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«Nella factory di Tommy Hilfiger e Richard Quinn»: viaggio dentro una collaborazione

I due designer raccontano lo show tenutosi durante la New York Fashion Week

«Nella factory di Tommy Hilfiger e Richard Quinn»: viaggio dentro una collaborazione I due designer raccontano lo show tenutosi durante la New York Fashion Week

All'inizio di questa settimana Tommy Hilfiger ha celebrato il suo ritorno alla New York Fashion Week con una sfilata che ha proposto una versione ampiamente inclusiva e giocosa della classica estetica preppy. La collezione stessa presentava un'ampia varietà di capi creati in collaborazione con lo stilista britannico Richard Quinn, che ha dato vita a una fusione ibrida dei codici tradizionali di Tommy Hilfiger, con un tocco di pop contemporaneo grazie alla sua vision eccentrica. 

È stata una sfilata piena di pezzi teatralmente oversize, giacche di pelle borchiate, varsity reinterpretate e gonne a pieghe, che hanno reso perfettamente l'idea di un classico crossover tra Gran Bretagna e America con una marcia in più.  Per quanto riguarda il processo creativo, Richard Quinn ha spiegato:

«Essendo britannico e pensando all'idea delle università americani e dei brand storici, mi viene sempre in mente Tommy. Così, quando il suo team ci ha contattato, è successo tutto in modo naturale, ed è stato davvero emozionante lavorare su capi ed estetiche su cui di solito non avremmo mai lavorato. Come la giacca varsity, che è un pezzo iconico del repertorio americano. Anche in Inghilterra è un capo iconico che la gente indossava quando cresceva negli anni Ottanta, e anche i cappellini erano un vero e proprio elemento culturale e di grande aspirazione, soprattutto se visti dall'esterno. È stata quindi una vera opportunità per noi, per imparare a conoscere questi pezzi e reinterpretarli. Ci è stato inviato anche molto materiale dall'archivio di Tommy e abbiamo potuto vedere alcuni pezzi iconici delle loro campagne e persino pezzi vintage provenienti dagli anni Cinquanta e Sessanta, per poi metterli insieme in modo da riflettere la nostra visione». 

Anche lo stesso Tommy Hilfiger si è detto molto soddisfatto: «Non mi aspettavo che venisse fuori una cosa così bella. In passato abbiamo fatto collaborazioni di ogni tipo, ma mai con un artista o un designer. Quindi è stata tutta la differenza del mondo, perché lui ha preso la sua creatività e l'ha portata a un altro e più ambizioso livello», ha spiegato Hilfiger, la cui decisione di coinvolgere lo stilista è stata presa circa un anno fa. «L'ho notato per la prima volta ai British Fashion Awards lo scorso novembre, quando ha vestito Kylie Minogue che si esibiva con tutti i suoi ballerini, ed è stato così illuminante vedere il suo lavoro su stampe e colori. Tutti al mio tavolo, da Kris Jenner a Imran Amed di BOF, erano così affascinati dal suo talento. Da quel momento ho capito che dovevamo metterci in contatto».

Essendo la perfetta intersezione di riferimenti britannici e americani, questa collezione è stata di per sé una celebrazione della cultura e delle persone, come è emerso anche dalle decisioni prese per il casting. La sfilata comprendeva una varietà di persone diverse, di tutte le taglie, età e identità di genere, tutte acconciate a modo loro, il che è stato un indicatore promettente del fatto che la collezione stessa è in realtà per tutti.