
I cantieri come teatro del lavoro Cosa ci insegnano gli svizzeri che in Italia ignoriamo
Nel dibattito sul futuro delle città si parla spesso di architettura come forma, di urbanistica come pianificazione, ma troppo raramente di edilizia e quasi mai di cantieri. Eppure è proprio in questi teatri del lavoro che le città prendono forma, dove il progetto, da idea astratta, si fa materia, sudore e competenza. Nel 2025, in un’Europa segnata da sfide climatiche imponenti, migrazioni interne che ridisegnano le demografie e una crisi del lavoro che ne mette a dura prova la dignità, i cantieri sono più che mai il termometro della salute di una società. E, purtroppo, mettono a nudo contraddizioni profonde. Mentre in Italia restano spesso sinonimo di precarietà, sfruttamento e ritardi cronici, in Svizzera rappresentano un modello avanzato di efficienza, formazione, rispetto tra le parti e meritocrazia. Il confronto parte dai numeri. Secondo l’ultima rilevazione dell’Unione Svizzera degli Imprenditori Edili (SBV/SSE), aggiornata al 2024, lo stipendio medio lordo di un operaio specializzato si attesta a circa 5.800 franchi svizzeri mensili (oltre 6.100 euro), contro i 1.900 euro lordi italiani rilevati da Istat nello stesso periodo. La differenza non è solo economica, ma sistemica. In Svizzera, la Contrattazione Collettiva Nazionale (CCNL) nel settore edile è obbligatoria e applicata a tutto il territorio, con orari regolati (38 ore settimanali), ferie garantite e un sistema di formazione professionale duale che integra scuola e lavoro e che promuove tecnologie all'avanguardia, sostenibilità e crescita interna.
@jashiproject Video dedicato a tutti gli italiani che sono fissati con la posizione di prestigio in quanto stiamo arrivando in un mondo dove il lavoratore d’ufficio che fa un lavoro considerato di prestigio prendo un terzo di un operaio in quanto l’operaio è sempre più richiesto è sempre più difficile da trovare questo per darvi un punto di vista diverso dallo standard #Operaio #LavoroManuale #LavoroFisico #LavoroD’Ufficio #PosizioneDiPrestigio #CulturaItaliana #CulturaItalianaDelLavoro original sound - Jashi
Questa struttura rigorosa non solo assicura alta qualità ed efficienza, ma rende i cantieri svizzeri ambienti professionali in cui il lavoro manuale non è sottovalutato, bensì valorizzato e professionalizzato. Esiste un codice di rispetto reciproco tra impresa e operaio, dove ogni ruolo è riconosciuto, la comunicazione è costante e le responsabilità sono chiare. I conflitti si risolvono attraverso protocolli condivisi, i controlli sono frequenti e le sanzioni, se necessarie, sono certe. È un sistema che non solo favorisce l'efficienza, ma incarna una vera e propria meritocrazia: si entra da apprendisti altamente qualificati, si cresce con anni di esperienza e specializzazione, si accede a ruoli dirigenziali solo con prove concrete di competenza e leadership. Una gerarchia chiara, che non è autoritaria ma funzionale al buon andamento del lavoro e alla tutela di tutti. Nel 2025, la Svizzera conta oltre 18.000 giovani iscritti ai corsi professionali legati all’edilizia (dati SEFRI), mentre in Italia gli iscritti agli istituti tecnici per geometri e costruzioni sono in costante calo, con meno di 7.000 diplomati nel 2024. Questo squilibrio formativo ha conseguenze profonde e a cascata. Incide non solo sulla qualità della manodopera disponibile e sull'innovazione del settore, ma anche sulla percezione sociale del mestiere.
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In Italia, il lavoro in cantiere viene spesso raccontato come un destino di ripiego, una fatica alienante da cui evadere il prima possibile, anziché come un mestiere che richiede competenza, offre dignità e prospettive di crescita concrete. Il cantiere italiano, nella narrazione dominante e purtroppo nella realtà, è percepito come disorganizzato, poco sicuro, sottopagato – e le drammatiche statistiche INAIL del 2023, con oltre 1.200 incidenti gravi e 92 morti sul lavoro nel solo settore edilizio, non fanno che confermare una crisi sistemica di sicurezza e rispetto per la vita umana. Eppure, il lavoro in cantiere – se ben gestito e supportato – è anche un'attività che unisce fisicità appagante, un profondo senso del risultato visibile e una manualità che lascia una traccia concreta e duratura nel paesaggio. È un lavoro duro, senza dubbio, ma spesso più gratificante e concreto di molte professioni da scrivania, offrendo una connessione diretta con la creazione e la trasformazione della realtà. In Svizzera, lo sforzo fisico è bilanciato da ritmi sostenibili, strumenti all'avanguardia e pause obbligatorie, parte di un approccio che vede il lavoratore rispettato in quanto persona e professionista, parte integrante e preziosa del processo costruttivo. Le imprese investono massicciamente nella qualità del lavoro e nella sicurezza, perché sanno che un operaio soddisfatto non solo lavora meglio e con maggiore precisione, ma è anche meno soggetto a infortuni. È un patto sociale e un investimento sul capitale umano che in Italia si è purtroppo rotto, e che andrebbe urgentemente ricucito, non solo per ragioni etiche, ma anche economiche.
@ninamazza_ @chiarix01 grazie di esistere #paris #cantieri #aiuto #ingegneria #jeuxolympiques #fyp #pourtoi original sound - Nina Mazza
Il cantiere, dunque, non è solo un luogo tecnico, ma uno spazio intrinsecamente politico, culturale ed economico. Perché parlare di progettazione avanguardistica o di sostenibilità dei materiali senza parlare di chi, con la propria fatica e le proprie competenze, realizza fisicamente ciò che è stato disegnato, è come discutere di alta cucina ignorando chi sta ai fornelli. La retorica delle archistar ha oscurato troppo a lungo il ruolo insostituibile del lavoro operaio, mentre l’edilizia italiana – travolta dai bonus edilizi che hanno generato bolle speculative e dalle emergenze abitative che chiedono risposte immediate – ha smarrito una visione d’insieme, dimenticando l'importanza di investire sulla base. Serve con urgenza ripensare i cantieri come infrastrutture sociali, luoghi di formazione continua e di alta professionalità, spazi di cittadinanza attiva e di collaborazione virtuosa tra tutte le parti. Dove le maestranze non siano semplici esecutori di direttive, ma soggetti protagonisti del processo costruttivo, riconosciuti per la loro expertise e per il loro contributo essenziale. Dove il lavoro non sia un mero costo da comprimere, ma un valore da riconoscere e da cui ripartire per costruire qualità e dignità. Dove il rispetto tra le parti non sia un'eccezione, ma una regola condivisa e applicata. Come scrive Richard Sennett ne L’uomo artigiano, «la qualità del lavoro manuale è una forma di intelligenza». Ma per riconoscerla, serve uno sguardo diverso: non dall’alto, ma da terra. Lì dove il cemento si miscela davvero e la città prende forma.













































