
"M3gan 2.0" fa un upgrade e diventa ancora più sfrontato
Meno horror, più action. Un sequel divertente che riflette sul dominio dell'AI
26 Giugno 2025
Se dovessimo dirlo con una canzone sarebbe: The Bitch is Back. In fondo è anche la campagna pubblicitaria del nuovo M3gan 2.0, sequel della bambola robot assassina uscito nel 2022 e destinato fin da subito a diventare un vero e proprio franchise. Un secondo film nato sulla scia della fama del precedente, che dei 12 milioni spesi per la sua produzione se ne è visti tornare indietro 180 milioni, incentivando Jason Blum e James Wan ad investire ancora una volta nella tata fatta di materiali sintetici e Poly-fil diretta da Gerard Johnstone. Un filone che vedrà uscire all'inizio del 2026 uno spin-off tratto dallo stesso universo, SOULM8TE, e non sorprenderebbe affatto se venisse annunciato persino un ulteriore capitolo visto l'entusiamo del team nonché della protagonista Allison Williams la quale, in un'intervista al The Hollywood Reporter, ha confessato di star già sognando un terzo film. Un desiderio, forse, non così irreale quello dell'attrice diventata famosa grazie al cult generazionale Girls, vista la propensione di Hollywood nel battere il ferro finché è caldo su universi e personaggi già collaudati e che trovano solitamente nell’horror un certo incentivo di espansione.
Il punto di forza di M3gan 2.0, scritto ancora una volta da Johnstone insieme alla sceneggiatrice Akela Cooper - conosciuta anche per Hell Fest e Malignant - è l’aver saputo ingrandire le potenzialità dell’androide incontrollato e violento che dà titolo al film e averle rivoltate a proprio favore. Un’operazione per nulla dissimile ad uno dei capovolgimenti più famosi della storia del cinema, Terminator 2 - Il giorno del giudizio diretto da James Cameron, ribaltando la figura della sua protagonista-villain che si allea a favore dei buoni. Megan lo fa ovviamente per un tornaconto personale, ovvero la protezione e la salvaguardia della ormai pre-adolescente Cady, interpretata da Violet McGraw, di cui l’androide era incaricata di prendersi cura prima di impazzire e commettere una carneficina. L’obiettivo principale di Megan torna quindi anche nel sequel, facendo però passare il robot dalla parte giusta della storia, cercando di sconfiggere un’intelligenza artificiale che ha preso il sopravvento e rischia di portare il pianeta alla distruzione, mentre fuori organi legislativi e politici cercano di regolamentare l’uso e lo sviluppo della tecnologia.
@urbandecaycosmetics Killer looks only. I don’t play and neither does my All Nighter Setting Spray. #M3GAN2 original sound - urban decay
Un universo attuale a cui Johnstone attinge, fondendo la redenzione di Megan e l’unione delle forze di quest’ultima e delle sue vecchie "datrici di lavoro" nella lotta contro il vero nemico, che minaccia le persone dentro e fuori lo schermo. L’AI, in grado di poter acquisire conoscenze infinite, rischia di diventare una divinità indomabile e pervasiva a cui sarebbe impossibile sfuggire. Internet, sistemi di sicurezza, mezzi di trasporto e vie di comunicazione: se Amelia, l’intelligenza artificiale interpretata dall’attrice ucraina Ivanna Sachno, riuscisse ad arrivare ad una vecchia scheda madre rimasta per anni silente, per il mondo così come lo conosciamo sarebbe la fine. Se questo accadesse, l’esistenza della stessa Cady sarebbe in pericolo ed è questo il rischio che Megan non vuole correre. Abbandonando il portato horror e impostandosi più su una natura action, accentuando l’umorismo e rendendo il robot irresistibile tra battute e frecciatine, M3gan 2.0 non resta immobile sull’immagine del presule, ma progredisce, proprio come la tecnologia, nonché il cinema, sa fare, cogliendo gli spunti necessari per raccontare cosa terrorizza le persone - in questo caso l’AI, così come l’essere genitori - e li ripropone sotto forma di un’opera di intrattenimento già collaudata a cui questo upgrade fa decisamente bene. Un discorso umano sugli sbagli e la crescita dei più giovani, che in M3gan 2.0 vale tanto per la giovane Cady quanto per l’androide stessa. Imparare che c’è sempre margine per educare e migliorarsi, che si tratti di un essere umano in carne ed ossa, di un franchise cinematografico e, perché no, persino di un robot. E chissà se in un terzo film toccherà proprio a un’intelligenza artificiale.