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Perché Instagram in Italia è pieno di foto di anziani?

L’insospettabile fascino della terza età

Perché Instagram in Italia è pieno di foto di anziani? L’insospettabile fascino della terza età
Credits: @ilariabigg

Alzi la mano l’utente Instagram che, durante le sue vacanze al sud quest’estate, non ha scattato una romantica foto o video di anziani impegnati in diverse attività che vanno dal desueto (tipo preparare conserve di salsa al pomodoro o giocare a carte) all’assolutamente normale, come letteralmente chillare su una panchina in piazza insieme agli altri amici. Punti bonus se queste attività si svolgono in location romantiche o mediterranee. Il trend è tanto poco rintracciabile quanto empiricamente evidente e testimonia una fascinazione che nativi digitali e giovani adulti che abitano in città provano verso la “vita lenta” delle città del sud dove non ci sono scadenze improvvise, capi pressanti, riunioni giornaliere, dove si possono vedere verdi colline al di là dei palazzi e dove le verdure sono tutte coltivate a meno di un chilometro dal punto in cui sono vendute. In effetti pagine Instagram come @italysegreta e @vita________lenta hanno fatto della terza età uno spettacolo quasi ipnotico anche se il principale responsabile di aver diffuso questo trend è @samyoukilis, fotografo e videografo innamorato del Sud Italia, il cui successo nel corso degli ultimi due anni è stato davvero fenomenale. Su queste e altre pagine abbondano foto di volti rugosi, di partite a scopa, di signori attempati che vendono nespole al mercato e via dicendo. Presto il trend è passato da fotografi e moodboard agli utenti privati di Instagram, che quest’anno hanno tempestato i social con foto (spesso non stupende) dei propri nonni colti, in certe occasioni, anche in momenti non eccessivamente decorosi, in angolazioni e luci poco lusinghiere e in location spesso opinabili.

Il fascino che il popolo di Instagram (almeno in Italia) sembra provare per i vecchietti però non riguarda la nostalgia. Senza nemmeno parlare dell'enorme divisione valoriale che esiste tra i Millennial, la Gen Z e gli anziani del paese, ciò che ci affascina della terza età è più probabilmente la sua autenticità. In un mondo social dove la bellezza, checché se ne dica, rimane una imprescindibile commodity sociale, l’esistenza stessa di una categoria di persone che rimane ignara degli avanzamenti tecnologici, che non sente il bisogno di scattarsi decine di selfie al giorno e che è perfettamente contenta a svolgere attività basiche come leggere il giornale, mangiare gli spaghetti o anche prendere il fresco in balcone è qualcosa di rivoluzionario. Va comunque detto che un sotto-trend di questo trend è quello di utenti privati che, specialmente su TikTok, utilizzano i propri nonni come strumento acchiappa-like per imbastire gag e scenette varie. In questa categoria il cringe regna sovrano con una serie di "messa in scena" su TikTok sembrano più una mancanza di rispetto o una presa in giro che un gesto affettuoso.

@jordanloco Quando supererà i suoi problemi con l'alcol toernerà a fare video #drink #nonna #nonnaanna suono originale - Giordano Lucchi

È anche vero che gli anziani sono forse l’ultima fascia di popolazione ancora a contatto con le radici contadine del nostro paese, gli unici ancora che hanno le competenze e il tempo materiale di preparare a mano le salsicce, di imbottigliare forniture annuali di salsa al pomodoro o coltivare un orto. Il loro legame con le cose concrete della vita ci ammalia perché il mondo in cui viviamo o, meglio, la bolla culturale in cui ci troviamo, ci priva del contatto diretto con la natura e la reatà stessa che il flusso continuo di notifiche sui nostri schermi, la socialità virtuale dei network digitali e gli aggiornamenti in tempo reale su argomenti del tutto poco rilevanti per la nostra vita ci hanno tolto. Rimane comunque positivo che si sia di nuovo normalizzata la rappresentazione di fisicità e fasce d’età che prima, tanto sui social media quanto nella moda, erano proibite: nelle campagne pubblicitarie e sulle passerelle di oggi rughe e date di nascita precedenti agli anni ’80 abbondano. Il corpo e il volto anziani sembrano in effetti più espressivi della bellezza uniforme che spopola sui social oggi: anche nei tempi della body positivity, infatti, Instagram rimane il reame di corpi magri e atletici editati su Facetune e Manly, volti piallati dai filtri, acconciature folte e incarnati perfetti che il The New Yorker descrisse nel 2019 con il termine “Instagram face”:

«È un viso giovane, naturalmente, con una pelle priva di pori e zigomi alti e turgidi. Ha occhi da gatto e ciglia lunghe da cartone animato; ha un naso piccolo e pulito e labbra piene e rigogliose. Vi osserva con timidezza, ma con uno sguardo vuoto».

Ancora una volta torna in ballo la nozione dell’autenticità che, ovviamente, viene subito contraddetta dal fatto che, in tutti questi contenuti, la vecchiaia è spettacolarizzata, romanticizzata, contemplata con tenerezza ma sempre a una distanza sicura, senza un reale confronto. Non è un mistero che in Italia la divisione tra generazioni sia un problema tanto sentito quanto taciuto: a fine pandemia Censis parlava di un «risentimento generazionale» sempre più forte tra giovani e vecchi con «il 74,1% dei giovani di 18-34 anni ritiene che ci siano troppi anziani a occupare posizione di potere negli ambiti dell’economia, della società e dei media, enfatizzando una opinione comunque ampiamente condivisa da tutta la popolazione (65,8%). Il 54,3% dei 18-34enni (a fronte del 32,8% della popolazione complessiva) ritiene che si spendano troppe risorse pubbliche per gli anziani, anziché per i giovani». E, senza disturbare la statistica, chi ricorda quando Giovanni Toti, in tempi di pandemia, definì gli anziani come non indispensabili allo sforzo produttivo del paese, suscitando enormi polemiche ma sostanzialmente dando voce a un pensiero che serpeggiava nel paese. L’immagine che ne emerge non è quella di un paese dove gli anziani sono poi così amati, anzi. Su Instagram però la tarda età è diventata un nuovo cliché della cultura pop, una specie di mito o di feticcio su cui vengono proiettati sentimenti diversi ma sempre più stereotipati e soprattutto sempre più legati a scenari convenzionali come le stradine dei borghi meridionali dai muri scrostati, il lungomare e la piazzetta, le botteghe dei barbieri, le finestre con le lenzuola stese. Forse allora la nostra fissazione per i teneri vecchietti su Instagram non è che un romantico metodo di metabolizzare la nozione dell’inverno demografico che la stampa nazionale paventa da anni. Presto quelli ritratti nelle foto di mezzo Instagram e nei video di TikTok in atteggiamenti desueti e ridicoli potremmo benissimo essere noi.