FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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I 5 migliori show della New York Fashion Week SS26 L’inatteso highlight è stato il debutto di LII in passerella

La New York Fashion Week SS26, conclusasi ieri a Manhattan, ha rappresentato una buona prova di vita per la moda americana, con oltre 50 designer che, tra sfilate e presentazioni, hanno sfoggiato collezioni ispirate a un mix di classico stile americano, sapori avant-garde e proporzioni spesso assai elaborate. In un'edizione segnata da un’alta polarità tra il lungo abito da ballo e il guardaroba quotidiano e da un focus su silhouette commerciali, la settimana ha segnato la maturazione della moda newyorkese. Tra gli highlight indiscussi spiccano Fforme, con la sua eleganza minimalista e scultorea che ha ridefinito i contorni del tailoring; Altuzarra, con i suoi stupendi  pantaloni e giacche di pelle, in una collezione mai stata tanto chic; e Khaite, che si riconferma uno tra i pochissimi brand in grado di fare del valido minimalismo e che quest’anno ha preso una virata tenebrosa che ha molto aiutato la sua estetica.

Ma ecco i 5 migliori show della New York Fashion Week SS26.

1. Brandon Maxwell

Brandon Maxwell ha festeggiato i suoi 10 anni di carriera con una collezione SS26 che trasuda ottimismo e un perfetto equilibrio tra nostalgia vintage e texture futuristiche. Presentata in una passerella intima e luminosa, la sfilata si è aperta con abiti floreali leggeri e fluidi, che evocano i giardini inglesi degli anni '90, per poi evolvere in silhouette strutturate con tocchi metallici e drappeggi asimmetrici. I colori vivaci, dal giallo sole al rosa cipria, hanno dominato la palette, mentre dettagli come spalline oversize e gonne a balze aggiungono un flair giocoso. 

2. LII

Zane Li ha fatto il suo ingresso trionfale alla NYFW con la collezione SS26 di LII, trasformando il brand fondato nel 2023 in una voce originale nella semplicità e nell’ingegno delle sue creazioni. Radicata in un'estetica di "soft strength”, la sfilata si è aperta con look creati da layering sovrapposti di cinque maglie di cotone, con una coordinazione di colori impeccabile, che erano insieme caotici e incredibilmente razionali. Il resto dello show è proseguito con capi a metà tra l’utilitario e il totalmente astratto, con uno styling onestamente ineccepibile e una maestria e un controllo tale delle silhouette e dei materiali da stupire in un design che sta facendo il suo debutto.

3. Anna Sui

Anna Sui ha incantato il pubblico con una SS26 che rivisita il suo iconico bohemian vibe, infondendolo di un tocco contemporaneo e giocoso. La passerella, immersa in un'atmosfera da festival anni '70, ha presentato pinafore dresses in cotone stampato, slip con cascate di rouches e mesh trasparente con motivi floreali e paisley. Colori vividi come arancione bruciato e blu notte dominano, mentre accessori come cappelli flosci e borse a tracolla aggiungono un'aria nomade. Questa collezione non è solo un omaggio al passato di Sui, inclusi richiami ai suoi show del '94, ma è stata un momento di sincerità che ci ha fatto capire che il passato ci manca precisamente per la sua giocosa ingenuità.

4. Eckhaus Latta

Mike Eckhaus e Zoe Latta hanno elevato il loro senso di estrema coolness nella SS26, focalizzandosi su texture molto accoglienti (ci si sente comodi solo a guardare il lookbook) e tagli molto puliti e contemporanei che mescolano sensualità e minimalismo in una maniera che ricorda i classici moderni del genere come Lemaire e Auralee. La sfilata si è aperta con ensemble neri totali, canotte trasparenti e pantaloni fluenti, per poi sfociare in top con cutout, borchie metalliche e abiti in maglie leggere. Il tutto però con tagli assolutamente indovinati, e pezzi i cui materiali elevavano moltissimo dei design solo ingannevolmente semplici.

5.  Elena Velez

Elena Velez ha chiuso la settimana con una SS26 intima e riflessiva, caratterizzata da una palette fumosa e grigiastra in uno show che voleva restituire la decadenza e lo sconforto che indubbiamente, in questi tempi complicati, serpeggiano tra molti creativi americani. I capi in cotone jersey drappeggiati e un certo vibe da burlesque spettrale hanno dominato la scena, con abiti asimmetrici, corsetti in diverse forme e dimensioni e capi dalla linea ottocentesca che rievocavano le atmosfere dell’America all’epoca della guerra civile e che parlano sia di vulnerabilità e malinconia che di forza e rabbia. Influenzata da un approccio personale e anti-convenzionale, la collezione ha abbracciato toni ossidati come arancione terroso e grigi sporchi, creando silhouette segnate da un senso di malinconia e quasi di incombente minaccia sovrannaturale.