
Valentino ha bisogno di soldi Per questo Kering e Mayhoola hanno versato 100 milioni di euro nell'azienda
La crisi non risparmia proprio nessuno. C’erano voci nel settore che Valentino, attualmente co-gestito dall’qatariota Mayhoola e da Kering, non stesse andando benissimo, tra l’uscita dello storico CEO Jacopo Venturini per ragioni personali, frecciatine pubbliche e report de Il Foglio e del Corriere della Sera che suggerivano un clima turbolento e vendite in calo e la rinegoziazione degli accordi per l’acquisizione totale di Kering. Oggi una nuova certezza: Valentino ha bisogno di soldi e i proprietari hanno versato 100 milioni di euro nelle casse del brand.
Un miliardo di euro in debiti?
Come spiega BoF, questa iniezione di capitale è stata determinata dalle richieste di un consorzio di banche tra cui Intesa Sanpaolo, BNP Paribas, BPM, Monte dei Paschi di Siena e persino il fondo statale italiano Cassa Depositi e Prestiti, che l’anno scorso avevano collettivamente prestato 530 milioni di euro al brand. Secondo l’accordo, ogni sei mesi per i successivi quattro anni andava verificato il cosiddetto «rapporto di leva», un indicatore finanziario che raffronta l’indebitamento di un’azienda con la sua capacità di generare profitto. In pratica un segno di diffidenza.
Secondo BoF, il brand avrebbe mancato a alcuni di questi obblighi (non sappiamo quali) spingendo i vari creditori a fare pressioni sui proprietari del brand. L’idea era quella di iniettare nuovi fondi nelle casse del brand per evitare problemi più grossi come un default o una ristrutturazione forzata. Nessuno dei due co-proprietari ha rilasciato dichiarazioni ma si capisce che i rischi per il brand sono abbastanza concreti, se non proprio esistenziali. In effetti, dai report finanziari che anche Bloomberg aveva commentato lo scorso settembre, i debiti di Valentino risultavano ammontare a un miliardo.
Ma si può parlare di crisi?
@nssmagazine For Pier Paolo Pasolini, fireflies symbolized the ability to endure even the darkest night. Alessandro Michele drew inspiration from this for Valentino’s SS26, bringing to the runway a story of resistance and light. What do you think? #valentino #tiktokfashion #pfw #alessandromichele #fashionshow Talk to Her - The Marías
Le cifre possono far pensare che il brand abbia un problema di popolarità, ma non è così. Al netto di un lieve calo nelle vendite, il problema sono le spese interne. Lo scorso aprile, il report annuale del brand aveva rivelato che nel 2024 i ricavi totali erano scesi di poco, ma che il brand era cresciuto meno dell’inflazione. La redditività pura, al netto di interessi, imposte, ammortamenti, era scesa del 22%, il che significa che ci sono stati costi interni più elevati che però non sono stati compensati dalla crescita.
Va comunque detto che di mezzo ci sono le forti instabilità economiche di quest’anno, le tariffe doganali in aumento e mercati chiave che stanno rallentando, e che negli ultimi tempi il brand si è concentrato nel tagliare le vendite wholesale e il vendere sui propri canali diretti. Il che ha portato a una crescita delle vendite di questi ultimi (anche fragranze e beauty vanno teoricamente bene) ma a un collasso del 20% delle vendite presso terzisti come le boutique multimarca e i grandi e-commerce digitali.
Per farla breve, ci sono sicuramente seri problemi e pressioni, ma la questione non riguarda solo le vendite. Anzi, il calo del 2-3% di cui si parla per il 2024 indica che il brand è rimasto tutto sommato stabile. Il problema sono le spese che il brand ha fatto, queste forse eccessive, che adesso lo hanno messo in una posizione precaria. Anche qui, presumiamo, il nuovo CEO di Kering Luca De Meo potrebbe intervenire per rendere più efficienti i costi seguendo la nuova strategia che si sta già applicando nella casa madre. Ad ogni modo, il verdetto sulla nuova rotta del brand arriverà con i risultati annuali che saranno pubblicati la prossima primavera.
Takeaways
- - Valentino ha ricevuto un'iniezione di 100 milioni di euro da Kering e Mayhoola per evitare rischi di default, dopo aver violato covenant su un prestito bancario di 530 milioni, con debiti totali vicini al miliardo.
- - Le vendite sono rimaste stabili con un calo modesto del 2-3%, ma l'EBITDA è crollato del 22% a causa di costi interni elevati e non compensati dalla crescita.
- - Instabilità economiche globali, tariffe doganali e la strategia di focus sui canali diretti (con -20% wholesale ma crescita in retail e beauty) hanno amplificato le difficoltà.
- - La nuova leadership di Kering, con Luca de Meo, punta a efficientare i costi; i risultati del 2025, attesi in primavera, riveleranno l'efficacia della rotta.














































