Quaranta città si sono mobilitare contro la crisi abitativa Dato che il governo italiano non fa nulla

Da tempo numerosi osservatori sostengono che, negli ultimi anni, il governo guidato da Giorgia Meloni non abbia adottato misure sufficienti per contrastare un mercato immobiliare diventato sempre più inaccessibile, non solo per le fasce economicamente più fragili. All’aumento generalizzato dei prezzi delle abitazioni e degli affitti registrato negli ultimi anni non hanno fatto seguito interventi politici strutturali, in grado di contenerne l’impatto, contribuendo così ad accentuare le disuguaglianze sociali a tutti i livelli.

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In molte città, soprattutto nei grandi centri urbani e in quelle aree dove la domanda abitativa è particolarmente elevata, il cosiddetto “diritto alla casa” risulta oggi sempre meno garantito, con conseguenze rilevanti sul piano sociale: dalla salute alle opportunità di lavoro e di studio, fino alla qualità complessiva della vita.

Che cos’è il "Piano nazionale case"

Di fronte a questo scenario e alle evidenti carenze dell’azione governativa, le singole amministrazioni comunali hanno tentato di intervenire attraverso diverse iniziative: dalla riqualificazione delle cosiddette "case popolari" alla costruzione di nuove abitazioni, dagli investimenti negli studentati fino ai tentativi di regolamentare il mercato degli affitti brevi. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, tali politiche si sono rivelate insufficienti. Pur impegnandosi a fare la propria parte, le città non dispongono infatti, da sole, degli strumenti necessari per affrontare una crisi abitativa di dimensioni così ampie.

Sia al Meeting di Rimini sia ad Atreju, due appuntamenti piuttosto vicini alla destra italiana, Meloni ha promesso il finanziamento di misure a sostegno delle famiglie e delle giovani coppie in difficoltà sul fronte abitativo. Finora, tuttavia, a tali dichiarazioni non sono seguiti interventi concreti. Secondo diversi osservatori, questa è l'ulteriore dimostrazione che la strategia economica del governo – come emerge dalla quarta legge di bilancio – si caratterizza da una marcata prudenza nella gestione dei conti pubblici e da una sostanziale assenza di riforme strutturali, giudicata eccessiva persino da alcune voci legate alla stessa maggioranza.

È anche per questo che, di recente, sindaci e assessori di quaranta città italiane – tra cui Roma, Milano, TorinoBologna, Napoli, Firenze e Bari – hanno presentato un piano a sostegno del diritto alla casa. Il documento raccoglie dieci proposte rivolte al governo, pensate per attribuire ai comuni maggiori poteri, risorse economiche e strumenti normativi, così da aumentare l’offerta di alloggi per chi ne ha bisogno e intervenire in modo più efficace su fenomeni come l’aumento dei prezzi degli immobili o la diffusione degli affitti brevi.

Le proposte avanzate dai comuni coinvolti

La prima delle dieci proposte contenute nel documento prevede il finanziamento di interventi di recupero e manutenzione dell’edilizia residenziale pubblica, cioè le cosiddette "case popolari". La seconda propone l’assegnazione gratuita ai comuni degli immobili pubblici attualmente inutilizzati. La terza riguarda il rifinanziamento di un fondo destinato a sostenere economicamente le persone che, a causa di oggettive difficoltà, non riescono a far fronte al pagamento dell’affitto.

La quarta proposta ribadisce al governo, dopo anni di sollecitazioni, la necessità di approvare una legge che regoli in modo definitivo gli affitti brevi legati all'ambito turistico. La quinta chiede il finanziamento di un piano nazionale dedicato alle persone senza fissa dimora, fondato su percorsi di inclusione sociale. La sesta propone l’introduzione di misure per incentivare i contratti a canone concordato, più vantaggiosi per gli inquilini, affiancate da una maggiore pressione fiscale su chi lascia gli immobili sfitti.

La settima proposta mira a contenere i costi di costruzione delle nuove "case popolari" attraverso appalti che favoriscano modelli abitativi prefabbricati. L’ottava riguarda il rafforzamento delle agenzie sociali per l’affitto, strumenti pensati per facilitare l’incontro tra domanda e offerta. La nona punta a un maggiore sostegno al diritto allo studio, mentre la decima e ultima proposta chiede l’istituzione di fondi immobiliari pubblici dedicati agli investimenti nell’edilizia residenziale popolare.