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Qualcuno sta facendo il merchandising del Coronavirus

Magliette, tazze e stickers: il business su internet del Coronavirus

Qualcuno sta facendo il merchandising del Coronavirus Magliette, tazze e stickers: il business su internet del Coronavirus

È ufficiale: il Coronavirus è arrivato anche in Italia e il Paese è sull'orlo di una crisi di nervi.
Mentre gli scaffali dei supermercati di Milano e dintorni si svuotano e le confezioni di Amuchina vanno via come gelati in estate (con prezzi sul mercato secondario anche superiori ai 100€), su Amazon e Ebay c'è chi sta trovando il modo lucrare sul virus che sta mandando in tilt il Paese. Così, un po' com'è accaduto con Baby Yoda, insieme al virus è nato anche il merchandising del Coronavirus.

L'industria del fashion sta cavalcando ormai da qualche mese l'onda della virus-mania, con risultati a tratti grotteschi: se il prezzo delle mascherine, che normalmente costano meno di 1€, era già salito a cifre superiori ai 20€, la punta dell'iceberg è stata raggiunta da una mascherina di Gucci in vendita su Etsy (da cui la maison ha subito preso le distanze), una di Supreme (come avevamo notato qualche settimana fa su nss magazine) ma soprattutto la versione monogram di Fendi, in vendita sul sito di Luisa Via Roma alla modica cifra di 190 € con lo slogan "Fendi che ti difendi" (per la cronaca, è già sold out).

In questo "mercato del Coronavirus" i principali protagonisti sono stati Ebay e Amazon (e chi altri?), con t-shirt che hanno ironizzato al suon di stampe come "I survived Coronavirus 2020" e "Straight Outta Wuhan". Ma anche una non-così-simpatica "Coronavirus - made in China", che Amazon ha ritirato dal mercato dopo le critiche dei consumatori cinesi (non è la prima volta che il gruppo di Jeff Bezos deve fare i conti con le critiche del mercato cinese, si pensi alle t-shirt "Free Hong Kong, Democracy Now").

Su Teepublic e altri shop online (come Red Bubble) è pieno di tee, hoodie e sticker, ma anche cuscini e quaderni con le stampe più disparate. Si passa da una breve ma intensa "Coronavirus resistant" a un evergreen come "Keep calm and resist Coronavirus" ma anche una più elaborata con l'elenco delle istruzioni per evitare il virus. Nel frattempo, sul web è apparso anche un online shop che non lascia spazio all'interpretazione: The Coronavirus Shop, che si sbizzarrisce anche con tazze, mugs e quant'altro. A tutto questo, si aggiunge l'impennata di download di Plague Inc., un videogioco di strategia del 2012 in cui l'obiettivo è distruggere l'intera popolazione mondiale proprio con un'epidemia prima che venga trovata una cura.

Come da copione, la scelta dei due retailer ha scatenato le polemiche. Proprio per questo molti dei prodotti sono stati già ritirati dal mercato. Amazon si è rifiutata di commentare l'accaduto, mentre Ebay ha chiesto scusa pubblicando i principi che regolano la sua "disaster and tragedy policy": "Non sono consentiti articoli che ritraggano, glorifichino o tentino di trarre profitto dalla tragedia o dalla sofferenza umana o che siano insensibili alle vittime di tali eventi."

"Non è etico, ma non mi sorprende" - ha dichiarato Chuck Welch, il founder di Rupture Studio, un'agenzia di consulenza creativa con base a New York; "Ogni volta che spunta un trend, la gente ha bisogno di parlarne, che sia nel bene o nel male. La nostra è un'economia fondata sull'attenzione ed è normale che i retailers cerchino di trasformarla in soldi."

E proprio nel bene o nel male, il fenomeno riapre l'eterno dilemma sull'opportunità di fare ironia su argomenti così delicati. Ma mentre il canale di news RT (Russia Today) fa notare che operazioni simili potrebbero essere tollerate se utilizzassero i guadagni per investire sulla ricerca e finanziare le operazioni di contenimento del virus, alla fine dei conti la vera domanda è una sola: chi è che ha comprato una mascherina di Fendi a 190€?