
Proteste e litigi mandano in fumo il Polo della Moda di Max Mara
Il gruppo abbandona il progetto di riqualificazione di Reggio Emilia
02 Luglio 2025
Nelle ultime settimane Max Mara è finita nell'occhio del ciclone. Prima a causa degli scioperi avviati dalle lavoratrici del centro manifatturiero di San Maurizio, che accusano il brand di imporre condizioni di lavoro ingiuste. «Siamo fermi agli anni '80», aveva commentato la CGIL prima delle proteste di maggio. Adesso, la situazione critica scoperchiata negli ultimi due mesi ha portato a un altro dramma in casa Max Mara: la cancellazione del progetto Polo della Moda a Reggio Emilia. L'iniziativa, pensata per riqualificare l'area delle ex Fiere con il Gruppo come perno logistico e produttivo, aveva lo scopo di avviare una sorta di rinascita urbana della zona, ma il presidente di Max Mara Luigi Maramotti ieri ha annunciato la rinuncia «definitiva e irrevocabile» all'acquisizione della zona. La controversia delle lavoratrici di San Maurizio ha inciso pesantemente sulla scelta, in aggiunta al supporto da parte del sindaco di Reggio Emilia nei confronti delle dipendenti del brand, prossimo al 75esimo anniversario. Insomma, anche stavolta il Made in Italy, da tempo in crisi, fatica a risollevarsi e a proteggere la propria reputazione.
Secondo quanto dichiarato dai vertici di Max Mara, ciò che ha sancito la decisione del Gruppo di cestinare il progetto è stato il dibattito del 23 giugno, durante il quale secondo l'azienda si sarebbe parlato più delle denunce esposte a maggio che del progetto di riqualificazione. Il sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, ha incontrato le dipendenti di Max Mara in protesta e i rappresentanti della CGIL, esprimendo solidarietà e il proprio sostegno per l'applicazione del contratto collettivo nazionale - al quale l'azienda al momento non aderisce. La posizione di Massari sul tema deve aver convinto definitivamente Maramotti e il Gruppo a rinunciare all'investimento concordato. Dopo l'intervento pubblico, Max Mara ha anche mandato una lettera al Comune in cui lamenta la mancanza di un confronto diretto e giudica le parole del sindaco «allineate ad affermazioni unilaterali di una singola componente sindacale». Con i rapporti istituzionali così precari, se il Polo della Moda fosse andato effettivamente in porto Max Mara avrebbe potuto temere poi controlli e verifiche da parte di terzi, il che avrebbe minato ulteriormente il rapporto tra il comune e l'azienda.
Malgrado il Polo della Moda sia ormai un progetto finito in frantumi, la questione rimane aperta sia da un punto di vista istituzionale che aziendale. Il segretario della CGIL di Reggio Emilia, Cristian Sesena, ha criticato la decisione di Max Mara di interrompere il piano di riqualificazione, definendo la scelta come «strumentale e incomprensibile». In più, le lavoratrici Max Mara che a maggio sono entrate in protesta contro l'azienda si erano espresse in favore del progetto e non c'era stata alcuna richiesta da parte del sindacato di rinunciare al Polo. Era stato chiesto, invece, di far sì che la questione delle condizioni lavorative, un tema caldo in tutto il settore del Made in Italy e dell'artigianato italiano, rimanesse presente nell'agenda pubblica. In un momento così critico per i quartieri della manifattura italiani, che si devono confrontare con un calo della domanda e il conseguente disfacimento di interi poli produttivi, la perdita di un progetto multimilionario come il Polo della Moda rappresenta un fatto tragico per tutto il settore.
UPDATE 4.7.25: In risposta alle notizie riprese dalla stampa in questa settimana, Max Mara ha condiviso una nota pubblica che definisce la situazione «una campagna caratterizzata da disinformazione, sensazionalismo e superficialità». Facendo l’esempio ddi un gruppo di 68 lavoratrici Max Mara che negli ultimi giorni ha difeso il Gruppo dalla CGIL, affermando che l’opinione delle donne in protesta «non rappresenta la totalità delle lavoratrici», la nota smentisce che all’interno del Gruppo «ci sia un clima lesivo della dignità delle persone». Per quanto riguarda la decisione di abbandonare il progetto Polo della Moda, invece, il Gruppo ha ricondiviso le parole espresse dal Presidente Maramotti: «È francamente impossibile immaginare di realizzare il progetto in un clima di divisione e strumentalizzazione come quello che si è progressivamente venuto a creare. Nonostante l'impegno profuso dai nostri collaboratori, dai professionisti e dai funzionari dell’Amministrazione Pubblica, che ringraziamo, dobbiamo prendere atto delle perplessità e delle divisioni emerse».