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Marni e la possibilità di una creatività vendibile

Abiti in latta e look da ufficio, lo Yin e lo Yang secondo Francesco Risso

Marni e la possibilità di una creatività vendibile  Abiti in latta e look da ufficio, lo Yin e lo Yang secondo Francesco Risso

Spesso, per consolidare la propria identità artistica, i brand cercano un luogo in cui affondare le proprie radici. Nel caso della Marni di Francesco Risso, non serve. Lontano dalla New York di un anno fa, ancora di più dalla Tokyo dello scorso febbraio, lo show di Parigi ha confermato ulteriormente il posizionamento di spicco del brand all’interno del sistema moda, nella calma della residenza un tempo appartenente a Karl Lagerfeld. Gli aspetti che hanno stupito l’audience durante la sfilata sono molteplici, e hanno a che fare non solo con il setting, un paradiso metropolitano che tra una strisciolina di prato verde e le camere del palazzo ha creato un contesto intimo, in cui gli abiti arrivavano a sfiorare le gambe dei seduti in prima fila, ma anche con l’oggettiva varietà stilistica e il savoir faire della maison. Ogni look della SS24 di Marni aveva uno scopo preciso, un vissero tutti felici e contenti che fonde sogno e realtà, facendo felice sia la pop star che apparirà sul red carpet, sia la cliente di Piazza San Marco; sia la madrina OTB, sia i fanatici della moda concettuale. Se nelle ultime stagioni ci eravamo disperati di fronte alla morte della sfilata come espressione artistica, Risso ne ha resa possibile la resurrezione. 

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Su sedute gonfiabili sparse per il giardino dell’’Hotel e delle sue stanze, gli ospiti dello show di ieri hanno assistito ad un alternarsi di silhouette funzionali e look carichi di magia. La prima modella non ha indossato che una gonna a sirena in camoscio beige e un tank top in maglia azzurro cenere, la seconda un impermeabile strutturato e una gonna in pelle, ma sono arrivati poi stivali con kitten heel in velluto, tailleur a righe colour-block - codice fisso nel DNA Marni - strutturati da crinoline organicamente ricurve, e mini dress in patchwork di illustrazioni floreali. I primi secondi dello show hanno spinto i presenti a notare la capacità sartoriale della maison, tra un abito A-line che si faceva ampio attraverso forme ariose e una giacca bubblegum pink dal taglio netto, perfettamente geometrico, mentre pochi attimi dopo tutti sono rimasti a bocca aperta nel vedere complessi bouquet di fiori in latta solcare la passerella su stretti tubini neri. Di questa collezione si poteva apprezzare ogni look, ogni combinazione cromatica e ogni costruzione stilistica grazie ad un perfetto equilibrio tra opposti. 

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Elementi preppy chic erano presenti nel plaid colorato, nei trench grigio ufficio e nell’accostamento camicia bianca e maglia a coste, ma c'era anche una forte presenza gender fluid, esposta nelle jumpsuit sgambate che indossavano i modelli e negli accessori, distribuiti senza concezione di genere. Il senso di praticità della camicia azzurro cielo è stato snaturato, mentre lo spirito fantasioso di un gioco di stacca-attacca floreare è stato reso più funzionale da tagli netti, evidentemente complessi nella loro produzione ma non per questo irriconoscibili da chi non è solito masticare l’ironia fanciullesca della scuola Marni. In questa SS24 Risso ha saputo giocare con l’ago della bilancia astutamente, disegnando una linea di abbigliamento che rappresenta al meglio lo Yin e lo Yang di cui avrebbero bisogno tutti i brand oggi: la vendibilità di un paio di pantaloni in pelle, plastici e perfettamente scolpiti attorno alle gambe delle modelle, e la narrativa fantastica di abiti in latta che, usando un materiale povero, esplorano i limiti della fantasia, tra fiaba e favola. Lo show ha proposto il giusto numero di look che vedremo apparire sulla cover delle principali testate di moda nei prossimi mesi e di capi che, nelle vetrine dei flagship store della maison, faranno girare la testa alle clienti. Allo stesso modo, il casting ricco di volti freschi, giovani e tatuati ha prodotto un ottimo contrasto con lo sfondo della sfilata, portando all’estremo lo scontro tra moderno e storico. Mantenendo salda l'identità del brand, Francesco Risso ha portato a Parigi una collezione pura, onesta nel suo scopo commerciale ma ricca di sorprese artistiche che ci rimandano alla citazione più famosa del Mago di Oz: «Un cuore non si giudica da quanto tu ami, ma da quanto sai farti amare,» e il cuore di Marni sa farsi amare benissimo.