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Fashion Revolution: Riccardo Tisci

Un'analisi dell'estetica che lo ha trasformato in uno dei nomi più seguiti della scena contemporanea

Fashion Revolution: Riccardo Tisci Un'analisi dell'estetica che lo ha trasformato in uno dei nomi più seguiti della scena contemporanea

“Riccardo è uno dei designer più talentuosi dei nostri tempi. Le sue creazioni possiedono un’eleganza contemporanea e il suo talento nello sposare streetwear e alta moda risponde perfettamente ai gusti dei clienti che acquistano prodotti di lusso oggi”.

Con queste parole Marco Gobetti, CEO di Burberry, accoglie Riccardo Tisci nella casa di moda inglese.

Pronto ad un nuovo inizio, il designer ha trascorso gli ultimi 12 anni come direttore creativo di Givenchy, riportando la Maison francese dall’orlo del fallimento ad essere uno dei luxury brand internazionali contemporanei più cool e di successo.

Mica male per un ragazzo nato a Taranto nel 1974, orfano di padre, cresciuto nella provincia di Como con la madre, 8 sorelle, pochissimi soldi e molto amore.

Come ci è riuscito? Con un sapiente mix di talento, profonda comprensione del periodo che stiamo vivendo e temerarietà.

Questo timido studente della Central St Martins di Londra entrato nel gotha dello stile ha fuso la sua passione per lo streetstyle e la Haute Couture fino a creare un nuovo modo di fare moda. Ha introdotto uno stile languido, sensuale e dark, riuscendo comunque a descrivere la realtà della donna di oggi.

Per Givenchy ha realizzato oltre 90 collezioni. Ha portato in passerella ragazze con loro volti decorati con gioielli evocando un moderno tribalismo, ma anche Chola vittoriane, raffinate ed intricate creazioni sartoriali con perle, pizzi e frange e molto altro.

Ha trasformato capi con stampe religiose, Rottweiler, pantere e Bambi in fashion statement e il kilt da uomo indossato sopra i leggings in qualcosa che invece di intaccare l’immagine di mascolinità quasi la esalta.

Conosciuto per la sua costante sperimentazione sul tema “gender-bender”, ha promosso la diversità attraverso le sue campagne pubblicitarie scegliendo modelli come la transgender, ex assistente personale e amica Lea T.

Ha collaborato con marchi storici come Nike e artisti iconici come Marina Abramovic, poi diventata una sorta di seconda madre, ed è stato il primo a scegliere come testimonial del marchio una diretta concorrente, Donatella Versace.

Ha saputo conquistare la stima e l’amicizia di un gran numero di star, da Kanye West a Madonna, per il primo ha disegnato la copertina dell’album con Jay-Z, Watch the throne, per la seconda i costumi del suo Sticky and Sweet Tour.

Rihanna. Jessica Chastain. Rooney Mara. Liv Tyler. Ciara. Courtney Love. Kim Kardashian (Tisci è l’autore del suo abito da sposa). Beyoncé. 

Sono clienti, estimatrici, muse, amiche, famiglia. Sono tutte innamorate di lui e delle sue creazioni (che scelgono spesso per il red carpet), e, insieme a Marina Abramovic, Lea T, Joan Smalls e la top Mariacarla Boscono, migliore amica del designer, fanno parte della “Tisci gang”.

Alto, prestante, tratti mediterranei, polo nera, jeans e scarpe sportive, Riccardo Tisci non ha l’aspetto di un couturier raffinato e moderno in grado di risollevare le sorti di un’azienda morente o di una delle persone più influenti secondo il Times, ma ne ha il carattere e l’abilità. 

Lo ha ampiamente dimostrato.

 

Revolution

#Streetstyle meets couture

Riccardo Tisci è uno dei primi a fondere Haute Couture e mondo dello sport.

Capisce che una felpa o una tee stampata può essere la chiave per rendere street anche il look più raffinato e così Rottweiler, Bambi e raffigurazioni della Madonna diventano il pezzo cult da possedere.

Tisci gioca con l'ambiguità mischiando il meglio dello streetstyle alla cultura queer

Lo fa soprattutto nelle collezioni uomo con le t-shirt Cuban Fit, le camicie tartan borchiate, le Tyson sneaker, gli shorts oversized stampati o il kilt indossati sopra i leggings (look amatissimo da Kanye West).

