
Il rinascimento del cartaceo
Tutti vogliono più magazine e più libri, ma durerà?
23 Giugno 2025
Qualora foste nati a cavallo tra gli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, ricorderete con lucidità l’esperienza di andare in edicola il sabato mattina per cercare la nuova edizione del proprio giornaletto preferito, da Cioè a Focus, accompagnati da un genitore o un familiare che acquistava il quotidiano prediletto o un magazine di lifestyle come Cosmopolitan o Il Mucchio Selvaggio. Il cartaceo è stato fondamentale, almeno per il primo decennio di vita dei “vecchi” Gen-Z, come chi vi scrive. Le memorie della crisi dell’editoria causata dall’avvento dei primi social media sono tuttora nitide, anche perché, nonostante sembri passata una vita, parliamo solo di circa 15 anni fa. Eppure, qualcosa sta cambiando. Non tanto nell’editoria su larga scala quanto in quella indipendente: basti pensare che lo scorso marzo i-D Magazine e VICE sono tornati a stampare dopo lunghi periodi di pausa. Forse sarà che i social media sono ormai diventati invivibili, tra Elon Musk che ha potenzialmente rovinato per sempre Twitter e Meta che mira ad abbassare ulteriormente i livelli di informazione, togliendo la possibilità di visualizzare contenuti politici. Tra un regime di destra e l’altro e l’ascesa dell’AI in ambienti accademici, da oltre un anno si percepisce sui social media un forte incremento di narrative anti-intellettuali. È forse finalmente giunto il momento di abbandonare gli schermi blu?
@quinthebooks Best discovery ever, nothing makes me happier than reading my newspaper during breakfast and it’s all whimsy and philosophy and ecotericism #thoughtdaughter may you never forget me - Temachii
Effettivamente, l’esigenza di cercare rifugio in qualcosa di tangibile, reale e non filtrato da algoritmi diventa sempre più forte. Wired evidenzia come, da oltre un decennio, i social media abbiano rappresentato il fulcro della cultura digitale; tuttavia, recenti eventi hanno intensificato la sensazione che gli spazi online non siano più sicuri o efficaci per tutti. A ciò si aggiunge la minaccia costante della sorveglianza governativa che, nell’attuale panorama politico statunitense, si configura come un potente deterrente. Le piattaforme digitali sono diventate terreno fertile per pubblicità invasive e per la caccia incessante degli influencer a un engagement superficiale. Come sottolineato nell'articolo, tra i giovani newyorkesi, le zine stiano tornando a essere una modalità diffusa di comunicazione, informazione e creatività, con eventi appositi in continua espansione anno dopo anno.
It's pretty hard to achieve this online. This is just another of the reasons I love the printed newspaper. You can say so much with design and front pages.
— J.D.M. Stewart (@jdmstewart1) March 5, 2025
You can imagine a historian going back into newspaper archive to write about this. And coming across this front page. pic.twitter.com/cCF0g9p5UC
Anche in Italia, negli ultimi cinque anni, spazi e fiere dedicate all’editoria indipendente hanno conosciuto una crescita costante. A Milano, dal 2017, nel cuore di Corvetto, c’è ReadingRoom, uno store interamente dedicato a magazine di nicchia internazionali. Come racconta la fondatrice Francesca Spiller, «il fenomeno non va interpretato come un atto nostalgico o regressivo, un semplice ritorno a una modalità pre-digitale di lettura ritenuta più “autentica”». Piuttosto, si tratta del delinearsi di nuovi equilibri nella nostra esperienza quotidiana di fruizione dei contenuti, che oggi oscilla costantemente tra una dimensione tattile e una digitale. Oltre Milano, esistono altre realtà che stanno contribuendo in modo sempre più trasversale al ritorno del cartaceo lungo tutta la penisola. A Napoli, ad esempio, con Desina, il primo festival dedicato alla grafica e alle culture visive del Centro-Sud Italia, è stato creato un book market interamente dedicato all’editoria indipendente. Anche a Torino, tra il Salone Internazionale del Libro e Artissima, l’investimento sul cartaceo è ormai parte integrante della scena culturale cittadina.
In un’epoca in cui si dà per scontato che internet abbia compromesso in modo irreversibile la capacità di concentrazione, la lettura su carta resta uno degli ultimi gesti capaci di creare isolamento, anche solo momentaneo, dal rumore di fondo del digitale. Non si tratta più di una questione generazionale, anzi se è vero che distaccarsi completamente è quasi impossibile, è altrettanto vero che la Gen Z ha riscoperto il valore dell’immersione lenta e profonda. Secondo un sondaggio della Portland State University per l’American Library Association, il 61% di Gen Z e Millennial ha letto almeno un libro nell’ultimo anno, in qualsiasi formato, ma solo il 57% si definisce effettivamente un lettore abituale. Eppure, i numeri da soli non raccontano tutto. BookTok, i book club digitali e fisici e la rinnovata vitalità delle librerie indipendenti dimostrano che la domanda di contenuti complessi e riflessivi non solo esiste ancora, ma è in crescita. La pratica della biblioterapia creativa, ormai consolidata nel Regno Unito, suggerisce che la lettura non sia solo evasione ma anche cura: un modo per elaborare emozioni e ritrovare stabilità mentale. Come ricordato dalla biblioterapeuta Ella Berthoud alla BBC, e da studi pubblicati su The Lancet, l’immersione narrativa può realmente alleviare, rigenerare e rinvigorire.
@kelscruss no bc I can beat the algorithm #fyp #medialiteracy #news #printmedia #newspaper original sound - Frankie Bleau
In fondo, è questo il valore più profondo del rinascimento del cartaceo: costruire una comunità eterogenea, che nei magazine, nei libri e nelle pubblicazioni indipendenti trova uno spazio di ispirazione e verticalità, ma soprattutto un luogo mentale in cui tornare a respirare, senza essere attaccati da suoni assordanti e immagini sovrastimolati. Come ha sottolineato Spiller, riguardo alla clientela di ReadingRoom: «la nostra comunità è diversificata e include addetti ai lavori delle cosiddette industrie culturali, studi e agenzie creative, lettori incalliti ma anche studenti universitari: tutti possono trovare nei magazine – e negli approfondimenti che dedichiamo a questo mondo – ricerca, verticalità e ispirazioni». Un sistema di relazioni culturali che resiste alla standardizzazione e che, proprio nella fragilità del supporto cartaceo, trova la sua forza più autentica. Potrebbe davvero essere l’inizio di un nuovo rinascimento culturale.