A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

A Guide to All Creative Directors

Vedi tutti

Che cosa sono le "Freedom Cities" che vogliono i miliardari?

Nuove città-stato per la nuova generazione di oligarchi

Che cosa sono le Freedom Cities che vogliono i miliardari? Nuove città-stato per la nuova generazione di oligarchi

Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, il mondo dei miliardari sta sorridendo. Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos sono i nomi celebri saliti sul carro del vincitore, ma oltre a loro c’è un gruppo di multimiliardari che sta esultano perché da anni corteggia l’attuale presidente degli Stati Uniti per poter attuare un piano fantascientifico e, a tratti, distopico: la creazione delle “Freedom Cities”, città senza leggi fiscali e politiche, costruite a tavolino nei deserti americani o in acque internazionali, con lo scopo di poter investire miliardi di dollari in campi disparati senza alcun tipo di impedimento. Le Freedom Cities sono a tutti gli effetti delle città-stato, ovvero zone franche in cui gli investitori possono aggirare le regole fiscali e sperimentare tecnologie controverse, come le cure anti-invecchiamento, l’energia nucleare e le sperimentazioni con intelligenze artificiali, senza la necessità di una supervisione normativa e morale. Dietro a questi laboratori di miliardari si celano associazioni e lobby come Freedom Cities Coalition, che stanno cercando di convincere il presidente Trump e il Congresso americano ad autorizzare la costruzione delle città sul territorio statunitense.

@hayleyyjay They’re now proposing they build “as many as the market can handle.” #tech #freedomcities #taxes #america #politics original sound - Hayley

Già nel 2023, in piena campagna elettorale, Trump aveva infatti promesso di costruire dieci Freedom Cities, per «riaprire la frontiera, riaccendere l'immaginazione americana e dare a centinaia di migliaia di giovani e di altre persone [...] una nuova possibilità di avere una casa di proprietà e, di fatto, il sogno americano». Gli Stati Uniti sarebbero dunque pronti ad accogliere sul proprio suolo il piano distopico ed elitario dei multimiliardari perché, come si legge sul sito di Freedom Cities Coalition, «il 28% del territorio statunitense è di proprietà federale e [le città] saranno situate strategicamente nel cuore dell'America». Il sogno di città destinate esclusivamente ai miliardari e con leggi autonome sembra avere radici profonde nel tempo. Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, aveva progettato già nel 2008 una città galleggiante in acque internazionali e sempre nello stesso anno ha fondato il Seasteading Institute, un’organizzazione no-profit che si prefigge di costruire startup cities nel mezzo dell’oceano. Nel 2021, l’ex CEO di Walmart Marc Lore annunciò di aver progettato Telosa City, una «città del futuro» totalmente sostenibile e con una popolazione di 5 milioni di abitanti, basata sull’ideologia economica georgista, secondo cui le persone dovrebbero appropriarsi di ciò che creano attraverso il proprio lavoro. Sempre nel 2021, il principe saudita Mohammed bin Salman presentò il progetto di The Line, la città futuristica lunga 170 km, alta 500 metri e larga 200 metri, che avrebbe fatto parte di NEOM, un progetto molto più ambizioso che doveva cambiare l’immagine dell’Arabia Saudita (secondo il Wall Street Journal non sta andando tutto secondo i piani). Infine, è ormai di dominio pubblico il piano di Elon Musk di colonizzare Marte e popolarlo con un milione di abitanti entro il 2045.

Una Freedom City che segue le regole della Freedom Cities Coalition esiste già. Si tratta di Pròspera City, una città-stato situata sull’isola di Roatán, in Honduras. Pròspera è stata fondata nel 2017 grazie a investimenti da fondi di venture capital sostenuti dai miliardari della Silicon Valley, come Peter Thiel, Sam Altman e Marc Andreessen, ed è costruita in una giurisdizione semiautonoma nota come ZEDE (Zone for Employment and Economic Development). Totalmente privata e a scopo di lucro, con un proprio governo che corteggia gli investitori stranieri grazie a tasse basse e a una regolamentazione leggera, Pròspera è il prototipo di una società plutocratica in cui lo stato di diritto viene completamente rimpiazzato dai miliardi. Se le Freedom Cities diventeranno realtà saranno il sogno distopico di qualche miliardario che sarà riuscito, grazie al denaro e ai suoi privilegi, ad aggirare le norme e a costruirsi un proprio mondo autonomo. Come dichiarato da Gil Duran, ex consulente politico e giornalista, in un’intervista a Wired US la deregolamentazione delle Freedom Cities avvantaggerà solo i finanziatori ultra ricchi: «Saranno città senza democrazia, [...] senza diritti dei lavoratori. Saranno città in cui i proprietari della città, le corporazioni, i miliarddari avranno tutto il potere, mentre tutti gli altri non ne avranno».