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'L'approccio Hatfield'

Un genio visionario: Tinker Hatfield

'L'approccio Hatfield' Un genio visionario: Tinker Hatfield

Il salto con l'asta è rischioso. Ciò che risulta fondamentale nell'affrontare questo sport, è la concentrazione
Non puoi permetterti la minima distrazione, è una questione prima di tutto mentale e se l'attenzione non è massima, la possibilità di farsi male diventa altissima. Devi procedere con sicurezza quando inizi la corsa, nessun tentennamento, come se volessi sfondare un muro e non puoi avere ripensamenti. L'obiettivo è quello di piantare l'asta, tirarti su, metterti a testa in giù e superare l'asticella. 

Tinker Hatfield fu ammesso all'università dell'Oregon grazie ad una borsa di studio per l'atletica all'inizio degli anni '70 - alla Central Linn High School era stato anche un ottimo giocatore di basket e di football - lì incontrò l'uomo che cambiò la sua vita per sempre, Bill Bowerman. Bill era l'allenatore della squadra di atletica - amava definirsi DOCENTE DI REAZIONE COMPETITIVA - ma aveva anche un piccolo laboratorio sotto le gradinate della pista di atletica dove costruiva prototipi di scarpe per i suoi ragazzi. Al secondo anno di università Tinker cadde da 5 metri durante un allenamento e si fratturò la caviglia, ci vollero 5 operazioni e due anni di riabilitazione per tornare a camminare; la carriera di Tinker era in pericolo, dicevano i medici, così come la sua permanenza all'università: rischiava di perdere la sua borsa di studio. Bill allora decise di costruire un paio di scarpe speciali con dei tacchetti e una soletta da un lato perchè zoppicava e che permettersero al giovane Hatfield di poter continuare a gareggiare e a studiare. Tinker si laureerà in Architettura all'universirtà dell'Oregon nel 1977. 

Il rapporto con il co-fondatore di Nike insegnò a Tinker quello che oggi definiamo "approccio Hatfield", ovvero rendere partecipe l'atleta nel processo creativo della calzatura. Ma in che modo? Partecipando l'uno alla vita lavorativa dell'altro, conoscendosi a vicenda e capendo quali sono le necessità, le volontà e - cosa assolutamente da non sottovalutare - la personalità dell'atleta. Nel 1988 Andre Agassi aveva 18 anni ed era pronto a diventare un futuro numero 1 della classifica ATP ma era diverso. Andre aveva un attitude completamente differente dai tennisti dell'epoca come Jim Courier, Ivan Lendl e Pete Sampras, Agassi "suonava tennis muovendosi come un frontman di un gruppo heavy metal" per citare una delle penne più geniali della letteratura americana, David Foster Wallace. Parliamo di uomo che ha rubato un panda in un parco dei divertimenti, che ha ammesso di aver fatto uso di anfetammine e di aver perso di proposito delle partite oltre ad aver avuto una storia con una donna di 28 anni più vecchia di lui e quella donna è Barbra Streisand.

 

Tinker iniziò a lavorare con Andre Agassi ma non lo conosceva e quindi andò a Las Vegas, dove la famiglia Agassi viveva, per entrare in empatia con quel ragazzo così forte e con quella personalità così straripante. Dopo aver passato del tempo con quel giovanotto con i capelli lunghi capì che il gioco che esprimeva non era figlio dei Country Club ma era un tennis di "pancia". Disegnò le Nike Air Tech Challenge 2 ma non solo, realizzò per Andre dei completini pazzeschi con dei colori sgargianti; Mark Parker e Tinker Hatfield convisero Agassi ad indossare dei pantaloncini di jeans con sotto degli scaldamuscoli, sempre di colori fluo, Tinker aveva appena inventato l'abbigliamento "anti-tennis".

"Se trovi un atleta con la personalità giusta puoi cambiare la percezione di un intero sport"      

Poi ci fu "il caso Jordan". 

Dopo le Air Jordan 1 e le II, Michael Jordan non era soddisfatto del lavoro che Nike stava facendo ed era pronto a lasciare l'Oregon per altri lidi. Phil Knight - co-fondatore di Nike con Bill Bowerman - decise che Tinker fosse il Go-to guy che poteva salvare la squadra nel peggior momento possibile e che avrebbe disegnato le Air Jordan III. Ci fu una riunione, dove Michael arrivò con 4 ore di ritardo accompagnato dalla sua famiglia, alla quale erano presenti Phil Knight, il capo del settore marketing, Tinker e appunto la famiglia Jordan. Michael era palesamente irritato, non aveva voglia di essere lì. Phil ringraziò Michael di essere venuto e diede la parola a Tinker sperando nel miracolo. Iniziò parlandogli della scarpa, facendo degli schizzi ma Jordan voleva di più: voleva vedere la scarpa finita. Tinker mostrò le Air Jordan III a Michael spiegandogli le scelte fatte rispettando al meglio tutte le indicazioni che lo stesso Jordan aveva dato al team creativo di Hatfield. Fu un successo. Quel giorno nacque il sodalizio creativo designer/atleta più significativo della storia, si misero le basi per per ciò che è la Nike oggi, la più importante azienda al mondo nel campo dell'abbigliamento sportivo. 

Il resto è storia. Tinker Hatfield ha immaginato, pensato e realizzato i modelli più iconici di Nike. Ha lavorato con Steven Spielberg e Robert Zemeckis, per Ritorno al Futuro Parte II nel 1987, alla realizzazione di un paio di scarpe che non sfigurassero nel 2015; nacquero le Nike Mag. È il padre del progetto E.A.R.L. (Electric Adaptable Reaction Lacing); la mente dietro a tutte le Air Jordan dalla III alle XV; il genio visionario dietro la prima scarpa con l'unità Air visibile, l'Air Max 1. C'è una costante nella vita di Tinker, superare sempre e comunque un'asticella; che fosse quella del salto con l'asta oppure quella immaginaria di un progetto difficile da realizzare, Hatfield l'ha sempre affrontato nello stesso modo: piantava l'asta, si tirava su, si metteva a testa in giù e la superava.