
Perchè "Il caffè in Italia fa schifo"? Lo abbiamo chiesto a Valentina Palange, autrice del libro che rivela tutti i segreti sull'espresso italiano
Ci sono tre cose che agli italiani non si possono toccare: la mamma, la pizza e il caffè - e le polemiche che ha suscitato Espresso Macchiato di Tommy Cash all'Eurovision Song Contest ne sono una prova. È una questione di famiglia e di cultura, dalle radici così profonde che ha dato vita a credenze e tradizioni irremovibili come il rito della moka e la moneta da un euro appoggiata sul bancone del bar. Sono proprio questi i preconcetti che sfida Il caffè in Italia fa schifo, il libro di Valentina Palange edito Giacovelli Editore, presentato questo mese al Salone del Libro di Torino. Esaurito in pochissimo tempo tra i banconi della fiera, il libro è provocante e simpatico, attira l’attenzione di lettori di tutte le età e, come dichiara l’autrice stessa, «è pop». Da esperta assaggiatrice di caffè (e vincitrice degli italiani di AeroPress 2024), dal 2018 informa una community di curiosi e appassionati su Instagram su tutto ciò che riguarda la bevanda: come riconoscerne uno buono, come conservarlo, perché alcuni costano di più e cosa dicono gli esperti alle fiere internazionali. Si è avvicinata al mondo del caffè per caso, quando ha scoperto che esistono tipologie diverse, più pregiate, più etiche e meno nocive alla salute, ma nel nuovo libro non racconta solo la sua storia. Il caffé in Italia fa schifo è una dedica ai baristi del Bel Paese, una sfida alle grandi aziende della torrefazione e un invito a tutti gli italiani a scoprire caffè oltre l’espresso. «Sono anni che la gente mi dice che non lo beve più al bar perché è amaro e bruciato; sono andata a fondo della questione e si sono sollevati i coperchi».
Ne Il caffè in Italia fa schifo, si parte dal caffé al bar, che in Italia ha perso valore «a causa dei finanziamenti concessi dalle grandi torrefazioni». Offrendosi da tramite tra il cliente e le banche, ci racconta Palange, in cambio dell’acquisto del caffè regalano gadget e macchine espresso alle piccole imprese. «Il prezzo aumenta a seconda del finanziamento che è stato fatto: il costo del caffè non è più il suo valore effettivo, ma tutto quello che è stato regalato». Dopo questo primo excursus, Palange mette in discussione un altro pilastro della cultura del Bel Paese: la macchina espresso. «Noi pensiamo di essere i più bravi del mondo perché è qui che è stata inventata, però in realtà non ci siamo mai evoluti. Ci scontriamo sempre con la tradizione», comparando le tecniche di estrazione italiane a quelle internazionali. «Nel libro dico che la cucumella napoletana è un metodo a filtro, lo stesso che molti italiani di solito chiamano “acqua sporca”», dice Palange. «È solo una questione di percezione».
Mentre il caffè in Italia si è fermato, vittima delle tradizioni e delle grandi torrefazioni, all’estero prolifica. Non a caso, i migliori libri sulla bevanda sono tutti in inglese. «All’estero ci sono ingegneri che hanno lasciato il loro lavoro per dedicarsi al ruolo del barista», dice Palange. Ma se il caffè in Italia fa davvero schifo, allora bisogna smettere di berlo al bar? No, dice Palange, basta saper scegliere quello giusto. Per farlo, l’autrice suggerisce di «osservare la caffetteria e fare domande al barista, farsi descrivere le diverse miscele e iniziare a fare degli assaggi diversi». Per assaporare caffè meno amari, più pregiati e persino più salutari (il caffé che si beve al bar è una miscela che ha molta più caffeina rispetto ad altre), occorre poi esplorare il mondo dello Specialty - una categoria di caffè di alta qualità, coltivato in specifiche aree geografiche con particolare cura in tutte le fasi di coltura e lavorazione. Per capire quali locali lo utilizzano nella propria città, basta una ricerca su Google, dice Palange, che durante l’intervista sottolinea più volte quanto la questione del “caffè buono” sia anche un a questione che riguarda la sostenibilità ambientale tanto quanto quella etica. «Il mio libro è anche un invito a tutti i creator a non pubblicizzare più le caffetterie dove si beve caffè a pochissimi euro, non è etico. Ci sono delle persone che lo producono: pagare di più una tazzina significa pagare di più queste persone, inclusi i baristi che spesso sono sottopagati». Insomma, il caffè in Italia non fa schifo, ma potrebbe migliorare.














































