No, Anna Wintour non ha lasciato Vogue US Tutti i chiarimenti sulle ultime notizie dell’universo Condé Nast

Nel panorama instabile dell’editoria contemporanea, esistono poche certezze. Tra riviste che nascono e spariscono a ritmo stagionale, la figura di Anna Wintour al timone di Vogue US sembrava essere una di quelle colonne portanti impossibili da rimuovere. Per quasi quattro decenni, la sua presenza ha incarnato una continuità rara nel sistema moda, una certezza in un’industria in costante trasformazione. Eppure, dopo 37 anni, anche questa certezza è stata ridimensionata. Non si tratta, come molti titoli e testate hanno frettolosamente suggerito, di un addio o di un passo indietro, piuttosto di una riorganizzazione strategica degli equilibri di potere all’interno di Vogue US e del network globale di Vogue. Secondo quanto annunciato ufficialmente da Condé Nast, Wintour manterrà il ruolo di Chief Content Officer del gruppo e assumerà anche il titolo di direttore editoriale globale per tutte le edizioni internazionali del magazine. La vera novità, però, è l’introduzione di una nuova figura – ancora non annunciata – che assumerà il ruolo di Head of Editorial Content per Vogue US, con il compito di supervisionare sia l’edizione cartacea sia la strategia contenutistica per le piattaforme digitali e social.

A conferma di questo passaggio di testimone, è stata la stessa Wintour a intervenire con dichiarazioni che mostrano un raro equilibrio tra autocritica, visione e consapevolezza del tempo che passa. «Chiunque lavori in un campo creativo sa quanto sia essenziale non smettere mai di crescere nel proprio lavoro», ha detto al team di Vogue durante un incontro interno. Ciò che sembra emergere da questo cambiamento è la volontà di avviare un processo di rinnovamento per un magazine che, tanto tra gli addetti ai lavori quanto tra il pubblico generalista, viene spesso percepito come la più “classica” tra tutte le edizioni di Vogue. Nonostante l’influenza e la posizione di Wintour all’interno di Condé Nast rimangano sostanzialmente intatte, le sue nuove cariche sembrano avere oggi un valore più simbolico che operativo. Anche perché, di fatto, negli ultimi anni molte testate di moda hanno cominciato ad abbandonare la figura dell’Editor-in-Chief in favore di una direzione editoriale più fluida e trasversale, capace di operare su tutti i canali in un’ottica 360°. Wintour, ad ogni modo, continuerà a esercitare un’influenza significativa, come ha voluto precisare lei stessa: a partire dal presidio sull’industria della moda e sull’organizzazione del Met Gala, evento che negli anni ha trasformato in una delle piattaforme culturali più rilevanti del settore. «Continuerò a prestare molta attenzione alla moda, al nostro straordinario Met Ball e a tracciare la rotta per i prossimi Vogue World», ha assicurato. Con tono ironico, ha poi concluso: «E ovviamente, intendo rimanere l’editor di Vogue per il tennis e il teatro in eterno». 

I cambiamenti all’interno del sistema moda, che si tratti di brand, gruppi del lusso o mondo editoriale – sembrano indicare l’inizio di una nuova fase, in cui le dinamiche di potere vengono ridefinite e le figure centrali dell’industria assumono ruoli sempre più sfumati. Quando nel 1988 Anna Wintour assunse la direzione di quello che era il magazine di moda più influente al mondo, diede inizio a una trasformazione radicale della figura stessa dell’editor-in-chief. La sua nomina segnò il passaggio definitivo dall’editor come semplice interprete del gusto a una figura manageriale capace di guidare non solo il tono editoriale della rivista, ma l’intero ecosistema economico in cui essa operava. Sotto la sua guida, Vogue smise di essere soltanto una pubblicazione autorevole per diventare un brand globale, influente tanto nelle strategie pubblicitarie dei colossi del lusso quanto nella definizione delle gerarchie dell’industria. È in questa prospettiva che la sua leadership va riletta oggi: non solo come direzione editoriale, ma come architettura sistemica di un’editoria sempre più corporativa. Una realtà in cui i confini tra contenuto, pubblicità e strategia commerciale si sono dissolti, ridefinendo il ruolo del giornalismo di moda come parte integrante, e talvolta complice, del sistema che dovrebbe osservare. Probabilmente, la fine della carica di Wintour deriva sia dalla necessità, da parte di Condé Nast, di cercare una direzione creativa più giovane e al passo con i tempi, sia da una volontà personale dell’editor di rallentare i ritmi dopo 37 anni di regno indiscusso.