
Tutto quello che c'è da sapere sulla prima biografia di Virgil Abloh
Firmata Robin Givhan, "Make It Ours" ripercorre la storia del designer che ha cambiato la moda
01 Luglio 2025
Tutti i più grandi miti della storia hanno una biografia, sia essa scritta da altri o dal protagonista. Come è stato raggiunto l'apice del successo? Come sono state cambiate le regole del settore? Sono queste le domande a cui tenta di rispondere questo tipo di libri. Nel caso di Virgil Abloh, designer rivoluzionario che ha cambiato per sempre la moda contemporanea e inaugurato una nuova era in cui lusso e streetstyle finalmente entrano in dialogo tra loro, non deve essere stato semplice racchiudere la sua storia in un libro. In primis, perché Abloh ha sempre espresso la propria visione pubblicamente, ha sempre reso accessibile il suo processo mentale; in secondo luogo, perché i suoi fan e chiunque abbia mai acquistato OFF-WHITE™ si sentono parte del movimento iniziato dal designer e non spettatori. È complesso, dunque, raccontare un progetto a qualcuno che ne è stato parte integrante: per questo motivo, la prima biografia ufficiale dedicata alla storia di Virgil Abloh dopo la sua scomparsa prematura nel 2021 è firmata da nientemeno che Robin Givhan, una delle giornaliste di moda più influenti al mondo, vincitrice del premio Pulitzer nel 2006. Dal titolo Make It Ours, il libro esprime al meglio lo spirito collettivo che ha da sempre caratterizzato il lavoro di Abloh, dalle persone che aveva accanto al suo fine principale, unire culture e generazioni distanti tra loro.
Ciò che distingue particolarmente la biografia di Abloh scritta da Givhan è il modo in cui viene approfondita la storia del designer. Non racconta per filo e per segno ciò che ha passato il designer, dalla nascita a Rockford, nel 1980, alla laurea in ingegneria civile, dal master in architettura fino al ruolo di direttore creativo per Louis Vuitton Men nel 2018, ma esamina la mentalità e le circostanze che hanno portato il creativo all'apice della fashion industry. Connettendo diversi spunti culturali, geografici e storici, Givhan spiega ciò che ha influenzato Abloh anche inavvertitamente, dal fatto che fosse figlio di migranti («La sua famiglia non portava con sé il trauma generazionale della schiavitù o della Great Migration», ha spiegato la giornalista in un'intervista a The Face), alla percezione che il mondo del lusso aveva inizialmente di lui e della comunità nera ancora prima che cominciasse la sua prima internship di moda da Fendi, nel 2009.
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Raccogliendo dati e parlando direttamente con le persone che hanno lavorato con Abloh, Givhan celebra l'eredità lasciata dal fondatore di OFF-WHITE™ dimostrando che prima di lui ci sono stati tanti designer appartenenti alla comunità afroamericana estremamente influenti nella moda (Edward Buchanan e Patrick Kelly, per fare due esempi), ma che lui è stato il primo a sfondare il soffitto di cristallo che rendeva il lusso un mondo elitario, solcato da razzismo ed esclusione, e a invitare altra gente precedentemente emarginata a prenderne parte. Come ha raccontato l'autrice di Make It Ours a Dazed: «Una delle cose che mi ha davvero sorpresa è stato il grado di connessione tra tanti designer della sua generazione. Tutti loro, a un certo punto, hanno collaborato o conversato con Kanye tramite Virgil, e sono rimasto affascinata dal senso di comunità che si è creato».