
La radicale evoluzione di JW Anderson Il designer nord-irlandese ha sospeso a tempo indeterminato le sfilate del brand omonimo
Diciotto. Questo è il numero impressionante di collezioni che Jonathan Anderson sembrava destinato a firmare in un solo anno solare, secondo quanto speculato nelle ultime settimane. Una produzione quasi vertiginosa che avrebbe incluso Dior Homme, Womenswear, Haute Couture, oltre alle diverse linee del suo brand omonimo, JW Anderson, con ready-to-wear, resort e collaborazioni come quella continuativa con Uniqlo. Così, almeno, si era vociferato fino a poche settimane fa. Eppure, proprio alla vigilia del weekend è arrivata una notizia inattesa: JW Anderson sta per affrontare un radicale rebranding, abbandonando la corsa stagionale per trasformarsi in un brand lifestyle. La conferma è arrivata la mattina dello scorso 3 luglio, dalle pagine di WWD, che ha svelato nel dettaglio l’ambizioso cambio di rotta. La nuova identità di JW Anderson si concentrerà meno sulla stagionalità e più su prodotti di lusso essenziali e Anderson presenterà ufficialmente questo nuovo concetto con una speciale esposizione alla Galerie Joseph durante la settimana dell’haute couture di Parigi, oggi 7 luglio, aggiungendo così ulteriori responsabilità al suo già ricco portfolio di impegni. Stamattina sui social sono apparse le prime foto della campagna resort del brand che vede Luca Guadagnino, Joe Alwyn e Hailey Gates tra i protagonisti.
L’intervista approfondita pubblicata su WWD descrive inoltre una rivoluzione totale per JW Anderson: saranno abbandonate le collezioni stagionali e le sfilate regolari, i flagship store di Londra e Milano verranno temporaneamente chiusi per una completa ristrutturazione con riaperture previste per settembre, mentre il sito ufficiale del brand subirà una trasformazione radicale, diventando più essenziale e innovativo. Anderson ha descritto questo nuovo approccio come un ritorno alla valorizzazione dell’artigianato e della qualità, un concetto affine alla filosofia che lo stesso designer ha già indicato come punti cardinali della sua direzione creativa da Dior. La moda non scomparirà dal brand, ma sarà proposta con tempi e modi più lenti e ponderati rispetto al tradizionale ritmo della moda. «Se realizziamo un maglione, presenteremo un nuovo colore solo quando sarà necessario», ha dichiarato Anderson a WWD. «Non è necessario che ogni prodotto diventi immediatamente un successo. Si tratta di apprezzare un design, mantenerlo nel tempo e goderselo lentamente. È un processo più lento e riflessivo, fatto per riscoprire il valore intrinseco degli oggetti, proprio come concepisco la mia casa e il mio mondo.»
jonathan anderson designing for dior menswear and womenswear, jw anderson and jwa x uniqlo pic.twitter.com/KYyUdf7oHg
— noah (@pradachurch) June 2, 2025
Tra le novità più interessanti, JW Anderson darà spazio anche a prodotti lifestyle e artigianali di altri brand selezionati, tra cui Wedgwood, Hope Springs e Lucie Gledhill Jewellery, suggerendo che l’etichetta stia evolvendo verso una piattaforma esclusiva che combina una selezionata offerta multimarca con creazioni originali firmate JW Anderson. Dal punto di vista strettamente fashion, dunque, c’è da aspettarsi un approccio dichiaratamente slow fashion, con nuovi stili e colorazioni proposti solo quando Anderson sentirà che il momento è giusto, indipendentemente dal calendario ufficiale. Infatti, anche le sfilate alla London Fashion Week verranno sospese indefinitamente, anche se Anderson lascia aperta una porta per il futuro: «Faremo una sfilata solo quando sentiremo di avere qualcosa di importante da dire. Potrebbe essere fra un anno, due o forse tra tre mesi. Ma solo se ci sarà davvero un motivo per farlo».
Sui social è tornato in auge il dibattito relativo ai brand fondati da designer e su cosa farne una volta che i fondatori abbiano lasciato la guida creativa. In merito, la celebre citazione di Lee McQueen («we should just burn it down») viene menzionata sempre più spesso. In un panorama dominato da direttori creativi che sviluppano collezioni sempre più lontane dall’heritage delle maison, esercitando spesso un protagonismo che finisce per danneggiare sia la reputazione dei brand sia le vendite, la distinzione tra designer e marchio appare sempre più netta. Raf Simons è stato il primo a decidere di chiudere definitivamente il proprio brand, nonostante fosse probabilmente all’apice della sua traiettoria commerciale. Tuttavia, la recente decisione di Jonathan Anderson suggerisce che forse chiudere i battenti non sia l’unica soluzione e che ci siano, anzi, infinite altre modalità per portare avanti la propria legacy creativa. Come dichiarato dallo stesso Anderson nell’intervista, la priorità era ridare un senso al proprio brand, e sembrerebbe che il suo 40° compleanno, celebrato lo scorso anno, abbia rappresentato un momento di catarsi creativa in cui il designer ha deciso di capire davvero «chi sono io oggi».














