La sua è molto di più di un’intuizione commercialmente felice.

È una profonda comprensione della cultura di strada, “di quella onesta, dove le persone non hanno paura di esprimersi dando poca importanza alle imposizioni della moda”.

Per questo ragazzo prodigio cresciuto con pochi mezzi gli elementi street nelle collezioni di Givenchy o nelle sue collaborazioni con Nike hanno un’ulteriore valenza, sono un livellatore sociale, la possibilità per un giovane normale, come ha sottolineato lo stesso Riccardo, di “unirsi alla banda Givenchy" se vogliono, e più in generale la "banda della moda”.

 

#Dark romanticism

Velluto, ricami, stampe di piume di pavone, pizzo, perle, allegorie religiose, minotauri, sirene, drammatici e bellissimi gioielli facciali e una buona dose di nero.

Sono gli ingredienti che rendono l’estetica di Tisci una romantica favola gotica che brilla di mille sfumature di buio.

“Il mio stile è romanticismo dark con un tocco di sensualità e religione.” – ha raccontato più volte il designer – “Amo il romanticismo e la sensualità, forse perché vengo da una famiglia con otto sorelle. Sono anche una persona molto emotiva. Mi piace il nero, mi piace il bianco. Non mi piace mai cosa c'è nel mezzo … Quando leggo sui giornali o su internet la frase “black is very Tisci” ne sono molto felice, perché per me è una nuance che rappresenta l’insieme di tutti i colori del mondo, è ricca ma allo stesso tempo precisa. Inoltre è una tonalità che non ho mai trovato cupa ma anzi positiva. Per me la notte è il momento in cui la gente si riposa, quando fa l’amore, si diverte, si rilassa, una sorta di celebrazione della vita”.

 

#Unorthodox Ideas of Beauty

 

Sin dai suoi primi giorni da Givenchy, Tisci ha abbracciato un'idea inclusiva e non convenzionale di bellezza, avventurandosi anche nell’esplorazione del brutto, dell’orrido.

È stato tra i primi stilisti a promuovere ripetutamente e istintivamente la diversità razziale tra i suoi modelli, a sperimentare sulla sessualità e sul genere.  

I casting delle sfilate e delle campagne pubblicitarie di Givenchy sono lo specchio di questa sua libertà nel declinare la bellezza, incarnata da dive amatissime come Julia Roberts, Giselle o Irina Shayk, ma anche l’affascinante modella transgender Lea T o il modello albino Stephen Thompson.

“Io stesso sono un outsider e so che cosa si prova a esserlo.” – ha rivelato il designer tarantino – “Sono stato fuori dagli schemi in maniera inconsapevole. E nel momento in cui ho avuto la possibilità, ho cercato di parlare alle nuove generazioni veicolando messaggi profondi. Che si trattasse di unirsi a Naomi per difendere il femminismo o di unirsi a Lea T per abbattere i luoghi comuni sul mondo dei transessuali. Ho cercato di distruggere le barriere. Quelle razziste, quelle perbeniste. Essendo stato emarginato so che cosa possono essere le barriere. E ho cercato di distruggerle, provocando.”

 

#Family

Tisci è cresciuto in una famiglia numerosa e unita, formata da figure femminili forti che lo hanno amato, supportato, ispirato e, così, anche nella sua vita lavorativa ha sempre cercato di ricreare questo nucleo.

La sua crew è fatta da amici, muse, clienti, da persone comuni e da tante celebrities: da Lea T a Mariacarla Boscono, da Marina Abramòvic a Rihanna (è stata lei ad installare Instagram sul cellulare di Riccardo), da Kim Kardashian e Kanye West a Madonna.  

“Devo essere onesto” - “la mia grande forza, in cui credo molto, è la famiglia. Per me, la famiglia non significa semplicemente componenti del DNA. Intendo la famiglia nel senso di fratelli. Mia madre e le mie sorelle sono l'energia e l'ispirazione nella mia vita. Per me, la moda è un lavoro. Lo adoro. È la mia passione ma la cosa più importante per me in generale è la vita. Sono stato fortunato. Sono sempre stato circondato da donne e sono molto attratto dal mondo femminile, perché amo la forza e il romanticismo, che alla fine riesci a trovare nel mio stile”.