A Guide to All Creative Directors

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Il mercato delle borse vintage paura non ne ha

A dimostralo c’è il ricavato di 4,4 milioni di euro dell’ultima asta di Christie’s

Il mercato delle borse vintage paura non ne ha A dimostralo c’è il ricavato di 4,4 milioni di euro dell’ultima asta di Christie’s

È inutile negarlo: le borse sono il segmento trainante di tutto il luxury. Infatti, non è un caso che, con il continuo rincaro della pelletteria nelle maggiori Maison, la clientela si sia sentita sempre più scoraggiata a investire in modelli nuovi, percepiti come eccessivamente cari rispetto al loro valore d’uso o alla loro longevità stilistica. Certo, ci sono borse e borse: alcune rappresentano una moda passeggera, mentre altre – nonostante il tempo – continuano a incarnare un’aspirazione romantica e una forma di investimento sicuro. In questo contesto, il vintage è diventato molto più di una tendenza estetica: è un linguaggio comune tra clienti aspirazionali, collezionisti, reseller e nuovi speculatori. Come riportato da Pambianco News, l’asta Handbags Online: The Paris Edit organizzata da Christie’s a fine aprile è solo l’ultimo segnale di un’economia parallela che ormai si muove con logiche proprie, spesso più stabili e interessanti di quelle del retail. I 4,4 milioni di euro raccolti non sono solo una cifra da titolo, ma confermano un trend più profondo: il mercato delle luxury bag di seconda mano non viene minimamente toccato dalla crisi del lusso. Al contrario, sembra rafforzarsi proprio mentre il mercato primario fatica a generare desiderio. La domanda, oggi, non si limita più al nuovo, ma si concentra su rarità, materiali esotici, pezzi fuori produzione o in edizione limitata. Non è un caso che il 76% dei pezzi battuti all’asta siano stati venduti sopra la stima massima: un Kelly in coccodrillo porosus non è solo un oggetto da desiderare, ma un asset con un valore riconosciuto e, soprattutto, crescente.

La continua crescita del segmento vintage sottolinea come il mercato secondario del lusso sia diventato l’unico a vedere una clientela realmente coinvolta e disposta a spendere. Mentre il mercato primario rincorre nuove trovate tra collaborazioni, edizioni capsule e global ambassador,   per giustificare aumenti di prezzo e cicli sempre più rapidi, il second hand si fonda su narrazioni di autenticità, esclusività e durata. Non a caso, anche in Cina – il grande punto dolente del lusso post-pandemia – si è registrato un boom di piattaforme e negozi second-hand, nonostante il vintage andasse “contro” i valori tradizionali di consumo. Le ragioni sono molteplici: da una parte c’è la ricerca di un consumo più consapevole, dall’altra la consapevolezza che i veri tesori, e quindi i veri investimenti, appartengono ai decenni passati. L’effetto è una polarizzazione del comportamento d’acquisto, se da un lato c’è chi rincorre la novità, dall’altro chi costruisce un portafoglio di oggetti-simbolo con lo stesso rigore con cui si selezionano immobili, orologi o opere d’arte. 

@charlesgross The most expensive and rare handbag in the world. Some fetching prices over 500,000 USD - While I’ll probably never be offered one, the unbelievably meticulous craftsmanship and stabdards make this bag art. And a joy to admire. #mostexpensive #birkin #unboxing #fashionphilepartner original sound - Charles Gross

Dopo anni dominati da piattaforme come Vinted, eBay o Vestiaire Collective – nate per rendere democratico l’accesso al second hand – e dal boom dei thrift store e dei mercatini nelle grandi città, il mercato sta vivendo una nuova trasformazione. Che le aste siano la nuova frontiera del luxury vintage? Certamente, circuiti come Christie’s e Sotheby’s restano riservati al segmento dei clienti ultra-lusso, non perché non siano accessibili al pubblico, ma perché tendenzialmente i prodotti offerti vanno ben oltre le capacità d’acquisto dei clienti aspirazionali. Allo stesso tempo, realtà ibride come Catawiki – una delle principali piattaforme europee di aste online – stanno intercettando una nuova fascia di pubblico, più giovane e culturalmente connessa. Come quanto riportato da Owler, nel 2023 la piattaforma ha registrato un fatturato di 98 milioni di euro, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente, nonostante un contesto macroeconomico instabile. La recente introduzione della funzione “Buy Now” ha portato a un aumento del 20% nel numero di venditori attivi, segno che il confine tra resale e investimento si sta assottigliando. 

Il panorama del vintage è ormai diviso in due fazioni: da una parte il secondhand sta risalendo di livello, spostandosi sempre più verso il mondo delle aste, dove comprare usato non è più un gesto dozzinale bensì elitario; mentre dall’altra ecosistemi un tempo riservati soltanto ad alcune classi di consumatori stanno diventando via via più democratici. Una dinamica a doppio senso che si manifesta chiaramente nell’interesse crescente di piattaforme come Catawiki, che accanto alle aste tradizionali di Christie’s o Sotheby’s offrono la possibilità di accedere a oggetti di valore senza necessariamente appartenere al segmento ultra-high net worth. La convergenza tra democratizzazione e riscoperta del valore autentico sta trasformando radicalmente l’approccio al consumo. Se in passato la moda second hand poteva essere considerata una semplice alternativa più economica al nuovo, oggi si configura come una forma superiore di lusso. Mai come prima, ora il vintage di fascia alta non rappresenta più solo un’alternativa, ma incarna il vero luxury, un lusso che trova nella consapevolezza e nella competenza il suo elemento distintivo più forte.