aliens are listening... the new trailer for Disney and Pixar’s #Elio is here! See the movie, in GSC this 19 June! #Disney #Pixar #Animation #SembangEntertainment #NewReleases #MovieRecommendations #OfficialTrailer #fyp #trending #viral #newmovie original sound - GSCinemas

Nonostante le modifiche subite in fase di produzione, con un rimpasto che ha stravolto alcune prerogative dell’idea iniziale di Elio andando ad abbinarsi meglio alla visione delle sue nuove registe Shi e Sharafian, l’opera Pixar vola come una scheggia impazzita mentre si interroga sui concetti di solitudine e appartenenza contenuti con energia e ironia nella struttura del film. Veloce come il breve tempo in cui il protagonista riesce a commettere vari disastri, di cui assume anche le caratteristiche “creativo, instancabile, forzuto” con cui si presenta sempre Elio agli extraterrestri, il titolo della famosa casa di produzione non ha forse l’impatto di autentiche hit come fu in passato con film quali, ad esempio, Inside Out (col secondo capitolo che resta un’opera a parte), ma di certo rialza il tiro di una Pixar che si era mostrata claudicante nei suoi ultimi originali. Una freschezza rigenerante per lo spettatore e per l’azienda stessa, che aveva salutato il 2024 in pompa magna con il successo planetario di Inside Out 2, ma che per l’appunto aveva potuto avvalersi di un pubblico già affezionato ai personaggi di Gioia, Tristezza & Co., partendo avvantaggiata sul riscontro, comunque impressionante, al box office (circa un miliardo e settecento milioni di dollari al botteghino internazionale). 

E così, come fu proprio per il Red di Domee Shi, anche stavolta il fulcro delle relazioni di Elio si basa sui rapporti familiari e le aspettative che, genitori quanto figli, riservano gli uni agli altri, spostando la lente dal femminile al maschile. L’inadeguatezza che sente il protagonista è il sintomo di un abbandono prematuro causato dalla perdita dei suoi genitori e la sensazione di essere un peso per una zia che ha messo in standby le proprie aspirazioni lavorative, creando problemi di comunicazione ben più gravi di quelli che potrebbero intercorrere tra umani e alieni. I quali, quest’ultimi, presentano gli stessi identici problemi quando si tratta di confrontarsi con i genitori: l’irresistibile personaggio di Glordon non vuole diventare la macchina da guerra che si aspetta il padre, rifuggendo da un destino di fuoco, spade, dolore e battaglie, preferendo continuare a giocare e sentirsi libero, privo del carapace che dovrà indossare raggiunto il momento.

Un’armatura che in Elio diventa simbolo dei muri che spesso intercorrono tra due specie “aliene” come i figli e i propri genitori - e viceversa - guardando a rapporti fatti di aspettative e che nella pellicola Pixar si sviluppano con la medesima maturità di una storia tornata ora in voga col live-action di Dragon Trainer. Spigliato nei dialoghi, irriverente e anche sfrontato, Elio mette di fronte alla difficoltà di essere bambini e crescere rispettando l’idea di chi si è e chi si dovrebbe essere, mentre insegna a propria volta ai più grandi che nessun accordo è produttivo se bisogna dividerlo tra vincitori e vinti. Un film così attuale sui discorsi attorno alla guerra, tema predominante nella narrazione e che colpisce per come possa collegarsi ad una contemporaneità in cui non c’è possibilità di negoziazione, ma si decide di agire solamente attraverso la violenza. Mentre nel resto del mondo imperversano gli scontri e il sangue sembra l’unica moneta di scambio, Elio placa gli animi e educa alla moderazione. Alla pace. La cosa più rivoluzionaria che, ad oggi, si potrebbe fare.