Addio a Arnaldo Pomodoro, pioniere della scultura contemporanea italiana L’artista che ha trasformato il bronzo in visione universale

A poche ore dal suo 99esimo compleanno, si è spento domenica 22 giugno Arnaldo Pomodoro, visionario scultore romagnolo. Maestro del bronzo, dello studio della decostruzione e della metafora come rivelazione dell'interiorità umana, l'artista passerà alla storia per le sue opere di immenso impatto culturale, capaci di coniugare una visione personale della società con il coinvolgimento pubblico. Tra le sue opere ricordiamo la Sfera, del 1963, che diventò poi la Grande Sfera tre anni dopo, quando le sue sculture assunsero dimensioni maggiori. Le sue sfere in bronzo sono esposte in tutta la loro complessità in Italia e all'estero, dal Palazzo della Farnesina a Roma al Trinity College di Dublino, mentre tra le sue opere ambientali più importanti ricordiamo il Labirinto di Milano, situato sotto la sede della Maison Fendi e riaperto al pubblico questo marzo: un vero e proprio viaggio sotterraneo ispirato all'Epopea di Gilgamesh. «L'ingresso nel labirinto è un invito a entrare nei meandri di un percorso in cui il tempo si trasforma in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo», ha detto lo stesso Pomodoro riflettendo sul suo lavoro. Il lavoro dello scultore romagnolo è segnato dall'esplorazione dell'interiorità, è personale ma destinato a tutti.

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Nato nel 1926 a Morciano di Romagna, si trasferisce giovane a Rimini per proseguire la formazione da geometra, intraprendendo subito dopo una carriera da progettista a Pesaro. Poco dopo, il suo interesse si volge altrove e si iscrive all’Istituto d’Arte di Pesaro, dove si sviluppano a tutti gli effetti i due ambiti principali della sua carriera: la scultura e il teatro. Negli anni ’50, dopo aver perso il padre, si trasferisce con la famiglia a Milano, dove assieme a suo fratello Giò Pomodoro, anch’egli scultore, dà il via alle sue prime esposizioni, alla Galleria del Naviglio prima e a quella de Il Cavallino a Venezia poi. Da solo, lo scultore romagnolo va negli Stati Uniti per la sua mostra "New York from Italy" alla John Bolles Gallery di San Francisco. Di lì in poi la sua carriera decolla fino a vincere il Premio Internazionale per la scultura di San Paolo del Brasile, ottenendo anche una sua personale sala alla Biennale di Venezia nel 1964.

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Negli anni ’90 nasce la Fondazione Arnaldo Pomodoro, riconosciuta dal Ministro dei Beni Culturali, con l’intento di valorizzare l’arte, darle vita e non lasciare che sia solo una mera esposizione visiva. «[…] ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente.» L’attuale direttore generale della Fondazione, Carlotta Montebello, nell’annunciare la morte dell’artista afferma di voler mantenere la direzione tracciata da Pomodoro nel corso degli ultimi trent’anni, impegnandosi a diffondere il patrimonio materiale e non attraverso la realizzazione di mostre e iniziative in uno spazio creativo, sperimentale e, soprattutto, di confronto. «La scultura, quando trasforma il luogo in cui è posta, ha veramente una valenza testimoniale del proprio tempo, riesce ad improntare di sé un contesto, per arricchirlo di ulteriori stratificazioni di memoria.»