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L'ascesa inarrestabile della moda second hand

Un mercato sostenibile che per la fashion industry vale $120 miliardi

L'ascesa inarrestabile della moda second hand  Un mercato sostenibile che per la fashion industry vale $120 miliardi

Le ultime collezioni di alta moda, i recenti look dei red carpet e quelli di street style lo confermano: tutti amano il vintage. Dalla riapparizione nelle ultime collezioni della Horsebit di Gucci e la Stam di Marc Jacobs, alla  mania per #archivefashion su TikTok, le nuove generazioni stanno dimostrando un’interesse smisurato per il mondo dell’usato, un’alternativa al fast fashion che concilia il brivido che si prova nello scovare abiti rari alla sensibilizzazione ambientale. Questa forte passione si traduce, per l’industria della moda, in un mercato in forte espansione; secondo una ricerca della piattaforma di reselling Threadup, la rivendita dell’usato crescerà del 127% entro il 2026, una previsione di tre volte maggiore rispetto a quella dello shopping convenzionale. E mentre queste stime attirano l’attenzione dei grandi del lusso, ormai coinvolti nel repurposing, recycling e nella ricerca d’archivio, l’aspetto sostenibile del mercato vintage risolleva l’umore anche degli ambientalisti. Secondo Impact Report, uno studio pubblicato nel 2022 dalla piattaforma di moda secondhand Vestiaire  Collective insieme a PwC, acquistare moda secondhand consente di ridurre del 90% l’impatto che ogni singolo articolo ha sul pianeta. Per ottenere questi dati, Vestiaire Collective ha utilizzato una tecnica di calcolo monetizzato che ha reso possibile tenere in conto diversi fattori ambientali, come ad esempio il costo ambientale di ogni acquisto, che ammonta a 0,39€, ovvero solo un decimo del costo ambientale di un acquisto nuovo; oppure le emissioni generate dall’acquisto sulla piattaforma, ridotte di ben 17 kg di anidride carbonica, che equivale alle emissioni prodotte da un’auto in un tragitto di 100 km. 

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L’obiettivo dell’Impact Report è quello di dimostrare che il modello operativo e community-based di Vestiaire Collective rappresenta una giusta risposta all’enorme influenza che ha il fast fashion nei consumi del pubblico. Proprio perché community driven, Vestiaire Collective ha raccolto le opinioni di 2.363 consumatori in 57 paesi, e da queste interviste è emerso che il 70% degli utenti hanno ammesso che acquistare secondhand ha evitato di acquistare un capo di prima mano -  un dato particolarmente importante considerato che questo numero è aumentato del 17% rispetto ai precedenti studi su questo mercato secondario del lusso. Altro highlight del report è il cosiddetto Effetto Upscale: con la compravendita di beni di lusso, i consumatori sono incoraggiati ad acquistare prodotti di qualità superiore, più longevi ma anche più rivendibili, che mette in pratica il principio cardine della moda sostenibile less but better. Il che sottolinea anche il ruolo delle piattaforme di resell nel rendere virtuose le abitudini dei consumi, con il 50% dei venditori su Vestiaire Collective che afferma che non avrebbe rivenduto articoli senza la piattaforma. L’espansione del mercato del secondhand mette d'accordo due mondi storicamente alle antitesi: non solo ha un valore pari a $120 miliardi per i marchi e i rivenditori di moda di tutto il mondo, ma si prevede che, entro il 2030, farà risparmiare al pianeta oltre $40 miliardi in costi ambientali, dimostrando come le scelte d'acquisto possono davvero influenzare il nostro futuro.