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Il governo italiano non vuole più stranieri alla guida dei musei?

I vincoli imposti dal nuovo bando alla direzione hanno sollevato diverse critiche

Il governo italiano non vuole più stranieri alla guida dei musei? I vincoli imposti dal nuovo bando alla direzione hanno sollevato diverse critiche

Il mandato dei direttori dei venti principali musei italiani dura quattro anni, ed è rinnovabile una sola volta. Coloro che sono stati nominati nel 2015 con la riforma Franceschini, e poi riconfermati nel 2019, non potranno più candidarsi. Per questo, il Ministero della Cultura ha avviato le procedure per scegliere nuovamente i direttori di alcune delle istituzioni museali più importanti d’Italia – tra cui la Pinacoteca di Brera, a Milano, o gli Uffizi di Firenze. Entro il 15 novembre si dovrebbero conoscere i nomi delle persone selezionate. Dal 2015, grazie alla riforma Franceschini, possono candidarsi alle direzioni dei musei italiani anche i cittadini europei, ma come segnala il Washington Post questa possibilità non è vista di buon occhio dal governo italiano, che ha fatto intendere di preferire direttori o direttrici italiani alla guida dei musei del Paese.

Il concorso per la direzione museale in Italia 

Oggi ai vertici dei più importanti musei italiani ci sono nove stranieri – ad esempio il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, è tedesco, quello della Pinacoteca di Brera, James Bradburne, è inglese, mentre a capo del Museo di Capodimonte a Napoli c’è Sylvain Bellenger, francese. Questi sono anche tre dei quattro direttori cosiddetti di “prima fascia”, cioè che guidano musei molto importanti, il cui mandato scadrà alla fine dell’anno. Nel complesso il concorso porterà alla sostituzione di 13 direttori di musei, compresi quelli di “seconda fascia”. L’attuale ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha dichiarato a The Washington Post che, sebbene la possibilità di nominare altri direttori o direttrici stranieri ci sia ancora, è nell’intenzione del governo cercare di valorizzare maggiormente quelli italiani, senza puntare più di tanto su altre nazionalità – cosa che secondo lui in passato sarebbe avvenuta troppo di frequente. «La loro scelta non deve diventare un provincialismo al contrario», ha detto Sangiuliano. In favore di una minore presenza straniera ai vertici dei musei italiani si è espresso anche l’attuale sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi – già noto per le sue dichiarazioni controverse – secondo il quale è necessario che i candidati «conoscano più da vicino le esigenze delle realtà per cui si cerca un direttore».

La nuova commissione di valutazione e le regole del bando

Il nuovo bando pubblicato dal ministero per scegliere chi guiderà alcuni dei principali musei italiani è stato molto criticato, perché per l’appunto sembra pensato per sfavorire le candidature di persone straniere. Innanzitutto i cinque membri della commissione di valutazione – annunciati a luglio – sono tutti italiani. In quella del 2015 c’era ad esempio il britannico Nicholas Penny, che allora dirigeva la National Gallery di Londra, nel 2020 si aggiunsero poi altri stranieri, tra cui il direttore del Prado di Madrid, lo spagnolo Miguel Falomir Faus. Ma la composizione della nuova commissione non è piaciuta anche perché due suoi membri sono funzionari del Ministero della Cultura, e si teme che le loro valutazioni potrebbero venire influenzate dalla posizione chiara che il governo ha assunto. Inoltre, si accusa il fatto che sia presente solamente una storica dell’arte, l’ex direttrice del Museo Nazionale Romano Daniela Porro. Il nuovo bando richiede ai candidati una conoscenza della lingua italiana pari al B2, un livello considerato quindi intermedio secondo la scala europea di riferimento: è la prima volta che viene inserita una condizione simile, per questo sembra indirizzata a mettere in difficoltà gli stranieri – nel bando del 2015 la padronanza dell’italiano, a qualsiasi livello, era considerata una competenza ulteriore, ma non vincolante.

I risultati degli ultimi direttori museali in carica 

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Il numero di visitatori dei musei italiani sta aumentando – tra il 2011 e il 2019 sono cresciuti di circa il 25% – e anche le istituzioni dirette da stranieri hanno avuto risultati molto positivi. Agli Uffizi, durante il mandato di Schmidt, i visitatori sono aumentati del 15% – e nel 2019 sono state registrate oltre 4 milioni di presenze. Lo stesso vale per i suoi incassi, che lo scorso anno hanno superato i 35 milioni di euro. Il direttore del museo fiorentino aveva anche preso posizione sulla questione della carenza di personale nelle realtà museali, e aveva proposto come soluzione a parte di questi problemi una maggiore autonomia delle singole istituzioni. Restando a Firenze, grazie alla direzione della tedesca Cecilie Hollberg, entrata con la riforma Franceschini alla guida della Galleria dell’Accademia, le visite all'area della Gipsoteca sono aumentate nettamente dopo la sua riapertura nel 2022. E ancora: il Museo di Capodimonte a Napoli, sotto la guida di Bellenger, ha chiuso il 2019 con oltre 250mila visitatori, rientrando così nella classifica dei primi 5 siti culturali più frequentati in Italia.