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La Tecnologia ha liberato la moda

E l'ha resa accessibile a tutti

La Tecnologia ha liberato la moda E l'ha resa accessibile a tutti
Gucci Snapchat

C'è stato un tempo in cui la moda era un mondo lontano e inaccessibile, una realtà più simile alle favole che al mondo degli affari agli occhi del pubblico. Poi la situazione è cambiata. 

Numerosi sono i fattori che hanno rivoluzionato l'accessibilità alle sfilate, ma un ruolo decisivo va assegnato alle nuove tecnologie di comunicazione. C'è chi ha accolto questo cambiamento con entusiasmo e chi ha preferito storcere il naso davanti a tutta questa nuova accessibilità, rimpiangendo i vecchi tempi austeri. Quel che è certo è che il modo in cui le collezioni sono presentate coinvolge sempre di più il pubblico.

Come e perché siamo arrivati a questo punto? Nel 2010 la settimana della moda di Londra è stata la prima che ha permesso la visione via streaming delle sfilate. Da quel momento ha avuto inizio un susseguirsi di eventi mediatici, innovazioni tecnologiche e pubblicità virali per coinvolgere il pubblico negli show.

È il caso della collezione uomo FW16 di JW Anderson presentata sull'app Grindr oppure quella di Gucci che ha mostrato in esclusiva la sua collezione su Snapchat. Inoltre, non dobbiamo dimenticare la scelta di Tom Ford di lanciare la collezione donna con un videoclip musicale con protagonista la cantante Lady Gaga oppure la sfilata newyorkese di Givenchy aperta al pubblico attraverso la prenotazione del biglietto online.

Gucci Snapchat

L'ultimo caso non riguarda innovazioni tecnologiche, ma segna comunque una svolta: la moda sta diventando democratica? La mia risposta è sì. Ripercorrendo i passi che ci hanno portato fino a qui, mi sembra chiaro che le sfilate siano ormai a portata di un click. Chiunque può assistere all'ultima sfilata di Valentino comodamente seduta sul proprio divano di casa. 

Ma anche i brand ci guadagnano: considerando che l'organizzazione di una sfilata non costa meno di 400 mila euro, l'introduzione di nuove applicazioni social ammortizza la spesa grazie a un guadagno in visibilità e pubblicità gratuita. Dunque i brand sono alla continua ricerca di strategie di lancio sempre più ricercate e virali, attente alle nuove tendenze e in linea con i fenomeni mediatici del momento. 

Non è cambiata solo la fruizione della sfilata, ma anche l'idea che il pubblico ha dello show. Come dicevo all'inizio, la moda ha abbattuto ogni barriera tra sé e la gente comune, diventando una realtà sempre più accessibile. Il suo alone di mistero e di esclusività è ormai un ricordo: l'attesa per vedere le nuove collezioni si è ridotta al tempo che basta per caricare lo streaming. Ma soprattutto, noi siamo lì, siamo presenti alla sfilata, anche se solo virtualmente. 

Tutti sembrano guadagnarci: i brand che aumentano la propria visibilità, e il pubblico che può assistere in diretta alla sfilata e illudersi un po' di fare parte del front row.

Tuttavia, c'è un prezzo alto da pagare per avere questi vantaggi, come i ritmi frenetici delle sfilate e il rischio di esagerare con le presentazioni spettacolari, scivolando nel cattivissimo gusto. C'è infatti una minoranza che va contro tendenza e che vorrebbe tornare alle vecchie abitudini. Non si tratta di snobbismo, ma di selezione: il desiderio è quello di socchiudere di nuovo le porte per realizzare delle presentazioni più intime e per pochi del settore. 

È possibile allora un cambio radicale di rotta? Non credo. Siamo ormai talmente abituati a una moda accessibile e immediata che il ritorno all'esclusività sembra quasi una pazzia. E forse è meglio così, perché la moda è soprattutto un fenomeno di costume e sociale, dunque perché limitarlo a pochi prescelti?