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L'estetica di Gucci portata in tavola

Intervista a Karime Lopez, Chef del ristorante Gucci Osteria

L'estetica di Gucci portata in tavola Intervista a Karime Lopez, Chef del ristorante Gucci Osteria

Il 9 gennaio 2018, quando i fornelli di Gucci Osteria da Massimo Bottura sono stati accesi per la prima volta, a governarli c’era lei, Karime Lopez, classe 1982, la prima donna chef messicana a ricevere una stella Michelin. Se in passerella l’estetica massimalista ed onirica dello storico brand italiano viene trasposta tramite la lente del Direttore Creativo Alessandro Michele, dopo aver incontrato lo chef Karime Lopez, è stato evidente che lo stessa magia che caratterizza l’estetica di Gucci è stata tradotta in cucina, dove ciascun membro del team indossa un paio di runner nere disegnate da Alessandro Michele e condivide la sua stessa filosofia inclusiva, curiosa e appassionata.

Forse la cosa più sorprendente della chef è il suo comportamento raccolto e concentrato, che irradia calma e ordine non appena entra nella stanza, l'energia di una persona che ha intrapreso un viaggio lungo una vita alla ricerca di culture uniche in cui il il cibo fosse parte integrante dell'esperienza. L'importante trascorso da sous chef per 5 anni al Central di Lima, in Perù, con Virgilio Martinez, è stato solo l'ultima di una serie di tappe: Can Fabes in Catalogna - dove è avvenuta la sua formazione da chef - Mugaritz a San Sebastian, Noma in Danimarca, Pujol a Città del Messico, RyuGin di Tokyo. Infine, appunto, l'Osteria Francescana, dove è giunta anche perché nel frattempo si era sposata con Takahiko Kondo, sous chef di Bottura. La sua passione per il cibo nasce da un mix di viaggi e dal crescere cucinando in famiglia, accanto a sua madre, reminiscenze condivise attraverso un menu in cui le ricette si arricchiscono con l’apporto di un team multiculturale, cuochi che viaggiano insieme e imparano gli uni dagli altri portando una prospettiva internazionale a ciascun piatto.

«Facendo un esempio - dice - un cuoco venezuelano potrebbe portare delle arepas al lavoro un giorno e il cuoco italiano direbbe “ehi ho un'idea su come cucinarle”: Gucci è davvero esemplare nel supportare l'apprendimento e la crescita del suo staff». La maggior parte degli chef non è abituata a lavorare in ambienti aziendali, ma Lopez elogia la capacità di Gucci di ascoltare e adattarsi a ciò di cui i suoi creativi hanno bisogno per fare ciò che sanno fare meglio. Ispirata dalla velocità con cui i team di designer del brand sono in grado di mettere insieme le collezioni, la chef si assicura di guardare ogni spettacolo online, captando immagini e colori che la possano ispirare nei piatti. «Certo che ci ispiriamo ad Alessandro, è fantastico, una persona creativa e meravigliosa, le sue idee valgono per tutte le età, un concetto che si applica anche al cibo». Anche per questo, in cucina, l’impronta del Direttore Creativo è presente, se non altro nelle divise dello staff: «Le sneaker Gucci Run sono talmente comode che ormai le usiamo sempre.»

Il menù dell'Osteria non è semplicemente un mix di metodi e ingredienti, ma un vero e proprio arazzo delle avventure culinarie della Chef e di quelle del suo staff, un mix che ha fatto guadagnare allo chef, la crew e all'Osteria di Firenze la loro prima stella Michelin nel 2020. Un successo che passa anche per la città scelta per ospitare il ristorante, descritta da Lopez come «una città rinascimentale» in cui «tutti sono passati per scambiare prodotti, linguaggi e idee ed è quello che vogliamo fare nel ristorante». Per questo da Gucci Osteria  non troverete un tono o un ingrediente in particolare, ma un menù in continua evoluzione che esplora tutti i sensi, utilizzando solo ciò che è disponibile, di stagione e al culmine della maturazione. Prima del Covid, la cucina aveva persino un raccoglitore locale che cercava ingredienti selvatici locali da utilizzare per la settimana, dando al team l'opportunità di improvvisare, spingendo sempre la propria creatività mentre lavorava entro i confini di ciò che è disponibile. Sostenibilità e creatività sono temi importanti per il ristorante, ma lo è anche il lusso: «L'esclusività sta nel modo in cui viene trattata la materia prima, che ti viene preparata e portata al culmine della freschezza. Il concetto che ci è venuto in mente è “Viaggia con noi nel mondo” ed è nato da questo bisogno di contatto umano, dall'idea di risvegliare antiche memorie. Siamo stati chiusi per due anni. Sappiamo che dopo tutto questo c'è bisogno di un contatto umano. Volevamo che ogni piatto fosse un ricordo diverso, e ovviamente uno di quei ricordi con cui voglio che le persone se ne vadano, sono quelli del Messico perché è nel mio cuore».