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Le fiere di arte contemporanea stanno diventando più interessanti dei musei?

Sono posti incasinati, piene di opere e artisti che però sono una prospettiva più reale sul mercato dell'arte

Le fiere di arte contemporanea stanno diventando più interessanti dei musei? Sono posti incasinati, piene di opere e artisti che però sono una prospettiva più reale sul mercato dell'arte

Dal 5 al 7 novembre a Torino è andata in scena Artissima, la principale fiera di arte contemporanea in Italia che ospiterà 150 gallerie da tutto il mondo spaziando da artisti emergenti, disegno e riscoperta dei grandi pionieri dell’arte contemporanea.

Per chi è stato almeno una volta nella vita in queste fiere - in Italia c'è anche Roma e Bologna - sa quanto siano incasinate e confusionarie: una serie di loculi bianchi tirati su con muri di compensato ospitano le gallerie, che una affianco all'altra ammassano opere di diverse valore e ispirazione senza un vero senso. In pratica si tratta di un'organizzazione opposta a quella del museo, dove la curatela cerca l'armonia in un percorso che guida in maniera didascalica l'osservatore, spiegando e descrivendo le opere. Nate come momento principalmente dedicato agli addetti ai lavori, oggi le fiere d'arte si sono progressivamente aperte al pubblico creando - seguendo la scia della fashion week - un hub di eventi collaterali che avvicina (e scaraventa) occasionali frequentatori dell'arte nella giungla della realtà dove le opere non hanno un pannello di descrizione ma invece un cartellino con il prezzo. Eppure se per molti può apparire dissacrante equiparare opere a prodotti, le fiere danno a chi non è del settore un'immagine più veritiera dello stato attuale del mercato dell'arte, offrono la visione delle gallerie - veri attori spesso dimenticati - e danno a differenza dei musei la possibilità di interagire direttamente con un mondo che normalmente è chiuso in torre d'avorio.

In un momento storico in cui l'immaginazione del futuro diventa una risorsa necessaria tanto per gli individui che per i brand, l’artista riconquista il ruolo dell’avanguardista, in grado di creare una visone del mondo diversa, anticipa, per sua cultura e sensibilità, fatti futuri, è precursore di nuovi trend di vita. Per questo motivo le fiere sono il luogo per dare voce a queste idee, e permettono al visitatore di domandarsi e di riflettere in che direzione sta andando la società.
L’aggettivo “contemporanea” rappresenta l’inclusività, in quanto gli artisti lavorano in un mondo influenzato a livello globale, culturalmente diversificato e tecnologicamente avanzato, creando così una combinazione dinamica di materiali, metodi, concetti e soggetti che sfidano i confini tradizionali, riflettendo la diversità del mondo di oggi con le sue complessità, contradditorie, confuse e intermediarie. Questo tipo di arte va a creare un luogo d’incontro su temi attuali come per esempio la politica dell’identità, il corpo, la globalizzazione, le migrazioni, la tecnologia, la cultura, il tempo, la memoria e la sostenibilità come con il progetto JaguArt. Attraverso la partnership fra Jaguar e Artissima insieme per celebrare il talento e la creatività con l’ambizioso e innovativo progetto artistico. Il progetto nasce con il tema "Sustainable Revolution" dando la possibilità a giovani artisti di presentare la loro visione della sostenibilità di oggi con l'obbiettivo di  creando connessioni fra l’io umano e l’opera d’arte. 

Le fiere permettono al visitatore di crearsi il proprio punto di vista, perché ogni opera contemporanea non ha un unico obbiettivo, la visione è rifratta, prismatica e poliedrica. E’ interessante analizzare l’aspetto commerciale dell’opera, perché parlare di brand in arte contemporanea non è mai piaciuto né alle case d’asta né ai galleristi e forse neppure agli stessi artisti; la verità è che spesso il branding può sostituire il giudizio critico. Infatti il valore di un’opera è legato al brand  dell’artista e del gallerista più che al contenuto e alla capacità impiegata per realizzarla. Si arriva a una ricerca di uno status symbol creando una relazione fra i marchi (galleristi, collezionisti e case d’asta) e l’artista. Quindi forse la parte di commercializzazione può creare un interesse in più come è presente nel mondo del fashion dove l’aspetto commerciale è sempre presente. Per questo motivo le fiere stanno diventando l’epicentro di incontro fra arte e visitatore, creando una democratizzazione e un amplio dialogo fra due mondi che molto spesso sono distanti e divisi.


Tuttavia quello che affascina sempre è il modo diverso dell’interpretazione, dell’applicazione, dell’uso del segno, del tratto, di quella immagine a volte percepita, a volte nascosta che fa vivere ad ogni visitatore una suggestione, fa scoprire una sensibilità, un momento dove ricerca il proprio senso del gusto, del bello, formarsi una propria icona da possedere e nella quale rispecchiarsi.