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Qualcuno sta cercando di depositare “Black Lives Matter” come marchio registrato

Negli Stati Uniti sono già arrivate 26 richieste

Qualcuno sta cercando di depositare “Black Lives Matter” come marchio registrato Negli Stati Uniti sono già arrivate 26 richieste
Fotografo
Laurent Bentil

Dal 25 maggio, il giorno in cui George Floyd è stato ucciso per strada da un agente di polizia di Minneapolis, lo U.S. Patent and Trademark Office (l’ufficio brevetti e marchi statunitense) ha già ricevuto 26 richieste per depositare gli slogan “Black Lives Matter” e “I Can’t Breathe” come marchi registrati. Non solo, domande simili sono state avanzate anche nel resto del mondo: 8 nel Regno Unito, per il momento una sola nel resto d’Europa. Proprio com’era accaduto qualche mese fa con il merchandising del Coronavirus, le ragioni sono varie: c’è chi ha espresso il desiderio di registrare il marchio per sponsorizzare progetti e servizi educativi, ma anche chi vuole sfruttare il movimento per la produzione di oggettistica a tema come t-shirt, tazze e persino bottiglie di vino.

Stando ai dati riportati da Bloomberg, 19 proposte sono già state avanzate dal 2014 al 2017. La prima risale al 2014, ovvero all’episodio che aveva segnato l’inizio del movimento Black Lives Matter: la morte di Eric Garner, un afroamericano di Staten Island assassinato da un agente di polizia a New York (di recente ricordato anche da Spike Lee nel suo cortometraggio a sostegno del BLM). Già all’epoca, l’ufficio brevetti rifiutò categoricamente. Più di recente, a giugno la Breaking Games LLC (una divisione di AdMagic, la società di produzione specializzata in giochi di carte) ha provato a registrare “Black Lives Matter” per la produzione di un gioco da tavolo; prima di mandarla, è stata proprio la sua parent company AdMagic a bloccare il progetto. Allo stesso modo Stacey Stokes, una produttrice di vino americana, sempre a giugno ha proposto la registrazione di un “#BlackLivesMatter Moscato” e di un vino rosso dal nome “#SayHerName”, in memoria di un’altra donna afroamericana uccisa dalle forze dell’ordine. L’idea di Stokes è quella di produrre un vino dedicato all’empowerment delle donne nere, garantendo anche una parte dei profitti ai gruppi contro la police brutality e più in generale a tutte le organizzazioni che si impegnano per il Black Lives Matter, ma anche in questo caso l’autorizzazione non è ancora arrivata. 

Per il momento, l’ufficio brevetti degli Stati Uniti è stato categorico nel rifiutare qualsiasi proposta. La storia recente degli Stati Uniti, però, insegna che non è impossibile registrare slogan politici: la campagna elettorale di Trump, simboleggiata dai cappellini rossi “MAGA” (“Make America Great Again”), testimonia che sì, è possibile depositare un’ideologia. Tuttavia, lo U.S. Patent and Trademark Office si è giustificato sostenendo che lo slogan di Trump può essere registrato perché riconducibile a una fonte specifica, un dettaglio che renderebbe impossibile registrare lo slogan di un movimento che ha le sue basi non in un individuo preciso, ma nella vastissima risposta del pubblico.

Il deposito di un marchio registrato, d’altronde, si collega a un discorso più ampio sulla tutela della proprietà intellettuale, a oggi uno degli argomenti più divisivi del Diritto. Da un punto di vista meno ideologico, però, registrare un marchio significa prima di tutto definire dei confini economici alla sua proprietà industriale: i marchi registrati, infatti, servono principalmente a identificare un bene o un servizio e a prevenire la confusione dello stesso con altri simili presenti sul mercato. La natura non soltanto politica, ma soprattutto civile del movimento BLM e di tutti i suoi slogan spingono a chiedersi se sia davvero opportuno anche solo avanzare proposte di questo genere.

Indipendentemente dalla legittimità della questione, queste proposte dimostrano il potere raggiunto dal movimento non soltanto negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo. Parallelamente ai movimenti per le strade, infatti, la risposta dell’industria è stata fra le più attive che si siano mai viste: dai post su Instagram dei grandi brand di moda fino alla decisione di aggiungere cartelli introduttivi a film come Via col vento e Il libro della giungla, o ancora la più recente proposta di togliere il riferimento alle piantagioni nel nome ufficiale dello stato di Rhode Island, il Black Lives Matter è un movimento culturale senza precedenti. In quanto tale, è bene fare attenzione prima di monopolizzarlo.