Il segreto nascosto nell’architettura di Armani Hotel a Milano
Un grande designer trova sempre il modo di lasciare la propria firma
18 Giugno 2021
Giorgio Armani è un'icona di Milano. Dal suo debutto nel '75 in poi, il designer noto negli ambienti della moda come Re Giorgio ha lasciato un'impronta profonda e duratura sulla città – specialmente da quando il suo business si è espanso dalla moda all'arredamento, all'arte, alla ristorazione, all'editoria. Il centro di questo impero è il titanico edificio di Montenapoleone, che ospita tanto la boutique del brand, che il suo caffè-pasticceria, la sua libreria, due ristoranti di cui uno di sushi, il suo fiorista, la sua spa, il suo night club e, infine, il suo hotel. Inutile dire che ad Armani piace lasciare la propria firma ovunque vada – e in effetti anche l'edificio che ospita gran parte del suo business nasconde, nell'architettura del tetto, una gigantesca A visibile soltanto dall'alto.
L'edificio originale in viia Manzoni a Milano occupa un intero isolato ed è stato costruito nel 1937 dall'architetto Enrico Agostino Griffini, già autore e co-autore di varie opere a Milano come la facciata di Santa Maria alla Fontana, l'edicola della famiglia Porcile al Cimitero Monumentale ma anche il Palazzo dell'Arengario che ospita oggi il Museo del '900.
Griffini era uno dei principali esponenti del Razionalismo Italiano, una corrente architettonica che si richiamava alla classicità nell'uso calcolatissimo di proporzioni matematiche, equilibrio e funzionalismo – valori del tutto in linea con lo stile stesso di Giorgio Armani che, infatti, ha aggiunto il suo quid all'edificio: due piani panoramici interamente in vetro che elevano la struttura dell'hotel anche più in alto sull'orizzonte di Montenapoleone. È proprio questa struttura a creare la A sul tetto del palazzo.