
Fendi salterà di nuovo la Milan Fashion Week Men’s
Il brand ha preferito sfilare a settembre con un nuovo show co-ed
29 Aprile 2025
La moda, di questi tempi, è piena di strani misteri. La nomina di Jonathan Anderson da Dior, ad esempio, priva di un preciso titolo e avvenuta a metà, senza l’addio di Maria Grazia Chiuri che molti si aspettavano che adesso si dice arriverà dopo lo show romano del brand. Oppure, come nel caso di Fendi: tutti i bookmaker davano Silvia Venturini Fendi in uscita a favore di un nuovo direttore creativo che sarebbe dovuto diventare la guida del brand – le voci dicevano che avrebbe dovuto trattarsi di Pierpaolo Piccioli, ma ancora non abbiamo conferme. Eppure la cosa non è avvenuta, anzi. Il brand ha annunciato ieri pomeriggio che, dopo l’ottimo show del centenario visto alla scorsa Milano Fashion Week Woman’s, replicherà con un nuovo show co-ed che si svolgerà ancora una volta sotto la guida di Silvia Venturini Fendi. Chi legge non fraintenda: Silvia Venturini Fendi è una brillante designer di menswear, una geniale designer di accessori e pure il womanswear che abbiamo visto la scorsa stagione è stato molto apprezzato. Tanto più che con la presenza della figlia, Delfina Delettrez Fendi, che rappresenta la quarta generazione consecutiva a occuparsi del brand, gli affari sono rimasti in famiglia. Non di meno non si può fare a meno di chiedersi se non ci siano stati dei ritardi o dei cambi di rotta rispetto a un cambio creativo che, per quello che riguarda un po’ l’intera critica e pubblica, potrebbe tranquillamente non avvenire. Ad ogni modo, sia come sia, rimane una certezza al netto di tutto: dopo Zegna, la Milan Fashion Week Men’s di giugno ha perso un altro grande nome per questa stagione – il che ci fa presumere un’edizione alquanto sgonfia per quello che riguarda i grandi brand italiani.
In effetti, facendo qualche conto, gli show dei grandi brand che ci aspettano a giugno saranno quelli di Prada, di Dolce&Gabbana e i doppi show di Giorgio Armani e di Emporio Armani, oltre a classici indie della programmazione come MSGM e Sunnei. Non esistendo un calendario ufficiale, comunque, possiamo solo sapere che due illustri invitati alla festa non saranno presenti – questo non significa che la festa sarà noiosa, ma sicuramente sarà più piccola. Non è un mistero che già dallo scorso gennaio diversi brand abbiano preferito per compattare i propri show in un più agile (e relativamente economico) formato co-ed andando a ingrossare le fila della Milan Fashion Week Women’s. Sembrerebbe ormai avviato un processo di “sifonamento” che vede i grandi brand globali aggregarsi all’edizione più massiccia e mediaticamente rilevante della fashion week femminile, andando progressivamente a impoverire un calendario maschile che, se dovesse perdere di rilevanza, potrebbe iniziare a diventare come la London Design Week Men’s, rimpicciolitasi al punto da non essere più rilevante o economicamente sostenibile per i brand locali e trasformatasi in un semplice showroom che presenterà collettivamente durante la Paris Fashion Week.
@nssmagazine Tomorrow’s @fendi FW25 show will celebrate the brand's 100th anniversary. To mark this milestone, the invitation is a book filled with the Fendi family’s memories. What do you think? #fendi #fw25 #100th #fendianniversary #runway #fashiontiktok luther - Kendrick Lamar & SZA
Il che potrebbe essere interpretato come un progressivo adeguamento della moda ai nuovi volumi di vendita del mercato, e dunque come quel tipo di rallentamento e ridimensionamento di cui l’industria aveva bisogno, oppure come una nuova tappa di quel lento disfacimento che sta interessando il classico sistema delle fashion week. Se New York e Londra sono in relativa decadenza come grandi capitali della moda, oggi anche le fashion week di Parigi e Milano rivaleggiano con le edizioni “locali” di Shanghai e Copenhagen, mentre sempre più semplici presentazioni sono in grado di attirare più attenzione organica da parte delle fashion communities dei grandi brand più “bolliti”, oppure si trasformano in vere e proprie sfilate ufficiose. Un altro fenomeno che vediamo a Milano (e nel caso dell’uomo) è un flusso di brand stranieri e spesso mai sentiti prima che, forti del denaro dei loro ricchi investitori, presentano show anche di tutto rispetto che però poco o nulla apportano allo spessore collettivo della scena del design milanese – non tanto per la qualità dei design, spesso buona, quanto perché questi brand esistono e lavorano altrove e usano Milano più come un temporaneo palcoscenico che una vera e propria casa. E infatti, forse, la cosa migliore di una fashion week maschile priva di grandi nomi è che il calendario sa ancora dare spazio alle nuove ed eccitanti voci del design milanese come Federico Cina, Magliano o Mordecai.