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Qualcosa nella filiera della fashion industry sta per cambiare

Una nuova legge negli Stati Uniti parla di salari minimi e programmi di approvvigionamento per le aziende

Qualcosa nella filiera della fashion industry sta per cambiare Una nuova legge negli Stati Uniti parla di salari minimi e programmi di approvvigionamento per le aziende

Mentre quasi tutti i settori dei prodotti di consumo degli Stati Uniti sono stati sottoposti a rigide misure di regolamento nel corso degli anni, la moda è stata a lungo un'eccezione e a pagarne il prezzo sono stati i lavoratori. A livello mondiale, la catena di approvvigionamento della fashion industry è complessa: i brand utilizzano spesso subappalti e contratti a cottimo (alcuni dei quali comportano solo 2 dollari all'ora di retribuzione) per eludere le leggi sul lavoro. Ora, quasi sette mesi dopo l'approvazione della storica legge californiana SB62 a protezione dei lavoratori e solo quattro dopo l'annuncio della proposta di legge sulla moda dello Stato di New York, è in arrivo un nuovo atto legislativo che avrà un impatto sull'industria per la prima volta a livello federale. La senatrice Kirsten Gillibrand ha rivelato a Vogue che il 12 maggio verrà presentata al Senato il Fashioning Accountability and Building Real Institutional Change (FABRIC) Act, un disegno di legge che estenderà a livello nazionale i principi anti-furto salariale dell'SB62 e offrirà incentivi come esenzioni fiscali e programmi di sovvenzioni per i brand che decideranno di produrre negli Stati Uniti.

Attualmente, l'80% dei lavoratori dell'abbigliamento in tutto il mondo sono donne e nonostante i 40 milioni di dipendenti, solo circa 93.800 di questi si trovano negli Stati Uniti. Nel distretto dell'abbigliamento di New York, un tempo fulcro dell'industria della moda, i lavoro si sono ridotti in modo allarmante da 26.966 a 4.394 solo negli ultimi 20 anni, secondo il Bureau of Labor Statistics. Per risollevare questa critica situazione vietare le tariffe a cottimo potrebbe sicuramente fare la differenza, fornendo alle aziende incentivi sufficienti per riportare la produzione negli Stati Uniti.

La creazione e l'aggiornamento dei posti di lavoro nel settore dell'abbigliamento negli Stati Uniti e a livello globale è più che mai fondamentale a causa della frattura della catena di approvvigionamento, rallentamenti e mancate consegne causate dal Covid e dall'impossibilità di rispettare tempi di spedizioni e produzione. Le debolezze del processo di decentralizzazione subito dalla moda negli anni - tra le aziende americane che hanno preferito stabilire la loro parte produttiva dal Bangladesh allo Sri Lanka, mentre gli stati europei, Italia compresa, sceglievano il più vicina Est Europa, tra Romania e Albania, per le proprie aziende tessile - sono emerse con prepotenza nel periodo pandemico. Quando gli Stati Uniti hanno dovuto fare affidamento sulle importazioni d'emergenza, nonostante la maggior parte dei prodotti potessero essere reperiti in patria se solo le infrastrutture lo avessero permesso. Il FABRIC Act estenderebbe il Fair Labor Standards Act del 1938, imponendo obblighi di responsabilità ai marchi che lavorano con fabbriche che pagano meno del salario minimo federale (7,25 dollari l'ora), ma aprirebbe anche la via ad un programma di sostegno alla produzione di 40 milioni di dollari per coloro che intendono aggiornare le proprie strutture e trasferirle sul territorio nazionale, un cambiamento sostanziale che potrebbe fare da modello a tutti gli altri paesi, compreso il nostro.