
I Millennial stanno lasciando le grandi città Costi elevati e bassa qualità di vita spingono i nuovi adulti lontano dai centri urbani
Quando si parla di futuro e incertezze, il dibattito pubblico si concentra spesso sulla Gen Z. Ma c'è un'altra generazione che quel futuro lo sta già vivendo, e lo fa con una consapevolezza amara: quella dei Millennial. Nati tra il 1981 e il 1996, oggi hanno tra i 30 e i 40 anni e si trovano in quella fase della vita in cui, teoricamente, si dovrebbe costruire i propri sogni, ma oggi in molti li stanno disfacendo. Secondo quanto riportato dal Guardian, Londra sta affrontando una forma di gentrificazione inversa. La metropoli cresce, ma la fascia d’età tra i 25 e i 40 anni è diminuita del 4%. Interi quartieri, un tempo popolari, sono stati riqualificati e trasformati in zone d’élite, facendo schizzare i prezzi degli immobili e allontanando proprio quella classe media giovane che un tempo li abitava. Secondo uno studio della Affordable Housing Commission, il 13% degli adulti britannici under 45, pur in una relazione stabile, ha scelto di rimandare o rinunciare del tutto ad avere figli a causa della propria situazione abitativa. Il trend non riguarda solo il Regno Unito: anche in Italia, i Millennial sono i protagonisti silenziosi di un controesodo urbano. Prezzi immobiliari fuori scala, costo della vita alle stelle e una qualità dell’abitare sempre più in discussione li spingono lontano dai centri urbani. Secondo i dati di Immobiliare.it, a Milano si toccano in media i 5.500 euro al metro quadro, 4.500 a Firenze, 3.600 a Bologna, 3.500 a Roma, 2.500 a Torino. Cifre folli, apparentemente inarrestabili, che stanno ridisegnando la geografia urbana del nostro Paese.
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Un altro fattore che spinge i Millennial a lasciare le città è anche il crescente sentimento di pericolo della popolazione urbana . Nell’indagine 2024 de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita, si registrano 2,34 milioni di reati denunciati alle forze dell’ordine. Di questi, il 30% è avvenuto nelle 14 città metropolitane italiane; Milano e Roma da sole rappresentano il 15% del totale con il capoluogo lombardo che si piazza prima per furti denunciati, seconda per rapine e terza per violenze sessuali. Numeri che non solo pesano molto e tra notizie, social e percezioni, il tema della sicurezza diventa centrale nella scelta di dove mettere radici. C’è poi un ulteriore elemento da considerare: la qualità della vita. La pandemia ha fatto da spartiacque portando aria più pulita, traffico azzerato e lentezza forzata, tutti elementi che hanno lasciato il segno nella memoria dei Millennial, che adesso immaginano un futuro più tranquillo in centri urbani minori, collegati alla città ma lontani dal caos.
Il report di Deloitte 2025 Gen Z and Millennial Survey permette di cogliere alcuni segnali indiretti degli spostamenti di massa delle nuove generazioni dalle città ai centri più piccoli. Pur non contenendo dati specifici sull’abbandono dei grandi capoluoghi, alcuni numeri legati alla formazione universitaria dimostrano che se da un lato la laurea tradizionale continua a essere considerata preziosa dalla maggior parte dei Millennial, quasi un terzo degli intervistati afferma di non voler proseguire gli studi proprio a causa dei costi elevati legati al trasferimento in una grande città. Un dato che, se letto tra le righe, riflette chiaramente la difficoltà economica, ma anche esistenziale, di continuare a costruire un futuro nei grandi centri urbani. I Millennial, insomma, sembrano aver perso la voglia di scendere a compromessi. Le grandi città, una volta motore di aspirazioni e possibilità, oggi appaiono come ambienti ostili, dove l’investimento richiesto, in termini economici, emotivi, di salute e di tempo, non è più giustificato dalla qualità della vita offerta. E così i Millennial si trovano in una contraddizione generazionale: troppo grandi e sufficientemente indipendenti per chiedere aiuto ai genitori; troppo precari per permettersi una vita in città.












































