Vedi tutti

La dichiarazione di Alessandro Michele in seguito alle accuse di razzismo

Le scuse del designer arrivano dopo il ritiro del maglione accusato di alludere ad un'immagine "blackface"

La dichiarazione di Alessandro Michele in seguito alle accuse di razzismo  Le scuse del designer arrivano dopo il ritiro del maglione accusato di alludere ad un'immagine blackface

Dopo il caso Dolce & Gabbana-Cina, dopo Prada, finita nella bufera lo scorso dicembre per la scimmietta Otto, parte della linea di gadget Pradamalia scomparsa dagli store digitali perché ritenuta troppo simile ad una caricatura razzista nei confronti delle persone di colore, tocca ora a Gucci fronteggiare le critiche e le accuse di razzismo. L’oggetto incriminato è un maglione-passamontagna che, se sollevato sotto gli occhi, rivela all'altezza della bocca un'apertura decorata con due grandi labbra rosse. Molti hanno infatti sottolineato la somiglianza tra questo item, parte della FW18 di Gucci, e le immagini "blackface", un’usanza diffusa nel XIX secolo per la quale in alcune rappresentazioni teatrali i bianchi si dipingevano il volto per scimmiottare e deridere gli afroamericani. La risposta dell’azienda toscana è stata repentina, così come il ritiro del prodotto.

Oggi a ribadire le sue scuse è Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che in una lunga lettera, dopo aver precisato che il suo intento nel creare il maglione non era certo discriminare o insultare, ma rifarsi a Leigh Bowery e alla sua arte, scrive:

"Il fatto che, contrariamente alle mie intenzioni, quel maglione a collo alto evochi un immaginario razzista mi rende un immenso dolore […] Ma sono consapevole che a volte le nostre azioni possono causare effetti non intenzionali, pertanto è necessario assumersi la piena responsabilità di questi effetti.”

Facciamo un passo indietro e riepiloghiamo i fatti. La scorsa settimana un utente di Twitter di nome Rashida ha postato la fotografia del maglione incriminato commentando:

"Buon mese della Black History a tutti."

Questa frase che allude al fatto che in Nord America il mese di febbraio è dedicato alla celebrazione della storia e delle persone di colore ha innescato una catena di commenti e critiche verso Gucci e la sua presunta mancanza di rispetto. Tra i tanti spicca quello di Spike Lee che annuncia il boicottaggio. Il marchio ha reagito prontamente sempre via social con un comunicato stampa:

"Ci scusiamo profondamente per le offese causate dal maglione passamontagna. Confermiamo che il capo è stato ritirato dal nostro store online e dai negozi fisici. Consideriamo la diversità un valore fondamentale che deve essere completamente sostenuto, rispettato e messo all'origine di ogni decisione che prendiamo. Siamo pienamente impegnati a incrementare la diversità nella nostra azienda e a trasformare questo incidente in un potente insegnamento per tutto il team di Gucci."

Il famoso designer Dapper Dan ha fatto sapere di ritenere i leader della compagnia responsabili per l'errore offensivo, dichiarando:

"Un'altra casa di moda ha fatto scandalo in modo scandaloso: non ci sono scuse né scuse che possano cancellare questo tipo di insulti. […] L'amministratore delegato di Gucci ha accettato di venire dall'Italia ad Harlem questa settimana per incontrarmi, insieme ai membri della comunità e altri leader del settore." 

Il CEO di Gucci, Marco Bizzarri, infatti, dopo poco ha rilasciato un promemoria interno all'azienda nel quale si ammette di essere profondamente dispiaciuto per l'errore e di stare per avviare un programma di sensibilizzazione culturale globale e un programma di borse di studio per "facilitare un aumento delle diverse comunità all'interno dell'ufficio creativo". Dopo tutto questo avvicendarsi di dichiarazioni, arriviamo ad oggi e alle scuse di Michele. Non sappiamo ancora se riusciranno a risolvere il problema, né se il caso del maglione-balaclava intaccherà in modo grave l’immagini e gli affari di Gucci, fino a questo momento uno dei marchi più amati in tutto il mondo. Possiamo però chiederci se il problema del continuo moltiplicarsi delle accuse di appropriazione culturale e razzismo sia dovuto ad una generale mancanza di rispetto e diffusa ignoranza degli stilisti. Difficile, tuttavia, accusare Michele di poca cultura o di non sensibilità verso ogni diversità, dal momento che il designer romano nelle sue collezioni ha sempre sottolineato quanto per lui diversità sia sinonimo di bellezza.

Qui di seguito trovate l'intera lettera scritta da Alessandro Michele.

Dear Colleagues,

I feel the need to write you all these few words to give a name to the pain of these days: my own and that of the people who saw in one of my creative projects an intolerable insult.

It's important for me to let you know that the jumper actually had very specific references, completely different from what was ascribed instead. It was a tribute to Leigh Bowery, to his camouflage art, to his ability to challenge the bourgeois conventions and conformism, to his eccentricity as a performer, to his extraordinary vocation to masquerade meant as a hymn to freedom.

The fact that, contrarily to my intentions, that turtle-neck jumper evoked a racist imagery causes me the greatest grief. But I am aware that sometimes our actions can end up with causing unintentional effects. It is therefore necessary taking full accountability for these effects.

For this reason our company immediately apologized and withdraw the garment that produced such controversies. As you may have read from Marco in his letter, we are putting in place a series of immediate actions across the world that will increase inclusivity, diversity, participation and cultural awareness at any level and in any workplace. We are truly committed in facing what happened as a crucial learning moment for everybody.

I've always fought to grant myself and any other the possibility to be different. I've hardly been through this fight all over my personal life and I later brought it into my work. Here I always tried to give citizenship's right to the traditionally marginalized, to those who felt unrepresented, to those that history silenced or made believe they were worthless.

My aim, in which personal and political are intimately interwoven, has always been to turn the pain into a chant. Therefore I've always worked to let alternative imageries loaded with joyful inclusion emerge. Imageries able to celebrate diversity in every form. Imageries able to favour empowerment and self-determination processes. This is who I am and these are the things I believe in.

I really shelter the suffer of all I have offended. And I am heartfully sorry for this hurt. I hope I can rely on the understanding of those who know me and can acknowledge the constant tension towards the celebration of diversity that has always shaped my work. This is the only celebration I'm willing to stand for.