
Quando il cinema ispira lo stile delle case
Da "Severance" a "The Bear", dal minimalismo al caos vissuto
25 Giugno 2025
Film e serie TV non sono più soltanto un modo per evadere dalla realtà. Sempre più spesso diventano strumenti attraverso cui la realtà viene progettata, soprattutto quando si parla di interni. Il set cinematografico è diventato uno spazio estetico di riferimento, un catalogo visivo da cui designer, architetti e utenti digitali prendono ispirazione per arredare case, showroom e ambienti di lavoro. L’estetica narrativa si fonde con il design quotidiano e in questo processo emergono alcune immagini-chiave ricorrenti: gli uffici bianchi e labirintici di Severance, le superfici grezze e monumentali di The Brutalist, le cucine vissute e nervose di The Bear, gli appartamenti silenziosi e minimalisti di Her. Non si tratta solo di suggestioni creative, ma di un fenomeno culturale supportato da dati: secondo Pinterest Predicts 2025, stili legati a universi visivi cinematografici come il gothic revival, il weird girl aesthetic e il castle core sono in forte crescita, con migliaia di contenuti salvati ogni giorno. Allo stesso modo, TikTok registra numeri elevatissimi per hashtag come #cinematicinteriors, #liminalspaces, #severanceaesthetic e #hostingcore: l’interior design ispirato al cinema è un contenuto virale, costruito per essere replicato, remixato e portato nel quotidiano. Google Trends conferma il picco di ricerche per ambienti tratti da film e serie, con keyword come «Her apartment», «Severance office design» e «The Bear kitchen».
@architect_inspires The protagonist’s home in the movie Her | What makes a style timeless? 10 years after the movie was released, it not only accurately predicted technological development, but the interior design style also perfectly aligns with today’s popular mid-century modern aesthetic. Outstanding artistic works are indeed ahead of their time and precise. Do you remember why there was such a spacious living room in the movie? The protagonist’s home in the movie Her Images by Vladyslav Hreben, Max Shpak, Roman Kravchenko 2021 3D rendering works, using Cinema 4D R20 | Corona Renderer | PS | Quixel Megascans
son original - ︙
Ogni opera audiovisiva citata propone un linguaggio estetico riconoscibile e perfettamente codificabile. Severance, creata da Dan Erickson, ha riportato al centro l’immaginario degli uffici liminali sospesi tra nostalgia post-industriale e futurismo vintage: corridoi infiniti, neon spenti, palette verdognole, divanetti Mid-Century e moquette assorbente. L’intento dichiarato dallo scenografo Jeremy Hindle era quello di ricreare uno spazio confortante ma inquietante, capace di sembrare tanto un ufficio quanto una prigione. Non a caso, l’estetica della serie è diventata un riferimento visivo immediato per reel e post che ironizzano sulla quotidianità del lavoro ibrido. The Bear, la serie che racconta la vita di uno chef, ha riportato al centro un design imperfetto e caotico, fatto di superfici segnate, metallo, piastrelle scrostate, utensili a vista e piani di lavoro sempre disordinati: è il ritorno del vissuto, del reale, della materia che porta i segni della vita. Il concept del design vissuto è diventato uno dei più discussi anche tra i professionisti del food design e tra i gestori di nuovi locali urbani. Dall’altra parte dello spettro emotivo, nel film di Spike Jonze Her le linee pulite, i materiali soft (legno, lino, pelle chiara) e le luci calde raccontano un minimalismo non freddo, ma sensibile. Ancora oggi, numerosi studi di architettura citano l’appartamento di Theodore come uno dei riferimenti principali per progetti residenziali soft-tech, dedicati al benessere e all’introspezione.
In chiave opposta ma complementare, The Brutalist si inserisce come manifesto contemporaneo del nuovo brutalismo emotivo: cemento grezzo, simmetrie severe, spazi scultorei e fotografia desaturata. Il film diretto da Brady Corbet e interpretato da Adrien Brody ha consolidato un’estetica già in fermento, contribuendo a renderla mainstream. Le immagini e le inquadrature del film sono diventate riferimento costante nei moodboard architettonici e visivi, dimostrando come una pellicola possa codificare e rafforzare un gusto estetico già latente nella cultura visiva contemporanea. Oltre ai set stessi, è importante considerare come il cinema e le serie vengano continuamente rielaborati sui social. Numerosi account Instagram e TikTok si occupano di ricreare interni ispirati a film, proponendo guide per «arredare come in Her» o «ricreare il mood di The Bear nella propria cucina». La viralità di questi contenuti contribuisce a creare un’iconografia condivisa, dove l’utente non si limita a consumare un’estetica ma la adotta e la replica nel proprio spazio personale. Il risultato è che, oggi, arredare significa anche scegliere una narrazione. I materiali, le forme e i colori non sono più solo scelte estetiche, ma evocano interi immaginari culturali. Il divano può essere quello morbido di Her, la cucina quella disordinata di The Bear, il corridoio quello inquietante di Severance. In un’epoca in cui i confini tra vita reale e rappresentazione visiva sono sempre più sfumati, il design d’interni si carica di significati narrativi e affettivi. E ogni oggetto, ogni angolo di casa, può diventare il fotogramma di un film personale.