
I 5 migliori show della Berlin Fashion Week FW25
Questa stagione, per la moda tedesca, vince l’estetica underground
10 Febbraio 2025
Più tempo passa, più Copenhagen e Berlino diventano la più interessante fucina per la moda e i creativi indipendenti. Ciascuna città ha una propria vibe: più funzionale e minimal, anche se non priva di una certa rudezza punk, Copenhagen; più underground e sperimentale Berlino, dove si percepisce forte l’influenza della cultura del clubbing locale, ma anche una serie di sensibilità più underground che hanno portato sulla passerella collezioni distintamente giovanili, oltre che per nulla bourgeois – a differenza di quanto si vede ogni stagione nelle Big Four, dove l’impostazione commerciale della moda soffoca l’estro un po’ ribelle dei giovani. Questa stagione, Berlino è stata piena di grandi talenti – e noi abbiamo individuato i cinque show che ci hanno maggiormente colpito. Vuoi per concept, vuoi per la portabilità di abiti che vorremmo indossare direttamente dalla sfilata, vuoi per un guizzo nell’esecuzione, tutti e cinque sono stati forse i più notevoli in una settimana ricca di nomi eccitanti la cui freschezza e libertà creativa sarebbero un toccasana anche per Milano e Parigi.
Ecco i 5 migliori show della Berlin Fashion Week FW25.
1. GmbH
Serhat Işık e Benjamin Huseby sono forse i due designer più internazionalmente noti della programmazione berlinese che, dopo qualche stagione presentata a Parigi, sono tornati con notevole profitto nella cornice della moda tedesca dove le loro creazioni riescono a respirare meglio. Il contesto berlinese è in effetti il migliore per GmbH, che questa stagione, pur non abbandonando la propria caratteristica spalla calata presente di alcuni dei look, hanno virato verso un mondo di sartoria fetish (partecipando a un trend che è stato lanciato e sta trovando parecchia trazione in queste settimane) in cui i pantaloni del classico completo vengono indossati con cuissards di pelle o addirittura sotto un lungo cappotto à-la-Patrick Bateman ne compare un secondo, lunghissimo, in cuoio. Utilizzando il proprio approccio per rendere androgino il power suiting, poi, i baveri di alcune giacche sono diventati cappucci, o lunghe tuniche di pelle sono finite sopra le classiche camicie con cravatta. Il tutto in una collezione estremamente portabile, dietro la cui concisione si intuisce non solo una grande sicurezza ma una visione estremamente chiara.
2. Balletshofer
@berlinfashionweek Balletshofer impressions AW25 film credits Creative Agency: EX EX EX @exexex.berlin Executive Producer: Tobias Holz @Tobiasholzzz und Hans Bussert @Hansbussert Creative Producer: Laura Schowe @lauraschowe Production: Jackz Production @jackz.productions Cinematographer: Omar Zaki omarzaki Kimani Schumann @kimanischmumann Elisa Daniel @elisadaniel18 Max Jackwerth @mx.jack Julien Barbès @studiojulienbarbes Editor: Katharina Sušec @katcallz_ music credits Gallegos - Non Stop @gallegos_1991 Label:@onloopofficial #berlinfashionweek #studio2retail #AW25 Originalton - berlinfashionweek
Balletshofer, che è il cognome del founder Alan Balletschofer, è un brand piccolo e indipendente che sta svolgendo un interessantissimo lavoro sul concetto di uniforme. Provando a fondere il classico completo grigio nelle sue moltissime declinazioni con silhouette estremamente più giovani e moderne, usando la lana di un completo per creare ciò che di base è una tracksuit “elevata”, Balletschofer brilla per il suo autocontrollo creativo che lo porta a martellare lo stesso concept senza però ripeterlo, utilizzando una palette minima di colori e definendo una silhouette precisa e moderna – così “quotidiana” che durante lo show i modelli sfilavano tenendo in mano caffè o giornali ma anche parlando frettolosamente al telefono.
3. SF10G
Fondato da Rosa Marga Dahl e battezzato con l’acronimo che richiama il monolocale dove Dahl, ancora studentessa, ha creato il proprio moderno brand (dotato di tre linee un po’ come Maison Margiela), SF10G ha creato quest’anno la propria collezione migliore presentandola in una dei più prestigiosi templi dell’underground berlinese, ovvero il Berghain. La collezione era una sorte d’ode d’amore all’indie rock dei primi 2000 e ne ricreava l’estetica dura, glam e noncurante con una svolta, però, molto contemporanea: si avvertivano infatti le chiare ascendenze del design ma non si poteva certo dire che questi ultimi fossero derivativi. Un delizioso omaggio all’epoca dell’Indie Sleaze erano gli occhiali a serranda prodotti in collaborazione con Newformat e stampati in 3D. Tra converse, jeans a vita bassa, giacche da parata virate in nero e lampi d’addomi nudi e tatuati, Dahl ha firmato una delle collezioni più sexy della stagione berlinese.
4. Clara Colette Miramon
Restando nel mondo notturno, ma scambiando il selvaggio rave per un nightclub infinitamente più decadente, Clara Colette Miramon ha firmato una collezione d’ispirazione religiosa e intitolata "Maria hat geholfen" (in italiano “Maria ha aiutato”) mescolando rimandi alla maternità, scolli di abiti di satin ricamati come contrafforti gotici, corsetti oscuramente romantici e l’occasionale top con singola spalla calata, Miramon è stata una stupenda fantasia dark durante questa programmazione berlinese. La mano della designer cade un po’ più pesante sui (pochi) pezzi della collezione più immediatamente moderni, specialmente delle puffer jacket troppo funzionali per non rompere le atmosfere gotiche evocate da Miramon – ma nel complesso la sua collezione ha un senso dello storytelling e un approccio tematico al design che a molti show di womanswear che vediamo oggi manca.
5. Haderlump
Per questa stagione, Johann Ehrhardt ha preso possesso di un intero deposito ferroviario, l’ S-Bahn Berlin Werk Schöneweide, per presentare una collezione dove la drammatica silhouette sartoriale, tinta di un indubbio senso del moderno, prendeva vita attraverso texture, lavaggi, tinture e un gioco di proporzioni ammirevole. La teatrale sartoria storica (immaginate cappotti lunghissimi che annodati in vita diventano lunghi abiti da sera, redingote aliene dotate di cappuccio asimmetrico e diversi abiti da sera decostruiti) si è mescolata senza alcuna forzatura in una larga metà della collezione che includeva invece capi modernissimi, su cui era stato fatto un interessante lavoro di distressing.