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Cosa abbiamo imparato dall'evento This is Love di Calvin Klein

Quello che ci ha insegnato This is Love

Cosa abbiamo imparato dall'evento This is Love di Calvin Klein Quello che ci ha insegnato This is Love

This is Love è il tema della nuova campagna promossa da Calvin Klein curated by nss in occasione del mese del Pride. I 3 workshop - dall’esperienza dell’Art Therapy a quella Music, passando per le lezioni di voguing - e il talk tenuto da Jordan Anderson hanno concorso sinergicamente nella dimostrazione di come una comunità necessiti di una forma di rappresentanza. Rappresentanza che passa da un percorso di investigazione e accettazione personale - c’era uno spazio fotografico interamente dedicato alla tematica queer - su cui l’evento tenutosi il 30 giugno a BASE Milano ha riflettuto in maniera approfondita. 

Abbiamo selezionato cinque lezioni di cui poter prendere considerazione per poter aprire un dibattito più interessante in merito all’inclusione e al mondo LGBTQIA+.

Si chiama Pride

Il dialogo aperto fra Jordan Anderson (editor at large per nss magazine), Ethan Caspani, attivista e divulgatore per la comunità LGBTQIA+ ed Ella Bottom Rouge (icona burlesque) ha sollevato un’ovvietà che forse vale la pena citare: parlare di Pride ( e non di Gay Pride) pone l’accento sulla complessità della natura e della varietà degli orientamenti sessuali. Fino a poco tempo fa la dicitura più in voga era Gay Pride, focalizzandosi esclusivamente sugli orientamenti omosessuali. Ciò ha portato ad una riflessione sul senso del coming out, prendendo in considerazione i percorsi interiori maturati sulla pelle degli stessi invitati.

Presupporre è sbagliato 

Cercare d’indovinare l’orientamento sessuale delle persone sulla base di stereotipi, per quanto alcune volte possano essere validi, è del tutto sbagliato. Così come presumere determinati comportamenti sulla base dell’orientamento sessuale può essere terribilmente fuorviante. Abbiamo bisogno di narrazioni che oltrepassino la drammaticità tipicamente associata alle storie LGBTQIA+. 

Ogni percorso è unico

Identificarsi e riconoscersi in uno specifico orientamento sessuale vuol dire fare i conti con una serie di pregiudizi di cui, spesso, è difficile liberarsi. Ci sono storie che testimoniano transizioni - di orientamento, di genere o di sesso - che non possono e non devono essere trattate con leggerezza e superficialità. Né tantomeno ridotti a storie di passaggio: ogni stadio, ogni punto o situazione di stallo fa parte di un percorso personale che non ha bisogno di essere racchiuso in limitanti definizioni.

La discriminazione è anche interna

Per quanto si tratti di una comunità attiva che è riuscita a crearsi uno spazio d’interazione e di riflessione personale, esistono forme di discriminazione che partono all’interno del mondo queer stesso: assumere determinati tipi di comportamenti o non aderire a precisi standard estetici può riflettere tensioni ben salde all’interno della comunità. Altre invece possono scaturire da un mancato sostegno da parte delle famiglie: secondo un sondaggio nazionale condotto da The Trevor Project nel 2021 sulla salute mentale dei giovani LGBTQ, soltanto 1 su 3 giovani persone queer trova sostegno nella propria famiglia.

   L’amore è una cosa seria

L’evento e la campagna This is Love hanno cercato di fare luce su un elemento dell’esperienza queer spesso trascurato dai media mainstream: la famiglia che le persone scelgono. E l’amore, in questo discorso, assume le stesse connotazioni: esprime un senso di appartenenza così forte da eliminare tutto il superfluo. Alla fine del talk anche il pubblico ha avuto la possibilità di ripercorrere le tappe fondamentali alla base del proprio percorso di consapevolezza, esponendone le difficoltà e le sfide superate. E così quell'arcobaleno esibito con orgoglio sull'underwear Calvin Klein da gran parte degli invitati ha rimarcato il fatto di essere molto più di un semplice simbolo.