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Le case popolari non fanno tendenza, ma fanno la città Sguardo nuovo su uno dei luoghi più trascurati dal design contemporaneo

Ci sono spazi che il design ha sempre preferito ignorare, non perché privi di valore, ma perché fuori fuoco rispetto alle logiche della rappresentazione e del mercato. Le case popolari sono un esempio lampante di ciò. Catalogate come “non luoghi”, spesso considerate anti-estetiche e difficili da raccontare, le costruzioni pubbliche sono invece ambienti pieni di invenzione, di storie, di adattamenti progettuali; anche se per la nicchia del design sono spesso percepite come prive di identità, di storia significativa, di quell'aura estetica che attrae l'attenzione di riviste patinate. Oggi che il design si professa alfiere di valori quali l'inclusività, l'accessibilità e la sostenibilità – termini onnipresenti nei manifesti di settore – verrebbe spontaneo chiedersi: perché continua a persistere questa amnesia collettiva proprio dove abita una parte così significativa e vulnerabile della popolazione italiana? L'autentica sostenibilità e l'inclusione non possono prescindere dalla qualità dell'abitare per tutti, non solo per chi può permettersi un certo tipo di estetica.

@samuelchsann Social housing has never looked this chic at Rue 12 Jean-Bart #paris #socialhousing #architecture #governmenthousing #luxuryapartments #parisianarchitecture #parisianaesthetic #affordablehousing #limestonebuildings Debussy "Moonlight" Piano Solo(829473) - LEOPARD

Secondo l’ultimo censimento Istat e i dati elaborati da Federcasa, in Italia esistono oltre 850.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP), distribuiti in circa 7.000 quartieri, ospitando più di 2,3 milioni di persone – una cifra enorme, spesso tenuta ai margini della narrazione urbana. Le liste d’attesa per accedere a questi alloggi superano le 700.000 famiglie, a testimonianza di una domanda sociale in forte crescita, eppure, la maggior parte di questi edifici versa in condizioni critiche: il 40% necessita di manutenzioni strutturali e solo una piccola percentuale ha beneficiato di interventi di riqualificazione negli ultimi vent’anni. Nonostante il degrado diffuso, questi alloggi costituiscono un patrimonio immobiliare pubblico di valore inestimabile. Riqualificarli non significa solo migliorare la qualità della vita per milioni di persone, ma è un'opportunità per ripensare l'edilizia residenziale pubblica non come un onere, ma come una risorsa strategica per il futuro delle nostre città. La storia dell’edilizia popolare in Italia è tutt’altro che marginale: negli anni del secondo dopoguerra, è stato proprio il settore pubblico a sperimentare nuove forme dell’abitare. Alcuni dei quartieri oggi più stigmatizzati sono in realtà firmati da nomi autorevoli dell’architettura moderna, come Giancarlo De Carlo, Giovanni Michelucci, Gino Valle. Il Corviale di Roma, ad esempio, è un’opera visionaria di Mario Fiorentino lunga un chilometro, nata con l’idea di essere una città verticale, un tentativo ambizioso di ripensare la comunità e i servizi integrati. A Rozzol Melara (Trieste) convivono brutalismo e utopia, con un’imponente struttura che riflette le speranze sociali di un'epoca. Il quartiere San Siro a Milano, oggi al centro di un grande progetto di rigenerazione, è uno dei più grandi insediamenti ERP d’Europa, un microcosmo urbano con una ricca stratificazione sociale e culturale.

Nel panorama internazionale, il confronto è ancora più evidente. In Francia, lo studio Lacaton & Vassal, premiato con il Pritzker Prize 2021, ha rigenerato interi complessi residenziali senza demolire nulla, aggiungendo semplicemente spazi, luce e isolamento termico. Il loro approccio dimostra che l’abitare dignitoso può essere restituito senza cancellare la memoria urbana, lavorando con l'esistente anziché sostituirlo. Nei Paesi Bassi, l’edilizia popolare è progettata con gli stessi standard estetici delle case di lusso: materiali di qualità, spazi condivisi, attenzione al verde e integrazione nel tessuto urbano. A Vienna, oltre il 60% degli abitanti vive in case sociali o cooperative, inserite in tessuti urbani misti e curate sotto ogni aspetto, compreso quello architettonico, come parte integrante della visione sociale della città. In Italia, qualcosa si muove. Il progetto G124 di Renzo Piano, lanciato nel 2013, ha coinvolto gruppi di giovani architetti nella riqualificazione di periferie attraverso interventi mirati, piccoli ma simbolici, dimostrando il valore delle "cuciture" urbane. A Milano, il collettivo SuperBarrio ha riconvertito uno spazio abbandonato dell’Aler in un centro comunitario per laboratori, eventi e mostre, un esempio virtuoso di riappropriazione dal basso. A Roma, nel quartiere Quarticciolo, si sperimenta da anni un’ibridazione tra arte pubblica, autocostruzione e memoria collettiva, trasformando il degrado in opportunità. Tutti segnali di un rinnovato interesse per quei luoghi che per decenni sono stati lasciati a sé stessi.

Ma perché il design contemporaneo continua a escludere questi spazi? In parte per una questione di immaginario: le case popolari sono considerate “brutte”, “tristi”, “degradate”. L'estetica dominante, spesso veicolata dai media e dai social, promuove un ideale di abitazione che è quasi una bolla autoreferenziale. Eppure, il punto non è estetico, è politico – se la casa è un diritto, anche il design dovrebbe esserlo, inteso non solo come esercizio estetico ma come strumento di problem-solving e miglioramento della qualità della vita, ha la responsabilità etica di non distogliere lo sguardo da queste realtà. Progettare per le case popolari non significa abdicare all'eccellenza, ma applicarla a contesti complessi, dove ogni scelta progettuale ha un impatto diretto sulla dignità, sulla salute e sulle opportunità di una comunità. Serve una nuova idea di estetica pubblica, che parta non dai centri, ma dai margini, che consideri le case popolari non come un problema da risolvere, ma come un terreno fertile di sperimentazione, innovazione, convivenza. Perché in fondo, come lucidamente osservava Renzo Piano, «le periferie sono la città del futuro».